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La startup che vuole venderci lo “smartphone delle cuffie”

Kevin Hart, partner of Muzik One, promuove le cuffie a Times Square.

Articolo tratto dal numero di Forbes USA del 31 maggio 2018

L’atmosfera al quartier generale sito a West Hollywood di Muzik – la compagnia dietro l’autoproclamato “smartphone delle cuffie” – è, come si conviene, da pura startup. L’unica sicurezza che si nota sembra essere uno squadrone di cagnolini che gironzola per l’open space. Sulla terrazza, il quarantunenne fondatore e ceo di Muzik, Jason Hardi, si trova su una sedia di vimini; i suoi avambracci sono coperti da tatuaggi, ma è il nome sulla sua maglietta che distingue l’azienda dai suoi confratelli: Kering, il gigante europeo del lusso che gestisce marchi come Gucci, Saint Laurent e Balenciaga.

La svolta fashion di Hardi rappresenta un nuovo capitolo per la sua compagnia, che ha compiuto sei anni: Francois-Henri Pinault, il rampollo miliardario presidente di Kering, ha fornito circa la metà dei più di 70 milioni di dollari raccolti nel round di finanziamenti di Muzik questa primavera. Pinault è indubbiamente il nome più significativo di una rosa di investitori con provenienze che spaziano dallo sport (Michael Jordan, Ndamukong Suh) al mondo dello spettacolo (Drake, Kevin Hart), fino ai discorsi motivazionali (Tony Robbins). L’idea: sposare le cuffie connesse di Hardi – che permettono agli utenti di condividere musica via Twitter e Spotify, due dei primi partner – con il prestigio di Kering e creare una versione aggiornata in senso luxury della linea Beats by Dr. Dre.

“Non volevamo essere solo smart, volevamo essere sexy”, racconta Hardi. “Pensiamo che essere smart sia sexy. Non volevamo che le persone continuassero a guardare in basso, con le facce sui loro smartphone: le volevamo a testa alta”.

Jason Hardi, fondatore di Muzik.

La creatività di Hardi, un inventore seriale, è la prima lusinga per gli investitori che stanno scommettendo sulla sua tecnologia. Ha ottenuto più di 30 brevetti e 16 marchi registrati negli Stati Uniti per qualsiasi cosa, dagli aurucolari ai chip elettronici per animali domestici, e ha un’altra cinquantina di brevetti in corso nel mondo. Hardi ha disegnato personalmente il primo modello offerto dalla sua compagnia, le cuffie da 300 dollari Muzik One, che hanno vinto diversi premi al Ces e sono andate esaurite in una prima vendita in edizione limitata nel 2016.

La recente infusione di cash di Hard – così come i suoi investitori all-star – dovrebbero dare a Muzik le munizioni di cui ha bisogno per approdare nel mainstream con un’ambiziosa serie di collaborazioni. La prima: una cuffia co-brandizzata con Gucci, che uscirà nel corso dell’anno, oltre ad altri progetti in corso con Pinault e i suoi brand Kering.

“Ho deciso di investire in Muzik perché Jason e io condividiamo la stessa visione di ciò che la connettività e la tecnologia possono portare alla creatività”, dice Pinault. “I prodotti e i software Muzik hanno l’abilità di combinare in modo unico il meglio della musica, del controllo vocale, delle caratteristiche video e del design”.

Hardi ha iniziato ad armeggiare con la wearable technology da giovanissimo. Nato a Los Angeles, figlio di un contabile e una casalinga, quando aveva dieci anni la sua famiglia si è trasferita nell’Upper East Side newyorkese. Per affrontare dei problemi al ginocchio che gli sono venuti poco dopo, ha creato un sistema di imbragature che gli permettono di alzare le gambe abbastanza da distenderle in modo appropriato.

Michael Jordan a Hollywood, California.

