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Perché il taglio dei vitalizi è qualcosa di più di un vessillo anti-casta

Merchandising del Movimento 5 Stelle.

Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha presentato ieri la delibera sul taglio dei vitalizi dei deputati. Ne saranno colpiti in 1338 (si salirebbe a 2.600 circa con i senatori) con un risparmio all’anno stimato in 40 milioni per i soli deputati (80 milioni, si stima, comprendendo anche gli ex inquilini di Palazzo Madama).

Un gesto simbolico? Un nulla nel mare magnum di una spesa pubblica che ogni anno è comunque pari a 850 miliardi?

Non proprio. E non solo perché banalmente si darebbe forza al principio di equità di trattamento tra cittadini ed eletti. Quello iniziato può essere infatti inquadrato non come un semplice taglio dei costi, ma come una razionalizzazione del sistema previdenziale dell’intera classe politica.

Già nel 2012 il parlamento aveva approvato una radicale riforma – tra le pieghe della riforma Fornero – che equiparava gradualmente il trattamento previdenziale degli onorevoli a quello dei lavoratori ordinari. Per i parlamentari eletti dopo la riforma, il trattamento previdenziale viene così calcolato sulla base dei contributi versati durante gli anni di mandato con un sistema analogo a quello utilizzato dall’Inps per le pensioni ordinarie. Rimanevano esclusi da questo regolamento i parlamentari eletti dopo il 2012. In virtù di ciò, il peso dei diritti acquisiti continuerebbe dunque a gravare sui bilanci delle due camere ancora per molti anni: per la precisione, per gli importi che l’Inps ha riassunto nella tabella seguente:

La spesa previdenziale per gli ex parlamentari (dati in milioni di euro).

Se nulla cambiasse quindi occorrerebbe considerare il prolungarsi della spesa negli anni. Di quanto? “Secondo le stime Inps”, scriveva Simone Ferro su Lavoce.info nel 2016, “tenendo conto delle spese in reversibilità, i vitalizi maturati con le regole vigenti prima del 2012 saranno definitivamente esauriti intorno al 2060; solo a partire da tale data il sistema di previdenza dei deputati sarà pienamente contributivo. Attualizzando la differenza per gli anni a venire tra la spesa del sistema vigente e la spesa stimata sotto l’ipotesi di un ricalcolo contributivo immediato, otteniamo un risparmio totale di circa 1 miliardo e 260 milioni di euro”.

Numeri che di simbolico, a questo punto, hanno ben poco. Tanto che, concludeva Ferro: “L’introduzione dei principi contributivi nel sistema dei vitalizi quindi non solo avvicinerà il trattamento previdenziale dei parlamentari a quello dei lavoratori rendendo la spesa più sostenibile, ma consentirà di avere un sistema più equilibrato e razionale”.

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