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Il futuro di Panerai visto dal nuovo ceo Jean-Marc Pontroué

Jean-Marc Pontroue, ceo di Panerai.

Articolo tratto dal numero di maggio 2019 di Forbes Italia. Abbonati. 

Jean-Marc Pontroué ha le idee chiare: barra dritta verso un’identità di brand sempre più iconica del made in Italy, partendo da prodotti ancora più esclusivi. Limited e Special Edition che promettono di sorprendere anche il pubblico degli affezionati ‘paneristi’: per l’alta tecnologia espressa da dettagli sofisticati, per il design riconoscibile, ma soprattutto per le esperienze che permettono di far vivere a chi entra nel mondo Panerai. Già, perché fra le molte novità annunciate a gennaio al Salone dell’Alta Orologeria di Ginevra, c’è anche l’occasione unica di prendere parte a vere e proprie missioni, che abbinano passione per lo sport estremo, curiosità per la scoperta di luoghi e situazioni fuori dal comune, voglia di mettersi alla prova.

Caratteristica tipica di un Panerai, verrebbe da dire, ripensando allo spirito che animò prima Giovanni Panerai, fondatore della maison nel 1860, quindi il figlio Guido e il nipote Giuseppe. Fu proprio grazie a Giuseppe, inventore nel 1916 del Radiomir – un sistema basato su piastre sovrapposte con indici e numeri traforati, per rendere il quadrante più leggibile e luminescente – che l’azienda di famiglia diventò fornitrice di strumenti di precisione, anche per dotazioni belliche, prima della Regia Marina e in seguito della Marina Militare Italiana. Facendo proprio questo esprit d’aventure insito nel dna della casa, Monsieur Pontroué ha raccolto con entusiasmo la nuova sfida affidatagli da quello che da ormai quasi 20 anni è il “suo” gruppo, Richemont. Una decisione che l’ha portato a lasciare nell’agosto scorso il ruolo di ceo di Roger Dubuis in favore di Panerai.

“Da francese, ho sempre pensato che l‘Italia sia uno dei rarissimi paesi che trasmettono positività, bellezza, sapere. Pertanto, per me, rappresentare un marchio che è sinonimo di manifattura e creatività all’italiana è un vero orgoglio”, esordisce Pontroué. “Il mio intento è di stressare ancora di più il concetto di milestone of the country, pietra miliare del paese: mentre nella moda e nel design il panorama è affollato di brand made in Italy, nell’ambito dell’alta orologiera siamo i soli. Per questo, in tutte le nostre ottanta boutique nel mondo, da quella che apriamo questo mese a Roma, in via del Babuino, fino a Tokyo e Los Angeles, si viene accolti da un ‘Buongiorno’. E per questo il nostro claim è e rimarrà Laboratorio di Idee. Senza traduzione. Fino a pochi anni fa, il marchio era considerato di esclusivo appannaggio della Marina o di collezionisti di oggetti sui generis. Oggi, invece, è fra i dieci brand più riconoscibili del settore luxury, tanto che siamo anche gli unici a vantare un fan club spontaneo, i ‘Paneristi’, appunto. A questo gruppo di appassionati, e a coloro che lo diventeranno, abbiamo dedicato le ultime tre Special edition, legate ciascuna a un testimonial d’eccezione. Parlo di Guillaume Néry, Mike Horn e degli incursori della Marina Militare Italiana, che saranno i compagni di viaggio di chi acquisterà rispettivamente i 15, 19 e 33 esemplari previsti per il 2019”.

Quale miglior immagine di un recordman apneista come Guillaume per un orologio subacqueo professionale come il Submersible Chrono, un 47 mm, impermeabile fino a circa 300 metri, con disco di ceramica nera applicata per calcolare i tempi di immersione. Sarà lui ad accompagnare nel profondo degli abissi della Polinesia Francese i 15 top client di Panerai che si aggiudicano l’ambito esemplare. Saranno invece 19 i fortunati partecipanti alla spedizione fra i ghiacci artici guidata dal grande esploratore Mike Horn, da 15 anni volto amico della Casa. Diciannove come gli esemplari del Submersible Mike Horn Edition, un oggetto che porta con sé anche un messaggio importante: quello della salvaguardia dell’ambiente, grazie all’impiego di EcoTitanium, un materiale introdotto per la prima volta da Panerai nell’haute horlogerie, al cinturino in Pet (una resina termoplastica) riciclato, e a una confezione altrettanto eco-sostenibile.

Look militare e straordinarie prestazioni tecniche sono invece il plus del Submersible Marina Militare Carbotech, proposto in 33 pezzi in fibra di carbonio dall’effetto camouflage, con il fondello inciso che la dice tutta – “Survival instrument”, strumento di sopravvivenza – appena sopra l’icona di un incursore. L’esperienza unica cui prenderanno parte i 33 possessori sarà un training con i comsubin, il raggruppamento subacquei e incursori della Marina Militare Italiana. Un legame, quello con il mondo marino, che ha segnato la storia dell’azienda sin dalle sue origini. E che oggi fa suoi anche i valori della sostenibilità ambientale, veleggiando letteralmente per tutti i mari.

L’anno si è per esempio aperto con la Panerai Transat Classique, che ha visto una nutrita flotta di yacht classici compiere le 3.000 miglia da Lanzarote a St. Kitts nei Caraibi. Un evento che, insieme alla Panerai Classic Yachts Challenge, è un must per gli appassionati velisti, ‘Paneristi’ e non, che ora dovranno mettere in calendario un altro appuntamento: la prossima America’s Cup, dove Panerai sarà accanto al Challenger of Record della 36a edizione, Luna Rossa, in qualità di sponsor ufficiale, mettendo al polso del sailing team e del timoniere, Massimiliano ‘Max’ Sirena, un Luna Rossa Challenger Submersible Carbotech, che nel quadrante include un dettaglio “a tema”: stralci di vela di Luna Rossa. Con punti luminescenti, ça va sans dire.

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