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Chi è l’italiano che costruirà Hyperloop, il treno da 1.200 chilometri orari

Le “capsule” progettate da Hyperloop Transportation Technologies

La missione di raccontare Gabriele Gresta appare subito difficile: da dove cominciare per non perdere le sfumature del personaggio? Dal ragazzino di Sant’Ilario che a 15 anni dirigeva la divisione italiana di sviluppo software dell’americana Alpha Center, o dal 12enne che disubbidiva al padre giocando con il computer in soffitta? O ancora, al professionista che senza una laurea è riuscito a diventare uno dei massimi esperti mondiali di media avanzati, startup e finanza, sino a imporsi come paladino dell’economia etica, umana e collaborativa grazie al treno supersonico del futuro?

Prima di arrivare a Hyperloop, la capsula (e non “treno”, come corregge Gresta) iperveloce che consuma meno energia di quanta ne produce, Gresta è infatti passato anche dalla produzione televisiva (era host e autore di Mtv Italia), dai tour con la sua band lanciata da Radio Deejay e dalla fondazione dell’incubatore Digital Magics, che ha al suo attivo il sostegno a oltre 70 nuove imprese. E mentre cerchi di trovare il bandolo del personaggio, ti accorgi che la sintesi l’ha già trovata lui quando ha scelto di presentarsi al mondo come “Bipop” G. Gresta, dal nome (che lui scrive come si pronuncia) del genere musicale ribelle che ha rotto le “gabbie” del jazz tanto amato da sua madre. Da allora la musica non è stata più la stessa, aprendosi a sperimentazioni, contaminazioni e nuovi approdi. 

Gabriele Gresta

Non servono altre spiegazioni. Perché questo è il ritmo creativo al quale balla l’uomo che con il treno supersonico Hyperloop, una capsula a levitazione magnetica che percorre oltre 500 chilometri in 28 minuti all’interno di un tubo a bassa pressione, sta scardinando secoli di pigrizia mentale. Con lui c’è il socio tedesco Dirk Ahlborn, ceo della società Hyperloop Transportation Technologies di cui Bipop è invece presidente.

“Lo sa perché i treni corrono sui binari, lenti o veloci che siano? Perché le rotaie sono state costruite con la tecnologia di cui si disponeva agli inizi del ‘900”, racconta. “Venivano trasportate con i cavalli e la loro larghezza ricalca quella del fondoschiena di un cavallo. Capito? Il nostro sistema di trasporto si basa ancora sulla misura dei fianchi dei cavalli. Eravamo fermi a più di un secolo fa e nessuno ha mai pensato di rivoluzionare la mobilità sfruttando i progressi della tecnologia attuale”.

In linea con il personaggio Bipop, la capsula supersonica Hyperloop è destinata a essere qualcosa di più di un mezzo di trasporto a 33 posti che collega Milano a Roma in 30 minuti viaggiando a 1.200 chilometri orari. “Si tratta di una rivoluzione sia dal punto di vista del modello economico, degli investimenti, della proprietà di impresa e della responsabilità sociale” spiega. Un nuovo mondo, insomma “perché grazie a un sistema di pannelli solari Hyperloop è in grado di produrre più energia di quanta ne consumi, trasformando il trasporto in un servizio sostenibile e rispettoso dell’ambiente”.

Gabriele Gresta

Bipop G. Gresta, oggi 45enne, vive da anni in California. È uno dei più apprezzati speaker orientati al rinnovamento di World Economic Forum, Nazioni UniteTed e altre conferenze globali, nonché membro esecutivo dell’esclusivo pensatoio della Rockfeller Foundation e Singularity University dedicato al ritorno dell’etica nel mondo. In poche parole, Bipop rappresenta quella sintesi tra creatività, umanesimo e tecnologia che la società sta cercando per il suo progresso. E di cui Hyperloop è uno dei primi esempi concreti.

