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L’italiano che porta in orbita i mini-satelliti

La ricostruzione di una delle ultime fasi di vita dei satelliti D-Orbit

Avere la giusta intuizione è spesso il fattore che segna le fortune di un imprenditore. Luca Rossettini, 41enne, vicentino, ha sempre pensato che la sua vita dovesse essere in qualche modo legata allo spazio. E, dopo non essere riuscito a diventare astronauta, il suo sogno sin da piccolo (partecipò ai tempi dell’Università al concorso dell’European Space Agency, senza però passarlo), volò negli Stati Uniti a caccia di nuovi stimoli.

Laurea in Ingegneria Aerospaziale e un dottorato di ricerca in Propulsione avanzata per lo spazio al Politecnico di Milano, Rossettini ebbe modo nel 2009 di andare nella Silicon Valley grazie a Fulbright – Best, la borsa di studio promossa dall’ambasciata statunitense in Italia che offre l’opportunità di frequentare corsi di formazione o specializzazione imprenditoriale presso le università americane.

 

Luca Rossettini, fondatore D-Orbit

 

Qui, con la complicità di uno stage al prestigioso Nasa Research Center, gettò le basi per quella che, ad oggi, è l’avventura imprenditoriale della sua vita. Tornato in Italia nel 2011 Rossettini fondò insieme ad un altro ingegnere aerospaziale, Renato Panesi, D-Orbit, tra le prime realtà al mondo a proporre un servizio di trasporto e rilascio veloce in orbita per piccoli satelliti (pensato anche per limitare l’inquinamento celeste, fenomeno provocato dal boom dei nuovi lanci di navette), con la convinzione “che prima o poi l’orbita terrestre si sarebbe popolata come mai successo prima”.

“Lo spazio sarà presto il punto di approdo di migliaia di nuovi satelliti. Veicoli spaziali di dimensioni e peso minori rispetto a quelli che hanno circolato intorno al nostro pianeta sino a pochi anni fa. Questi satelliti servono per erogare servizi a terra, dal monitoraggio dei terreni agricoli alla ricerca di giacimenti petroliferi, dall’individuazione di sorgenti d’acqua nelle aree più aride del pianeta all’analisi del sottosuolo per l’edilizia. Senza dimenticare il loro ruolo strategico per le telecomunicazioni”.

SpaceX, l’azienda aerospaziale statunitense di Elon Musk, ha annunciato il lancio di una costellazione di oltre 4.000 satelliti in grado di portare internet a banda larga in ogni luogo della terra. Anche altre grandi società, come ad esempio Samsung, hanno programmato operazioni simili. Il fatturato del settore dei piccoli satelliti, tra produzione e servizi erogati, è destinato a decuplicare il suo valore nel prossimo decennio. Solo nel 2016 sono stati 110 i fondi di venture capital che hanno investito nel settore aerospaziale, mettendo a disposizione risorse più alte di quelle di tutto il decennio precedente.

 

Il gruppo di lavoro guidato da Rossettini [Courtesy D-Orbit]

Partita grazie all’investimento di alcuni fondi italiani di venture capital, prima Quadrivio e poi Como Venture e il business angel Ict, Investor Club Torino, D-Orbit conta oggi 32 dipendenti, due sedi in Italia (l’unità produttiva si trova a Fino Mornasco, in provincia di Como), un ufficio commerciale negli Stati Uniti e una consociata Portogallo. Un settore ad alta innovazione tecnologica come quello aerospaziale richiede investimenti e, dunque, per sostenere il piano di sviluppo, la società sta portando avanti con Accuracy un’attività di fundrasing: trattative sono in corso con altri fondi internazionali e italiani di venture capital.

D-Orbit ha fatturato 1,3 milioni di euro nel 2016, quest’anno dovrebbe chiudere vicino ai 2 milioni, mentre nel 2018, anche alla luce di un accordo sottoscritto di recente con la Sky and Space Global per il lancio di un costellazione di nano satelliti, partirà da una base di 11 milioni. Cifre destinate ad aumentare con tassi “stellari” negli anni successivi secondo il business plan. “Da qui al 2020”, conclude Rossettini, “contiamo di generare un giro d’affari di almeno 120 milioni”.

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