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Come Angelo Radici ha rilanciato il comprensorio sciistico dove andava da bambino

In fase pre-Covid l’economia del turismo invernale valeva più di 10 miliardi di euro fra diretto, indotto e filiera. Ma la pandemia ha infierito pesantemente su questo settore tra l’altro messo a dura prova dai cambiamenti climatici. La stagione invernale è sempre più breve, nevica tardi e ad alta quota. E proprio in queste settimane contrassegnate dalle Olimpiadi invernali, si riflette sulle difficoltà nell’organizzare eventi di tale portata nei prossimi anni, almeno in Europa.

In aiuto del comprensorio del Monte Pora

I più colpiti sono comunque i comprensori piccoli e senza blasoni, eppure vitali per l’economia del territorio oltre che palestre di tanti nostri campioni, si va da Sofia Goggia che mosse i primi passi a Selvino alle sorelle Fanchini a Montecampione. La montagna soffre salvo che un imprenditore locale decida di intervenire, e in buona parte per spirito filantropico, lo stesso che spinge il mecenate a sostenere le arti. Il caso di Angelo Radici, presidente di RadiciGroup, azienda della chimica, tecnopolimeri e soluzioni tessili, con quartier generale a Gandino, in provincia di Bergamo, presente in 15 Paesi, con 3mila dipendenti e oltre 1 miliardo di euro il fatturato.

Da qualche anno il comprensorio del Monte Pora, nelle Prealpi bergamasche, può contare sul supporto di Radici, appassionato di sci, fratello del campione Fausto protagonista della leggendaria Valanga Azzurra. “Papà ci introdusse subito nel mondo dello sci. Era il nostro autista, allenatore, skiman, ci accompagnava di gara in gara. Entrammo quindi nello sci club Goggi, io poi mi arruolai nel Corpo della Polizia gareggiando fra i 18 e i 22 anni”. Ma l’azienda premeva, e sia Angelo sia Fausto iniziarono a occuparsene insieme a papà Gianni e agli altri fratelli Paolo e Maurizio, ancora oggi azionisti di RadiciGroup insieme ad Angelo. 

Il comprensorio sciistico del Monte Pora, sulle Prealpi bergamasche

Radici, come si rilancia un piccolo comprensorio sciistico in una fase come questa?

Con investimenti e strategie. Per anni mi sono limitato a destinare una serie di finanziamenti al Monte Pora, senza mai spingere. Poi, quattro anni fa, la decisione di assumere la maggioranza della società fino a diventarne l’azionista di riferimento (80% delle quote). Abbiamo individuato un manager Maurizio Seletti, attuale ad e forte di una laurea in economia alla Bocconi e anni di esperienza a Livigno e Bormio. La presidente è mia figlia Cristina, passato come agonista nelle nazionali di sci (il marito, Luca Percassi, è ad dell’Atalanta, ndr). Già vediamo i primi risultati sia per il turismo invernale sia per quello estivo.

Il Monte Pora è costituito da seconde case, manca un hotel che sarebbe auspicabile. Mi auguro che si facciano avanti altri investitori, siamo in un’area, la Val Seriana, ricca di aziende di peso e solide. Spero di riuscire in questo mio sogno che certo chiede la collaborazione di più parti.

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E dalla collaborazione con l’azienda bergamasca Dkb è nata la prima tuta da sci in materiale riciclato e riciclabile a fine vita. 

In realtà s’è trattato di una triangolazione fra RadiciGroup, Dkb e lo SciClub Radici che periodicamente rinnova la sua divisa. Da questa esigenza è nata l’idea di usare un filato prodotto da RadiciGroup e proveniente dal riciclo e di studiare un capo che è veramente circolare, senza rinunciare a performance, comfort ed estetica.

“Veramente” nel senso che nella moda, tra le industrie più inquinanti al mondo, si scivola spesso in un ecologismo di facciata, il cosiddetto greenwashing…

Eh, sì. Si fa in fretta a parlare di riciclabilità. I capi sono composti da diverse fibre che è quindi impossibile scorporare e dunque recuperare a fine vita. Il tessuto di questa nostra tuta è invece per lo più in nylon, idem per imbottitura, bottoni e cerniere. Solo così si assicura il riciclo del prodotto.

Avete aziende disseminate in più continenti. Però il cuore continua a pulsare laddove siete nati, in montagna. Come è la forza lavoro montana?

Di sicuro avvezza al sacrificio, noi abbiamo impianti a ciclo continuo, non possiamo mai staccare quindi è fondamentale poter contare sui turni notturni e dei fine settimana. E fino a ora abbiamo sempre avuto risposte positive. Oggi il problema è un altro: trovare professionalità che possano rispondere alle nuove richieste, abbiamo bisogno di tecnici specializzati ma le scuole non li formano. È fondamentale la collaborazione con enti come gli Its che possano assicurarci giovani con competenze nella meccanica e meccatronica. Noi stessi imprenditori dovremo fare squadra e farci carico della formazione di questi giovani.

Una centrale idroelettrica di Geogreen, società del gruppo Radici

E proprio fra le montagne sono distribuite le centrali idroelettriche di Geogreen, altra azienda sotto la cupola della famiglia Radici. Geogreen copre interamente il vostro fabbisogno energetico?

Geogreen è il fornitore unico di energia per RadiciGroup in Italia: può contare su 6 centrali per la produzione di 80 megawatt all’anno di energia idroelettrica e sulla centrale di cogenerazione Novel (con sede a Novara) che produce 300 megawatt di energia, un impianto alimentato a metano e oggi considerato uno dei più performanti nella produzione di energia e vapore. Del resto, nella fase di transizione che ci porterà al 100% di energia rinnovabile, non possiamo prescindere dal gas naturale, la fonte non rinnovabile oggi a minor impatto. Su questo impianto, proprio a fine 2021, è stato fatto un importante investimento al fine di migliorarne ulteriormente l’efficienza. Inoltre, durante questi lavori, l’impianto è stato predisposto per alimentare un nuovo sistema di teleriscaldamento per la città di Novara: un progetto che si concretizzerà in collaborazione con una primaria società italiana attiva nel settore.

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