Giulio Bonazzi ospite al Cenacolo di Arturo Artom
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Al Cenacolo di Arturo Artom Giulio Bonazzi, il padre del nylon ecologico amato anche da Prada

Giulio Bonazzi ospite al Cenacolo di Arturo Artom
Giulio Bonazzi ospite al Cenacolo di Arturo Artom

Torna questa sera alle 21.00 su BFC (canale 511 di Sky e 61 di TiVuSat) il Cenacolo, il talk show che porta la firma dell’imprenditore Arturo Artom. Ispirato al format di Cenacolo Artom, che da anni ospita leader provenienti da differenti settori, dall’arte al design, dall’imprenditoria allo spettacolo, il talk narra in 24 minuti una esperienza di successo dal mondo imprenditoriale e manageriale.

In questo ventiduesimo appuntamento Arturo Artom ospita Giulio Bonazzi, presidente e ceo di Aquafil, azienda di punta, a livello nazionale e globale (quasi 3.000 dipendenti per 16 impianti dislocati in 3 continenti), nel settore delle fibre sintetiche e da circa 10 anni protagonista nell’ambito dell’economia circolare grazie a Econyl, un filo di nylon al 100% rigenerato e rigenerabile.

La storia imprenditoriale di Giulio non ha origini lontane, sono stati infatti i suoi genitori, Carlo Bonazzi e Silvana Radici, a creare il gruppo industriale nel 1956 partendo dalla produzione di impermeabili, molto richiesti nel periodo post-bellico per la loro versatilità e il costo accessibile. L’azienda si chiamava Aquarama, alla quale presto sono state affiancate Aquatex (dedicata alla produzione di tessuti) e, per l’appunto, Aquafil (dedicata alla produzione dei filati). L’idea era quella di erodere i margini dei fornitori ricoprendo l’intero ciclo di produzione. Progetto non semplice, ma che ottiene il risultato sperato.

L’azienda cresce e crescono anche i quattro figli di Carlo e Silvana. Giulio è l’ultimo dei quattro. Cresciuto a “pane e azienda” come in uso nelle migliori storie di imprese familiari, nel 1987, a nemmeno due settimane dalla laurea in Economia aziendale alla Ca’ Foscari di Venezia, Giulio entra ufficialmente in azienda. Per lui si aprono le porte della Aquafil, l’ultima realtà del gruppo a disposizione dell’ultimo dei fratelli. Quando è il caso di dire “gli ultimi saranno i primi”.

Al suo interno Giulio Bonazzi si forma, prima all’estero per poi rientrare dopo qualche anno, sino a prendere le redini dell’attività a metà degli anni ’90. Ma si sa, nella vita possono capitare degli incontri che ti spingono a percorrere strade diverse, a metterti in gioco, a dimostrare quanto possa essere sottile il confine tra pazzia e visione. È questo quello che ha significato per Giulio Bonazzi entrare in contatto con Ray Anderson, fondatore e presidente di Interface Inc., uno dei più grandi produttori al mondo di moquette modulare. Era il 1998, quando, come suo fornitore, Giulio è stato invitato da Anderson a partecipare ad un viaggio aziendale nel quale l’imprenditore americano aveva deciso di condividere con tutti i suoi collaboratori, fornitori inclusi, il suo coraggioso progetto: diventare entro il 2020 un’azienda green attraverso l’esclusivo utilizzo di materiali riciclati. Erano questi gli anni in cui si cominciava a parlare di economia circolare, impatto ambientale e sostenibilità.

Giulio pensa “è pazzo”, ma dentro di lui qualcosa scatta. Complici anche le inclinazioni della moglie verso l’agricoltura biologica, l’imprenditore comprende che se un futuro ci deve essere, non solo per lui ma per tutto il nostro pianeta, questa è l’unica vera strada percorribile. Nasce così Econyl, il nylon ecologico ricavato principalmente da reti da pesca e metrature di moquette dismesse. Oggi Aquafil non solo è il principale fornitore di Interface, ma il suo Econyl viene utilizzato in tutto il mondo da aziende di rilevo. Persino grandi marchi del fashion come Prada utilizzano Econyl nelle loro creazioni.

Ma come fare per incentivare la diffusione della pratica del riciclo? La soluzione di Giulio Bonazzi e tanto semplice quando impegnativa e consta di tre punti: una legislazione adeguata che obblighi aziende e consumatori a riciclare; maggiore educazione perché ogni nostro singolo gesto può fare la differenza; applicare nella produzione e nei processi industriali i canoni dell’ecodesign affinché tutti i prodotti possano essere riciclabili. A questi tre punti si aggiunge una convinzione nata dalla profonda conoscenza del settore e delle esperienze virtuose nel mondo: le uniche tasse che funzionano per l’ambiente sono quelle circolari, ovvero dove le entrate vengono reinvestite per creare processi e prodotti sostenibili, quelle che vanno a rifinanziare il debito pubblico non servono. Un velato riferimento alla nuova plastic tax?

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