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Il punto sulle auto a guida autonoma, dopo il primo incidente fatale

Una self driving car di Uber a San Francisco, California.

Tempo fa durante un Ted Talk è stato chiesto a Elon Musk quando, a suo parere, le persone sarebbero state pronte a fidarsi delle auto a guida autonoma: quando queste faranno registrare un incidente ogni milione di chilometri? Oppure ogni 10 milioni? La sua risposta è stata lapidaria: quando non ne avranno mai. Ieri tuttavia a Tempe, nello Stato americano dell’Arizona, un suv a guida autonoma di Uber ha investito e ucciso una quarantanovenne che stava attraversando sulle strisce pedonali, Elaine Herzberg, diventata suo malgrado la prima vittima di un’auto a guida autonoma della storia.

L’incidente rischia di modificare la roadmap verso l’adozione su vasta scala della tecnologia delle self-driving car. I tempi, in particolare, potrebbero subire mutamenti, ma difficilmente la traiettoria verso la diffusione della self driving car ne uscirà modificata in maniera sostanziale. Quali dati abbiamo a disposizione per dirlo?

La prima versione commerciale di auto a guida autonoma è attesa per il 2020, e una forte crescita del mercato di settore è prevista già entro il 2025. Anche le grandi case automobilistiche hanno fatto dichiarazioni in tal senso: il ceo di Ford, Mark Field, ha annunciato il primo veicolo pienamente autonomo per il 2021; Audi ha parlato del 2020, così come General Motors, che per bocca della sua ceo Mary Barra ha fatto sapere di attendersi che “vedremo più cambiamenti nei prossimi 5 o 10 anni di quanti non ce ne siano stati negli ultimi 50”.

Gli investimenti già annunciati e il valore del mercato rendono alquanto improbabile una marcia indietro del trend: semmai, dopo incidenti come quello di ieri sono ipotizzabili brevi soste. Uber ha già annunciato di aver interrotto a tempo indeterminato i suoi test negli Stati Uniti e Canada, come misura cautelare e di rispetto per la vittima.

La società di ricerca AT Kearney prevede  che entro il 2030 il mercato delle auto senza pilota potrebbe valere già 95 miliardi di dollari, un valore che salirebbe a 282 miliardi considerando anche lo sviluppo delle apparecchiature collegate e delle infrastrutture tecnologiche necessarie. Poi partirebbe l’accelerazione vera e propria: in cinque anni, fino al 2035, il valore del mercato raddoppierebbe a 560 miliardi e le self driving car arriverebbero a rappresentare il 17% dell’intero mercato dell’auto mondiale. C’è anche un aspetto legato alla creazione di moli di dati di dimensioni impressionanti: le stime immaginano che, quando le vie delle nostre città saranno abitualmente percorse da auto automatiche, ogni macchina produrrà circa 2 petabyte di dati ogni anno.

La National Highway Traffic Safety Administration americana prevede che da qui al 2050 circoleranno sulle strade degli Stati Uniti poco meno di 120 milioni di auto Level 3 e 4, sigle utilizzate per indicare rispettivamente auto con una limitata automazione per la guida autonoma e veicoli pienamente autonomi, dove l’intervento dell’uomo sarà assente. Quello avvenuto in Arizona potrà essere archiviato solo come un incidente di percorso? Le sperimentazioni sulle auto a guida autonoma vanno avanti ormai da diversi anni, con risultati incoraggianti: il 90% degli incidenti – la percentuale attribuibile agli errori umani – potrebbe essere evitato utilizzando i sistemi di comunicazione dei veicoli che condividono tra di loro le informazioni.

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