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Lo Spread non sale alle 5 stelle. Ecco perché (almeno per ora) i mercati mantengono la calma

La scultura L.O.V.E. di Maurizio Cattelan in Piazza Affari a Milano di fronte al palazzo della Borsa Italiana

Non c’è una maggioranza per governare, ma ai mercati finanziari sembra non importare troppo. L’euro è sostanzialmente stabile contro il dollaro, lo spread tra Btp e Bund si è allargato di 10 punti salendo sopra i 140 punti base (ai massimi dallo scorso gennaio, ma senza veri e propri terremoti) e a Piazza Affari l’indice Ftse Mib dopo la prima mezz’ora di contrattazioni perde meno dell’1%, con un impatto pesante soprattutto per le banche. La convinzione è comunque che servirà tempo per una lettura definitiva dei risultati delle elezioni italiane.

Con il M5S nettamente primo partito, la Lega davanti a Forza Italia nella coalizione di centro-destra e soprattutto nessuno schieramento in grado di dare vita autonomamente a un governo, gli operatori finanziari cercano soprattutto di capire quante probabilità potrebbe avere un’unione tra M5S e Lega.
Questa sarebbe probabilmente l’unica opzione in grado di scardinare la fiducia che i mercati stanno, nonostante tutto, accordando al nostro Paese.

Appurato che per formare un governo servirà dare vita ad alleanze politiche trasversali tra più schieramenti, la tranquillità dell’immediato dopo-voto deriva dalla convinzione (tutta da verificare) che una coalizione attorno a un nocciolo formato da Forza Italia e PD sia la soluzione più probabile, oltre che quella più market friendly, perché darebbe continuità alle politiche attuali soprattutto in vista del completamento dell’unione bancaria.
Una coalizione che potrebbe potrebbe essere guidata da Gentiloni o da Tajani e che includerebbe Forza Italia, PD, con il reclutamento degli eventuali voti mancanti tra l’ala più moderata della Lega, tra i delusi del M5S e tra gli eletti all’estero.

Sul fronte opposto, una eventuale coalizione anti-euro che metta insieme Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia, significherebbe uno stop alle riforme di stampo europeista.

Il termometro dello spread realizzato nei giorni scorsi dagli analisti di Nomura assegnava i seguenti valori a ciascuno scenario:

Coalizione centrata su PD e Forza Italia – spread a 110

Grande coalizione tra i principali partiti – spread a 130

Nuove elezioni – spread a 200

Governo anti-establishment M5S più Lega – spread a 300

Basta questo per spiegare come mai i mercati non hanno praticamente reagito all’esito delle elezioni italiane? Un interessante spiegazione la dà Filippo Alloatti, Senior Credit Analyst di Hermes Investment Management: “Le elezioni si svolgono a soli tre mesi di distanza dall’avvio della riduzione del programma di acquisto dei titoli obbligazionari da parte della Banca Centrale Europea da 60 miliardi a 30 miliardi al mese. Le obbligazioni italiane sono state tra i principali beneficiari del quantitative easing e, sebbene vi sia una domanda sufficiente di Btp da parte di altri investitori, un esito elettorale a sorpresa potrebbe indurre la Bce a prorogare il QE oltre la data di fine settembre.

Su quali potrebbero essere gli effetti nel medio periodo sull’azionario italiano si è concentrato Antoine Lesné, responsabile strategia e ricerca EMEA di SPDR ETFs: una coalizione di partiti minori avrebbe un impatto negativo sulle azioni europee. Durante la campagna elettorale non ci sono state particolari polemiche anti-Euro, ma se dovessimo assistere a un’inversione di tendenza, il rischio del populismo europeo potrebbe tornare in auge, proprio come è successo dopo il voto per la Brexit e durante la campagna elettorale di Le Pen, prima delle elezioni francesi dello scorso anno.
La volatilità potrebbe impattare in particolare sul settore bancario, che rappresenta il 28% dell’indice FTSE MIB, ed è il più vulnerabile alle fluttuazioni della fiducia nell’economia e a quella dei consumatori, oltre che alla performance dei titoli di stato. In generale, ci aspettiamo che gli investitori prestino una particolare attenzione alla ripresa economica dell’Eurozona e alla natura ciclica dei numerosi settori che stanno supportando il momentum positivo degli utili e il mercato azionario”.

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