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E se il futuro fosse il presente dei ricchi?

Una donna vietnamita attraversa il quartiere francese di Hanoi.

Un modo semplice per prevedere il futuro è guardare a ciò che i ricchi hanno oggi. L’applicazione di questo metodo secondo alcuni avrebbe portato anni fa a prevedere l’ascesa di Uber e la diffusione degli smartphone in tutto il mondo, per fare solo due esempi. Pensateci: in effetti cento anni solo i ricchi guidavano l’automobile. Lo stesso vale per i viaggi in aereo, e tanti altri consumi che una volta erano di uso esclusivo e oggi sono di uso comune.

Secondo l’economista di Google Hal Varian – definito l’Adam Smith della Googlenomics – il progresso tecnologico abbassa i prezzi delle cose inizialmente costose con rapidità, affrettando la loro diffusione su larga scala. Dal punto di vista di Varian, “un modo semplice per prevedere il futuro è guardare a ciò che i ricchi hanno oggi: le persone a reddito medio avranno qualcosa di equivalente in 10 anni, e i più poveri lo otterranno tra un altro decennio”. Andrew McAfee l’ha definita per la prima volta “la regola Varian” sul Financial Times. Un’interpretazione alternativa di una frase cara al saggista anti-Silicon Valley Evgeny Morozov, secondo cui: “Il lusso è già qui, solo non è distribuito equamente”. Un esempio recente è quello dell’Apple Watch, commercializzato come oggetto di lusso: ma se la regola di Varian è valida, nel prossimo futuro indossare uno smartwatch sarà una cosa per tutti.

Cosa acquistano i nuovi ricchi, peraltro? Secondo il Fashion & Luxury Private Equity and Investors Survey 2017 di Deloitte, il mercato del Fashion & Luxury è in crescita del 5% per il prossimo triennio. Jet privati, auto e hotel di lusso, mega yacht, orologi, profumi. Nel 2017 sono state acquisite 200 nuove imprese (nel 2016 erano 130). I ricavi del settore superano i 3 miliardi di dollari. Dal report emergono alcuni dati: sono preferite le esperienze esclusive, più che il possesso di beni di lusso. In crescita le crociere, il trend della prenotazione elettronica di yacht di lusso e la richiesta di auto a guida automatica. 

Pensare che questi beni di fascia alta si diffonderanno al resto del mondo entro breve vi sembra difficile? La regola di Varian ha fatto storcere il naso a molti, convinti che non si applichi a una serie di settori, quelli in cui la tecnologia non è ancora riuscita ad abbattere efficacemente i costi di accesso. Qualcuno ha fatto notare che la disuguaglianza economica è in crescita a livello globale, e che questo implica che le fasce meno abbienti della popolazione non possano accedere a servizi che i ricchi utilizzano da secoli (l’acqua corrente, ad esempio). Altri, come il venture capitalist Willy Braun, sono convinti che il modello dell’economista di Google sia sostanzialmente troppo semplice, perché non tiene conto delle complessità e delle variabili dei modelli di diffusione sociale dell’innovazione.

Da parte sua, Varian è convinto che le nuove tecnologie – il machine learning, l’intelligenza artificiale – si diffonderanno alle altre industrie e genereranno effetti a cascata che cambieranno radicalmente i nostri consumi quotidiani (di recente ha accostato questa rivoluzione al fordismo). I suoi critici, come detto, non sembrano convinti: solo il tempo ci dirà se aveva ragione. Nel frattempo, non perdiamo di vista quel che succede sui mega yacht.

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