Topolino e Minnie con un'esplosione sullo sfondo
Cultura

Topolino e i dittatori, l’arte irriverente di Max Papeschi in scena a Roma

Topolino e Minnie con un'esplosione sullo sfondo
Just Married – Max Papeschi (maxpapeschi.com)

Irriverente e ironico, questi sono i due aggettivi che descrivono al meglio l’arte di Max Papeschi, uno degli artisti contemporanei italiani che negli ultimi anni sta riscuotendo maggior successo sia in Italia sia all’estero e pioniere nel nostro Paese della digital art. Papeschi, milanese di 47 anni, è approdato al mondo dell’arte circa dieci anni fa dopo essere stato un regista teatrale e televisivo con all’attivo importanti collaborazioni come, ad esempio quelle con Paolo Rossi per Scatafascio. Dalla sua creatività nascono opere in cui figure iconiche del bene, come ad esempio Minnie e Topolino, vengono contrapposte a simboli di regimi totalitari e ai loro dittatori. L’exploit mediatico Papeschi lo ottiene nel 2016 quando una serie di cartelloni pubblicitari con il volto di Kim Jong-un affiancato dagli slogan “Follow The Leader!”, “The Leader is Coming…” e “Enjoy North Korea!” appaiono in diversi punti della città di Milano, per annunciare il suo nuovo lavoro Welcome to North Korea, realizzato in collaborazione con Amnesty. Il progetto di Max Papeschi è multimediale e comprende istallazioni, performance, la mostra The leader is Present, un temporay shop (nel quale vengono messi in vendita i gadget Made in North Korea), un video gioco e due opere di video-arte. L’artista si finge Ambasciatore del Ministero della propaganda della Repubblica Popolare Democratica di Corea, portando Welcome to North Korea in diverse città del mondo (tra cui Parigi e San Francisco), con l’obbiettivo di svelare gli orrori della dittatura di Kim Jong-un.

Disneyan Gothic- Max Papeschi (Archivio personale Papeschi)

Adesso dopo oltre cento mostre in giro per il mondo ritorna in Italia a Roma, al Contemporary Cluster per presentare Max Contro Max, una sfida artistica che vede protagonisti il reale Max Papeschi contro Max Fontana, artista immaginario, protagonista del romanzo “Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler” scritto da Massimiliano Parente. Dall’incontro immaginario dei due prendono forma opere, dalla miscela pop e dada, che fanno riflettere sul senso dell’arte contemporanea, sulle icone della cultura popolare, sul peso e significato della politica e delle ideologie al tempo dei social e in definitiva su ciò che è vero e ciò che è falso. Incontriamo Papeschi poco prima che la sua mostra romana vada in scena.

faccia di topolino su corpo marilin monroe
NaziSexyMouse – Max Papeschi (archivio personale Papeschi)

E’ stato difficile entrare nel mondo dell’arte contemporanea proponendo digital art?

Sono stato il primo in assoluto a portare in Italia tale tipo di arte. All’inizio c’era un po’ di normale diffidenza. A distanza di dieci anni dagli esordi rimane tanta la soddisfazione per aver raggiunto l’obiettivo prefissato ma anche per aver aperto la strada a chi è arrivato dopo.

Da dove nasce l’ispirazione?   

Il potere mi ha sempre affascinato fin da quando lavoravo nel mondo dello spettacolo. Il dittatore è il simbolo dell’esercizio del potere e trovo affasciante raccontare con la mia arte tale tipo di personaggi. Inoltre, nel caso di Kim Jong-un c’è, sicuramente l’intento di voler usare l’arte come strumento di denuncia e su questa base, grazie a Flavia Vago, abbiamo attratto l’interesse di Amnesty International riuscendo cosi nell’intento di essere tra i primi a denunciare le condizioni della Corea del Nord.

C’è qualche personaggio che le piacerebbe raccontare?

In me c’è un po’ il rammarico di non aver raccontato Donald Trump prima che diventasse mainstream. Nel futuro mi piacerebbe lavorare a un progetto contro la dittatura del politically correct. Gli unici che al momento la stanno denunciando sono gli autori di South Park. Penso, infatti, che il politically correct, che ovviamente nasce dalle migliori delle intenzioni, stia però degenerando.  “Giocare” sugli stereotipi è fondamentale altrimenti il mondo diventa noioso.

Alcune immagini delle sue opere più emblematiche vengono pubblicate periodicamente da media nazionali e internazionali. Come si è evoluto il rapporto tra arte e media?

I media tradizionali continuano ad avere un peso importante nel definire la notorietà di un artista, ma sicuramente i social media stanno assumendo una importanza sempre più crescente. Apprezzo molto ad esempio le interviste di Marco Montemagno che sono in grado di arrivare direttamente al grande pubblico passando dalle piattaforme web.

stanlio e olio guardano un fungo nucleare
Land of Hope and Mushrooms – Max Papeschi (archivio personale Papeschi)

Il cambiamento in atto nel mondo dei media favorisce l’accesso al mondo dell’arte per i nuovi talenti?

Penso che oggi l’accesso al mondo dell’arte sia diverso rispetto a dieci anni fa. Non si può paragonare oggi con allora. Se è vero, infatti, che oggi è più facile riuscire a far conoscere il prodotto della propria arte attraverso i social media è altrettanto vero che questa possibilità la hanno tutti e, quindi, la concorrenza è notevolmente aumentata. Questo significa che, oggi come in passato, per emergere è centrale il contenuto di qualità.

Nei primi dieci anni di carriera è riuscito a conquistare uno spazio importate nel mondo dell’arte contemporanea italiana, prossimi obiettivi?

In questi primi anni ho gettato le basi – attraverso le tante mostre in alcune delle principali capitali del mondo – per raggiungere anche all’estero il livello di notorietà che oggi ho in Italia non per un fine edonistico ma per poter sviluppare ulteriori progetti. L’obiettivo che mi pongo è quindi quello di continuare a crescere a livello internazionale.

Arriviamo a Roma e alla mostra Max contro Max che sarà visibile fino al 9 dicembre. Da dove nasce l’idea di una sfida tra un artista reale come lei e uno immaginario come Max Fontana che duellando danno vita a un libro?

Il tutto nasce dal mio primo libro uscito in contemporanea con quello di Massimiliano Parente di cui è protagonista Max Fontana. L’idea di sfidare un artista dadaista nato dalla fantasia di un autore mi affascina e mi diverte anche perché va contro il politically correct in quanto totalmente fuori dai classici schemi dell’arte contemporanea. Questo è il mio modo di intendere l’arte: puro divertimento e spirito creativo. Dall’incontro è, inoltre nato, il libro Max VS Max – edito da Giunti – che è un mix tra un catalogo da mostra, un pamphlet, un gioco e una provocazione. 

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