Al college, dopo aver abbandonato una carriera da tennista universitario alla North Carolina State, si è dedicato alla sua laurea in Finanza e marketing, trovando casa nella zona di Raleigh dopo averla conseguita. Nei primi anni del Duemila ha lanciato creazioni tra cui OurWorldMusic.com, una piattaforma per caricare e condividere file audio, NovaDine, un servizio per ordinare cibo online, e Worldwide Pet Products, che forniva addestramento e dispositivi elettronici per gli animali.

Hardi ha avuto la sua prima salita alla ribalta nel 2010, quando 50 Cent l’ha invitato a lavorare alla sua linea di cuffie wireless, Sms (“Studio Mastered Sound”)  Audio. Il duo si è amichevolmente separato nel 2012, e Hardi ha venduto le sue partecipazioni nella società. Non ha dato cifre precise, limitandosi a specificare che “non è stato il primo milione” che ha fatto.

Hardi ha usato un approccio concreto per Muzik: ha scolpito prototipi di cuffie usando l’argilla, la fascia aggiustabile che aggira con grazia ogni auricolare, assicurandosi che l’oggetto si adatti in modo confortevole a ogni cranio. Ha anche disegnato lui stesso il logo della compagnia, la lettera “M” deformata per assomigliare a un paio di cuffie, e poi se l’è tatuato sul polso.

La nuova linea di cuffie Muzik.

“Muzik è davvero stato il culmine di molte delle mie esperienze passate, che si tratti di creare hardware, smart hardware o piattaforme”, dice Hardi. “Non ho mai veramente capito perché le cuffie dov’essero essere una periferica non-smart”.
La visione di Hardi era costruire uno smartphone per la testa. Dopo che Beats è stata venduta ad Apple per 3 miliardi di dollari nel 2014 e Fitbit si è quotata in Borsa l’anno seguente, gli investitori in cerca della prossima miniera d’oro del tech indossabile hanno entusiasticamente investito soldi in Muzik: la star dell’Nba Chris Paul ha investito per prima nel 2015, seguita dal braccio di venture capital di Twitter e dal manager di Microsoft Steve Guggenheimer nel 2016, da Michael Jordan e Pinault lo scorso autunno, e da Robbins e Suh all’inizio dell’anno.

“La tecnologia è la nuova avanguardia della moda”, Robbins dice della sua fede in Muzik, “e credo che vedremo sempre più cose del genere”. Certamente, Muzik non è la prima compagnia che produce cuffie a unire audio e fashion. Beats ha collaborato con Balmain, Fendi e Alexander Wang. Ma quelli erano esperimenti una tantum, non una connessione permanente a un gigante del lusso come Kering.

Hardi crede che il viaggio di Muzik andrà ben oltre la messa in commercio di prodotti il cui primo utilizzo è riprodurre musica. In tempi in cui indossare un paio di cuffie stilose pressoché dappertutto è diventato socialmente accettabile – se non trendy – Hardi e i suoi investitori credono che sia arrivata l’ora di sostituire allo smartphone un paio di cuffie tecnologicamente pronte, o almeno di aumentare le capacità dei nostri telefoni.

“Stiamo costruendo ciò che alla fine potrebbe risultare la periferica connessa più potente del mondo”, dice. “Dialogherà con ogni applicazione. Avrà strumenti che gli sviluppatori possono usare per fare leva sulla tecnologia interna”. E ora alcuni dei nomi del luxury più ambiti del mondo sono pronti a imbellettare l’esterno, a partire dalla prima nuova linea Muzik in uscita quest’estate. Forbes stima che i recenti ricavi annuali della compagnia si sono mantenuti attorno ai 2 milioni di dollari; fonti interne si danno obiettivi “a otto zeri” per l’anno che verrà. Ma i consumatori sborseranno centinaia di dollari per una cuffia relativamente sconosciuta soltanto per un branding ricercato, e per una tecnologia che hanno già nel loro smartphone? “Non è detto, per me, che le persone vorranno tutte queste feature in un paio di cuffie, o che sapranno usarle”, ha detto l’analista del settore consumer tech Ben Arnold di Npd Group. “È ancora un po’ troppo presto”. E a una settantina di milioni di dollari “smart” piace il suono di queste parole.

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