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Quella mina da 60 miliardi per il governo che uscirà dalle consultazioni

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Prendono il via domani le consultazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la formazione del nuovo governo. Si parte con il presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, e si chiude il giorno successivo con i gruppi M5S. Vi sono poche speranze che dal primo round delle consultazioni possano uscire indicazioni decisive. Anzi, lo scenario più probabile è che in questa fase prevalga l’arrocco degli schieramenti sulle rispettive posizioni, con il rischio concreto che i tempi per la formazione di un nuovo governo si prolunghino fino ai due mesi necessari, in media, per la formazione degli ultimi tre esecutivi.

Chiunque siederà sullo scranno più alto di Palazzo Chigi dovrà comunque fare i conti con la necessità di disinnescare una mina fiscale da oltre 60 miliardi di euro. Questo almeno secondo l’aggiornamento dei calcoli di Unimpresa, associazione nazionale che rappresenta le micro, piccole e medie imprese, in un’analisi secondo la quale nei prossimi tre anni sarebbero in arrivo 30 miliardi in più di tasse, corrispondenti all’aggravio Iva al 25% nel 2019-2020, e altri 30 miliardi prelevati attraverso una lunga lista di misure contenute nell’ultima Legge di bilancio.

Il ragionamento dell’associazione trae fondamento dalle misure contenute nel provvedimento sui conti pubblici che ha stabilito il rinvio dell’aumento dell’imposta sul valore aggiunto al 2019 e ha evitato, così, un incremento del carico fiscale a carico di famiglie e imprese, per il 2018, pari a 15,7 miliardi. Secondo i calcoli dell’associazione, nel 2019-2020 l’aumento delle aliquote Iva (quella ordinaria dal 22 al 25% e quella agevolata dal 10 all’11,5%) comporterà complessivamente un aumento del gettito tributario superiore a 30 miliardi di euro. Nel 2019, l’incremento sarà di 11,4 miliardi e nel 2020 di 19,1 miliardi: per un totale di 30,5 miliardi. A queste, come detto, sarebbero da aggiungere 27 interventi (che l’associazione definisce “trappole fiscali”) grazie alle quali lo Stato incasserà 29,6 miliardi aggiuntivi.

Dalle misure sulla fatturazione elettronica deriverebbero così aumenti delle entrate per 202,2 milioni, 1,6 miliardi e 2,3 miliardi per un totale di 4,2 miliardi nel triennio. La stretta sulle frodi nel commercio degli oli minerali – è sempre una stima di Unimpresa – varrebbe 272,3 milioni il primo anno, 434,3 milioni il secondo e 387 milioni il terzo per complessivi 1,09 miliardi. La riduzione della soglia dei pagamenti della pubblica amministrazione a 5.000 euro frutterebbe all’erario 145 milioni, 175 milioni e 175 milioni per complessivi 495 milioni. E l’elenco stilato dall’associazione è ancora lungo: dai nuovi limiti alle compensazione automatica dei versamenti fiscali deriverebbero 239 milioni l’anno per tutto il triennio, con un totale di 717 milioni. L’aumento dal 40 al 55% (per il 2018 e per il 2019) e al 70% (dal 2020) degli anticipi delle imposte sulle assicurazioni porterebbero più entrate pari a 480 milioni nel 2018 e nel 2020 per 960 milioni complessivi. Il ridimensionamento del fondo per la riduzione della pressione fiscale varrebbe 377,9 milioni per il 2018, 377,9 milioni per il 2019 e 507,9 milioni per il 2020 per un totale di 1,2 miliardi. Le nuove disposizioni in materia di giochi varrebbero in totale 421,2 milioni (rispettivamente 120 milioni 150,6 milioni e 150,6 milioni).

Si chiude con le voci che riguardano le detrazioni per spese relative alla ristrutturazione edilizia o alla riqualificazione energetica: un “pacchetto” che porterebbe a un incremento di gettito, rispettivamente, per 145,3 milioni, 703,7 milioni e 4,3 milioni per un totale di 853,3 milioni. I cosiddetti “effetti riflessi” derivanti dai rinnovi contrattuali e dalle nuove assunzioni porterebbero a maggiori entrate per 1,02 miliardi, 1,08 miliardi e 1,1 miliardi (per complessivi 3,2 miliardi). Il differimento al 2018 dell’entrate in vigore della nuova Iri (imposta sui redditi) varrebbe 5,3 miliardi nel 2018, 1,4 miliardi nel 2019 e 23,2 miliardi nel 2020 per un totale di 6,8 miliardi in più di tasse. Altri 4,04 miliardi complessivi, nel triennio in esame, sarebbero legati all’imposta sostitutiva sui redditi da partecipazione delle persone fisiche: 1,2 miliardi nel 2018, 1,4 miliardi nel 2019 e 1,4 miliardi nel 2020. Vi sono, poi, altre 11 voci, piccole misure e interventi vari, che insieme – dice ancora Unimpresa – comporterebbero 5,4 miliardi aggiuntivi di entrate nel triennio.

 

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