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Chi è e come sta investendo il migliore gestore hedge del 2017

Articolo apparso sull’edizione del 12 dicembre 2017 di Forbes Magazine

Quando vivi e lavori dove il costo medio di una abitazione è pari a 2,7 milioni di dollari e sei in rapporti di grande amicizia con i dirigenti di aziende dal valore miliardario come Facebook e Tesla, potrebbe risultare facile pensare che le azioni delle aziende tecnologiche siano invincibili. Dall’inizio del 2017 l’indice Nasdaq Composite ha guadagnato il 25%.

Light Street Capital, fondo basato a Palo Alto, California, è cresciuto del 52,7% al netto delle commissioni nei primi 10 mesi del 2017, aggiudicandosi il titolo di hedge fund più performante dell’anno. Il suo numero uno, Glen Kacher, pensa che i titoli tecnologici abbiano spazio per ulteriori salite.

“L’idea che questa sia una bolla è uno presa in giro”, dice Kacher, 46 anni. “Non credo che le persone stiano guardando ai fondamentali”.

Dal suo lancio nel 2010, il fondo hedge di Kacher, 1,1 miliardi di dollari in gestione principalmente su titoli tecnologici, ha realizzato un rendimento annualizzato del 19,8%. Più di ogni altra cosa Kacher si è trovato nel posto giusto al momento giusto. Posizionandosi nella Silicon Valley piuttosto che a New York e passando il suo tempo con i venture capital e con gli imprenditori piuttosto che con gli analisti di Wall Street, Kacher si è guadagnato l’equivalente di un vantaggio da first-mover rispetto agli altri hedge fund.

Gli spunti che assorbe dalle startup guidano i suoi investimenti al rialzo (long) e al ribasso (short).

In termini sintetici: compra i disruptors e vende le società già affermate in un certo settore. “Passiamo quanto più tempo possibile guardando a quale potrebbe essere il prossimo grande ciclo produttivo e il suo ciclo di adozione nella tecnologia, dato che avrebbe effetti dirompenti per gli incumbent”, dice Kacher. “Le tecnologie legate a internet e ai software stanno cambiando lo scenario competitivo e questo significa che il nostro ventaglio di opportunità si sta ampliando, specialmente sul lato short (delle vendite allo scoperto, ndt)”.

Figlio di un trader in commodity della Mobil, Kacher è cresciuto nel nord della Virginia. La sua inclinazione verso la tecnologia è apparsa fin dalla tenera età. Con i soldi guadagnati tagliando l’erba si comprò un Commodore 64 e un modem per connettersi al servizio di un notiziario online.

Kacher ha imparato a investire da due grandi – Julian Robertson e Roger McNamee. Il primo approccio di Kacher con il mondo del Tiger Management di Robertson è avvenuto a New York nel 1993, dopo essere stato illuminato da una conferenza di Robertson presso l’Università della Virginia, dove Kacher studiava finanza. Kacher lavorava nel team dedicato alla tecnologia, contribuendo a portare il fondo a investire in nomi quali Cisco e Microsoft.

Tiger è famoso per aver dato vita a una dozzina di hedge fund conosciuti con il nomignolo di “Tiger Cubs”. “A noi veniva sempre richiesto di far comprendere a Julian quali società stavano portando cambiamenti secolari”, dice Kacher. “Noi guardavamo alle opportunità short sulle società impattate da questi cambiamenti”.

Il piano iniziale di Kacher era di iscriversi alla Stanford Business School nel 1996 e ritornare successivamente in Tiger. “Ciò che ho imparato alla business school è che la Silicon Valley era il centro della creazione dell’industria di internet”, dice Kacher. “Mi sembrò assurdo tornare a New York”.

Contestualmente Roger McNamee, che aveva co-fondato la prima grande società di private equity offrì a Kacher un lavoro presso la sua Integral Capital Partners, che investiva sia nelle operazioni di venture sia in titoli quotati.

La consegna di McNamee era: divenire parte attiva del mondo della tecnologia, non solo un osservatore.

