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Gli startupper di successo sono molto più vecchi di quanto credi

Una scena tratta dal film “Gli stagisti” (2013)

Da Mark Zuckerberg che creò Facebook poco più che ventenne, a Evan Spiegel, fondatore di Snapchat e tra i più giovani miliardari under 30 del mondo: nell’immaginario collettivo (e stereotipato) la figura dello startupper in Silicon Valley è tendenzialmente un giovanissimo imprenditore di successo, tipicamente nerd informatico. Ma un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori americani della National Bureau of Economic Research – Pierre Azoulay, Benjamin Jones, J. Daniel Kim e Javier Miranda – basato sui dati ufficiali dell’U.S. Census Bureau, ha analizzato il fenomeno delle imprese innovative e ha sfatato questo mito. L’età media di un fondatore di startup con almeno un dipendente – emerge dallo studio – è di 41,9 anni. Se invece si prendono in esame le startup di successo con crescita più alta (che rappresentano lo 0,1% del totale), l’età media si alza fino ai 45 anni.

I ricercatori si sono concentrati anche sulle variazioni a livello geografico e settoriale, trovando però poche differenze significative tra le sottocategorie. Ad esempio, nell’industria petrolifera l’età media dei fondatori è di 51,4 anni, mentre si scende sotto i 40 anni solo quando l’azienda riceve il finanziamento dai venture capital, dove l’età media dei fondatori è di 38,7 anni.

“Nel complesso”, si dice ancora nel report, “vediamo che i fondatori più giovani appaiono fortemente svantaggiati nel creare aziende con maggiori tassi di crescita”. E ancora: “Le precedenti esperienze nel settore specifico portano percentuali molto maggiori di successo imprenditoriale. Queste scoperte respingono le ipotesi comuni che enfatizzano la giovinezza come tratto chiave degli imprenditori di successo”. Un quadro confermato anche dalla situazione italiana, dal momento che studi recenti hanno evidenziato come il profilo dello startupper sia meno giovane di quanto comunemente si tende a pensare: chi lancia una neoimpresa innovativa nel nostro Paese ha in media 43 anni.

Ma allora, si chiedono i ricercatori statunitensi, come mai la maggior parte degli investitori istituzionali si concentra su progetti di giovani fondatori, statisticamente quindi più votati all’insuccesso? Gli autori ipotizzano che il motivo potrebbe essere ricondotto al fatto che i giovani abbiano più bisogno di finanziamenti esterni nella fase iniziale. O ancora meglio: considerando che i venture capital sono alla ricerca di alti rendimenti (che non sempre equivalgono a una crescita elevata dell’azienda), potrebbero essere portati a investire nei giovani perché questi ultimi tendono a “vendere” la loro idea a prezzi inferiori. Inoltre, i fondatori più anziani sfruttano le proprie reti di contatto e dispongono di una maggiore ricchezza personale per potersi finanziare autonomamente. Senza considerare che non sempre l’industria del venture capital segue le decisioni razionali o statisticamente rilevanti, così come il nostro cervello spesso si basa su stereotipi e pregiudizi.

In ogni caso, sembra che la ricerca sia coerente con le altre teorie secondo cui le risorse necessarie per diventare imprenditori di successo – come il capitale umano, finanziario e sociale – si accumulano con l’età. In futuro, conclude lo studio, si dovranno analizzare anche altri tratti peculiari dell’individuo, e come essi possano incidere sul successo imprenditoriale.

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