L’idea visionaria del treno supersonico era stata lanciata per la verità da Elon Musk, fondatore di Tesla, che però si è fermato a una “intenzione d’uso” della tecnologia quando invece Bipop ha brevettato il brand in 30 Paesi, stretto accordi e sviluppato l’intuizione del socio tedesco che ha dato vita al crowdsourcing, un ecosistema produttivo che da settembre sarà studiato ad Harvard.  Di cosa si tratta? Semplicemente, anziché raccogliere fondi promuovendo un progetto – come fa il crowdfunding – si raccolgono menti di eccellenza mettendo insieme idee e suggerimenti per la soluzione dei problemi. Hyperloop nasce così. E la società Hyperloop TT coordina attualmente 800 ingegneri e professionisti in 40 Paesi che sono impegnati a costruire la prima capsula. All’idea lavorano scienziati della Nasa, del Mit, ex dipendenti di Tesla e della Boeing e tanti altri. E a ognuno è stata riconosciuta una stock option, affinché sia padrone di un grande progetto votato al business ma soprattutto alla ”umanizzazione dei trasporti”. 

“Nel team c’è persino Richard Post, uno scienziato che ha collaborato con Einstein” racconta Gresta. “Con Hyperloop stiamo dimostrando che se vuoi trovare delle soluzioni efficaci ai problemi dell’umanità, basta mettere insieme le menti più competenti  del nostro pianeta. Possiamo risolvere tutto. Personalmente credo che abbiamo a disposizione le soluzioni, basta lavorare con criteri scientifici e con chi quei problemi li ha già risolti. Le risorse ci sono”.

Il prototipo su scala reale del “treno” destinato a eradicare abitudini secolari sta infatti già nascendo a Tolosa, nel cuore della Airbus Valley, all’interno del centro di ricerca da 3000 metri quadrati messo a disposizione dal governo. Il primo test è atteso entro il 2020, ma intanto la Hyperloop Transportation Technologies ha già firmato accordi ufficiali con l’Agenzia di trasporti e pianificazione ambientale e il Dipartimento dei Trasporti dell’Illinois, per studiare e pianificare il primo collegamento Hyperloop negli Stati Uniti da Cleveland a Chicago. Manifestazioni di interesse sono arrivate anche da altri 10 Stati Usa e da Abu Dhabi, dove è già stato presentato uno studio di fattibilità durato un anno. Inoltre, con il supporto di un gruppo di rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti è stata inviata una lettera anche al presidente Donald Trump per richiedere il sostegno finanziario alle infrastrutture per sviluppare il sistema.

“Se vogliamo proprio ragionare in termini di cifre, possiamo dire che il progetto ha raccolto 7,5 milioni di dollari rappresentati dal valore aggiunto degli scienziati che collaborano e hanno contribuito alle nostre soluzioni”, sottolinea ancora Gresta. “Insieme abbiamo pensato a una rivoluzione realizzabile, che cancella tutti i problemi dell’alta velocità, come il forte attrito con l’aria. Più aumenta la velocità più aumenta l’attrito, con grandissimo dispendio di energia. Noi quindi, abbiamo inserito una capsula di trasporto in un tubo e tolto l’aria”.

Hyperloop viaggia sfruttando la tecnologia della levitazione magnetica passiva migliorata dalle ricerche di Richard Post rispetto a quella dei treni superveloci giapponesi (maglev). “Erano così rivoluzionarie che sono state anche secretate dalla Cia” conclude Gresta. “Quando siamo entrati in contatto con lui, ci ha detto che erano già trascorsi 15 anni dal timbro “classified” e che quindi avremmo potuto chiederne l’utilizzo. Abbiamo inviato domanda e con un pagamento di 400mila dollari abbiamo dato il via all’avventura”. Hyperloop è già stato giudicato assicurabile da una grande compagnia in quanto ritenuto un mezzo sicuro. E la rivoluzione è più vicina di quanto immaginiamo. 

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