“Non puoi davvero essere considerato parte di qualcosa se loro (le aziende tecnologiche, ndt) non pensano a te come a un loro pari; devi avere una visione sui prodotti che loro considerino di valore”, dice McNamee. “Glen è davvero bravo nell’anticipare il successo o il fallimento di un prodotto”.

Dopo 13 anni a Integral, Kacher ha dato vita a Light Street con l’appoggio di McNamee. Inizialmente si focalizzava su quattro temi d’investimento: mobile, social, cloud e e-commerce. Di recente ha aggiunto la sharing economy. Light Street adotta un approccio bottom-up, per questo la maggior parte delle sue posizioni è costruita sui grandissimi trend.

Uno dei trend da cui sta traendo profitto è quello delle piccole imprese che spostano la loro attività online. Aziende come Stamps.com (servizi postali online), Square (pagamenti da mobile) e Wix.com (progettazione di siti internet low cost) sono alcuni esempi di questo tipo.

Ogni tanto investe i suoi soldi in aziende non quotate e impara da esse. Nel 2015 ha effettuato un investimento da 50 milioni di dollari in Uber e ha iniziato a frequentare la dirigenza della società. Ciò che Kacher ha scoperto era che gli ingegneri di Uber erano fortemente focalizzati sull’aiutare le grandi aziende a connettere i loro software dedicati alla gestione delle spese di viaggio con il sistema di Uber.

Alla luce di questa rivelazione Kacher commissionò dei sondaggi per arrivare a scoprire che chi viaggia spesso per lavoro avrebbe desiderato sostituire il noleggio con lo sharing. Prese posizioni ribassiste sulle società di noleggio come Avis e Hertz, e entro il 2016 queste azioni avevano perso circa il 70% del loro valore. Uber e Tesla sono invece le ragioni per cui Kacher sta puntando al ribasso sulle azioni delle catene che distribuiscono pezzi di ricambio per le auto al dettaglio. Convinto che il car sharing e le auto elettriche significheranno una minore domanda di pezzi di ricambio.

“Per molti retailer, i dollari che tipicamente venivano spesi nei negozi sono sempre più spesi nei business online”, dice Kacher, riferendosi a molte delle sue tangibili posizioni al ribasso. “E’ come una spirale della morte”.

Con riferimento ai FAANG, Kasher è positivo su Facebook e Amazon, mentre evita Apple, Netflix e Google, per le quali vede prospettive meno luminose. Non è il 1999, sottolinea Kacher, quando a usare internet erano solo 200 milioni di persone e le valutazioni erano folli. Oggi gli utenti di internet sono 3,5 miliardi e negli ultimi tre anni Amazon ha messo da parte 8 miliardi in free cash flow. Kacher ritiene che l’Amazon Marketing Services possa diventare un gigantesco business. Dice che a 1.100 dollari Amazon è un buy (un titolo da comprare, ndt).

Allo stesso modo, Kacher è convinto che Facebook sarà il grande vincitore del futuro massiccio spostamento della spesa pubblicitaria dalla TV all’online. La ragione: Facebook conosce dei suoi utenti molto di più di quanto non possano fare Google e Apple. “L’idea che non ci sia sufficiente crescita fondamentale a sostegno di questi prezzi è miope”, dice Kacher.

Con solo una manciata di giganti in grado di dominare il tech negli Stati Uniti, Kacher ha incaricato il suo vice, Jay Kahn, di guardare alle azioni del Giappone. Il fornitore di servizi di pagamento online GMO Payment Gateway è una delle grandi posizioni in portafoglio. Light Street possiede anche quote nel retailer di abbigliamento Start Today.

Kacher visita la Cina regolarmente e si dice convinto che il Paese non stia solo replicando il tech americano; sta innovando. La pechinese Momo, che ha compiuto una transizione da una app di dating a una app per il live-broadcasting, è stata la principale voce dei guadagni di Light Street nel 2017.

“Cerchiamo di trovare le migliori società, e non bado a dove esse si trovino”, dice Kacher.

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