Ruggero Jannuzzelli, azionista e consigliere strategico di MotoMorini

Dopo aver fatto la storia della distribuzione del gas in Italia, Ruggero Jannuzzelli e i suoi eredi si sono accoccolati per un lustro nella solida tranquillità dei grandi investimenti immobiliari, il caro e vecchio mattone. Poi, il guizzo. E il ritorno da imprenditori nel settore delle moto dopo una serie di esperienze nella nautica, nell’arte e nell’editoria.  Acquisita nel 2011 la fallita MotoMorini insieme con l’ex banchiere Sandro Capotosti infatti, tre anni fa il trust di famiglia ne ha rilevato l’intera proprietà attraverso la controllata AutJann e adesso si presenta al mercato per il rilancio del marchio su cui si è costruito il mito di Giacomo Agostini

A Eicma 2017 arrivano i primi due nuovi modelli della gestione Jannuzzelli. E si riparte con dieci milioni di investimento e due storie che hanno contribuito al boom economico italiano che si intrecciano. Da una parte il gas e la distribuzione di acqua potabile, origine delle fortune della famiglia Jannuzzelli attraverso il gruppo Camuzzi. E la meccanica Made in Italy dall’altra.

“Abbiamo sempre investito in aziende promettenti, lavorando come private equity ante litteram sin dai tempi della Camuzzi Spa” racconta Ruggero Massimo Jannuzzelli, azionista e consigliere strategico di MotoMorini. “Creare e rilanciare società, sviluppare e sostenere iniziative e posti di lavoro fa parte della nostra storia. E questa è una vocazione che non muore facilmente”.

MotoMorini che proprio quest’anno compie 80 anni, aveva gli ingredienti giusti per soddisfarla. “Si tratta di un marchio sinonimo di altissima qualità, che nonostante l’interruzione dell’attività vanta ancora nel mondo grandi comunità di appassionati” continua Jannuzzelli “In Australia ad esempio, vendiamo moltissimo merchandising nonostante non vi sia alcuna distribuzione e non va dimenticato che attorno a MotoMorini  sono nati ben 100 fan club in modo del tutto spontaneo. Senza sollecitazioni”.

MotoMorini oggi occupa 23 persone e si colloca sul mercato come piccola azienda, ma con la forza di un passato affascinante che racconta anche il record del mondo (250 di cilindrata) di velocità negli anni Cinquanta. L’obiettivo è dunque quello di diventare un “oggetto del desiderio” di nicchia, fortemente personalizzabile e totalmente made in Italy. “Per riuscire a riprendere la produzione abbiamo dovuto ricostruire l’intera filiera, recuperare antichi stampi e trovare artigiani in grado di realizzarli. Un processo che ha richiesto ben due anni e mezzo di lavoro”, spiega l’azionista. “Persino Ducati, che è una media azienda, produce alcuni componenti in Thailandia. Noi invece vogliamo essere e siamo totalmente made in Italy”. 

Non solo. La proprietà ha già trasferito l’intera produzione da Bologna a Milano, città diventata un punto di riferimento come eccellenza europea culturale e industriale. E non a caso uno dei tre modelli presentati adesso al mercato è dedicato al capoluogo lombardo.

La nuova MotoMorini Milano, in presentazione a Eicma 2017

La nuova “Milano” è una moto assemblata artigianalmente nello stabilimento di Trivolzio (Pavia), con componenti italiani, e nel design di Angel Lussiana si ispira alle linee anni Settanta. A lei si affiancano la nuova Scrambler 1200, ispirata alle moto in e fuori strada sempre degli anni Settanta, e la Corsaro, un modello recuperato dall’archivio nel 2016.

“Si parte con una produzione annuale di 200 pezzi e un obiettivo di circa 3 milioni di fatturato, per arrivare a 5/700 nei prossimi cinque anni. Il pareggio di bilancio è fissato al giro di boa delle 400 motociclette vendute” riferisce ancora Jannuzzelli “Sono già stati progettati 4 nuovi modelli, ma crediamo davvero molto nel concetto di moto “sartoriale”, che spingiamo al massimo. Siamo infatti riusciti a stringere accordi con i Centri di omologazione per certificare anche un singolo pezzo modificato in fase di produzione”.

Accanto alla AutJann Holding, protagonista dell’operazione MotoMotorini, nel trust della famiglia Jannuzzelli riveste un ruolo importante la società Astor, vale a dire la holding immobiliare protagonista di una delle maggiori operazioni del centro storico di Milano. 

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