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Questi due giovani milanesi stanno reinventando la pasta italiana

Filippo Mottolese (a sinistra) e Alberto Cartasegna, co-fondatori di Miscusi. (Courtesy Miscusi)

“Benvenuti a casa”. È il messaggio che appare su uno zerbino all’ingresso degli uffici di Miscusi, in zona Loreto a Milano. D’altronde, cos’è che può farvi sentire più a casa di un piatto di pasta? Niente, probabilmente, ed è proprio questo il presupposto con il quale è nata la prima italiana startup dedicata alla pasta fresca, fondata da due ragazzi milanesi: Alberto Cartasegna e Filippo Mottolese, entrambi classe 1989, il primo con un’esperienza nel colosso Rocket Internet, il secondo già attivo a Milano con un progetto nel retail. I due sono stati selezionati da Forbes Italia tra i 100 giovani italiani Under 30 del 2019.

Agli utenti milanesi di Facebook e Instagram sarà senz’altro capitato di vedere nei feed degli amici i piatti di pasta di Miscusi. Non fotografarli è impossibile, certo, ma dietro alla forma si nasconde anche la sostanza: le paste sono prodotte in diverse trafile quotidianamente e a vista, in un processo che ricorda quelle delle nonne, che impastavano acqua e farina riunendo tutta la famiglia per il pranzo. I clienti possono scegliere a piacere cosa abbinare tra i condimenti tipici della tradizione italiana, personalizzabili con aggiunta di formaggi, creme, pistacchi, mandorle ed altri croccanti.

Miscusi è presente a Milano con 6 locali e a Torino con uno, ma entro il 2019 saranno in tutto 12 in tutta Italia.

“Lo fanno i tedeschi e noi non possiamo farlo?”: hanno cercato di rispondere a questa domanda i due Under 30 quando hanno cominciato a pensare a Miscusi. Il riferimento, neppure troppo velato, è Vapiano, un colosso tedesco del food, che propone la cucina italiana, e la pasta come primo, in 33 paesi e 200 ristoranti. Quello di Vapiano è tuttavia soltanto uno degli esempi di prodotti italiani che sono finiti nelle mani di stranieri: basti pensare a Starbucks con il caffè o a Domino’s con la piazza. “È da qui che nasce lo stimolo, ed è anche il motivo per cui abbiamo deciso di iniziare dall’Italia: sarebbe stato più facile avvalorare all’estero pasta fatta da italiani veri. Volevamo confrontarci con i ristoranti italiani, dove la pasta è mediamente buona. Pensiamo che questo passaggio possa dare un valore aggiunto al nostro progetto quando decideremo di aprire anche all’estero”, spiega Alberto.

Il primo pastificio con cucina nasce così nel febbraio 2017 a Milano, in zona Cinque Giornate. Oggi la quota è di sei ristoranti a Milano, e di uno a Torino, inaugurato proprio pochi giorni fa, che ogni mese servono più di 50 mila clienti. La startup ha chiuso il 2018 con un fatturato di € 4,5 milioni e punta a raggiungere i  10 milioni nel 2019 con l’apertura di altri sei locali: uno step che sarà il trampolino di lancio per espandersi anche all’estero, a cominciare dalla Spagna.

Se oggi la strada sembra spianata e il successo assicurato, vanno comunque ricordate le sfide che un’azienda del genere può trovarsi a fronteggiare. Negli ultimi anni la pasta è stata fortemente demonizzata dalle diete low-carb, particolarmente popolari tra le donne e a cena. Difatti tra le attività che hanno trovato maggiore terreno fertile a Milano ci sono pokè bar o ristoranti fusion. “Siamo partiti con una certezza: la pasta sarebbe piaciuta a pranzo per la pausa dagli uffici”, raccontano Filippo e Alberto. “La sfida era quella della cena e alla fine siamo riusciti a superarla: il 70% del fatturato arriva durante la sera e il target di clienti è per l’80% composto da donne”.

Miscusi

Il sogno di Miscusi è diventato realtà anche grazie ai diversi business angel, tra i quali Alexander Samwer, fondatore di Rocket Internet, che hanno creduto nel progetto. A soli 20 mesi dall’apertura l’azienda ha chiuso un importante round di finanziamento da € 5 milioni con Milano Investments Partner (MIP) il cui anchor investor è Angelo Moratti, e per i prossimi mesi i due soci prevedono un sostanzioso aumento di capitale: “Non è stato difficile trovare investitori. Forse è stato un po’ complesso all’inizio per spiegare il potenziale di crescita di un business offline, perché oggi c’è un grande focus sul mondo tech e digitale. Tuttavia è molto più probabile che una startup come la nostra possa diventare un unicorno rispetto a tante aziende digitali. E gli investitori sofisticati lo sanno: ci sono poche startup tech capaci di arrivare ai 10 milioni di fatturato nel giro di due anni”.

Pur essendo un’azienda focalizzata sul retail offline, il futuro di Miscusi non può che passare dal digitale. “Il nostro obiettivo è l’omnicanalità: l’esperienza dovrà cominciare online e finire nello store e il cliente deve essere al centro di questo viaggio”, spiega Filippo citando il caso di Gucci. “Forse è azzardato dire che ci ispiriamo a Gucci, ma sicuramente guardiamo alle migliori esperienza nel mondo retail, dal food al fashion. E non escludo che in futuro si possa prenotare chattando su WhatsApp con i nostri restaurant manager”.

I progetti, comunque, non finiscono qui. Oltre al miglioramento del servizio delivery, la startup sta pensando di vendere anche box di pasta da cucinare a casa: perché se nei ristoranti Miscusi l’accoglienza e il calore non mancano mai, poi c’è la casa di ognuno di noi, quella vera, dove riscoprire la tradizione della pasta fresca è sempre un piacere

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