di Russell Flannery, Forbes Staff
Il produttore cinese di smartphone Xiaomi ha sofferto nel debole debutto alla Borsa di Hong Kong, tra preoccupazioni per la sua valutazione e le prospettive di guadagno. Lo sbarco in Borsa tuttavia ha certificato formalmente tre nuovi miliardari suoi fondatori.
Xiaomi ha chiuso la giornata a 16,80 dollari di Hong Kong, in calo di 20 centesimi dal suo prezzo Ipo di 17 dollari HK. Al prezzo di chiusura, il ceo Lei Jun, che già faceva parte della Forbes Billionaires List, ha più di 14 miliardi di dollari di ricchezza derivanti dalla sola Xiaomi. Il presidente della società, Lin Bin, cittadino degli Stati Uniti che risultava membro della Forbes Billionaires List nel 2015 e nel 2016, era a 5,3 miliardi di dollari. I tre nuovi miliardari sono il vicepresidente senior Hong Feng, con un patrimonio di 1,4 miliardi di dollari, Li Wanqiang, chief brand officer, con un patrimonio di 1,4 miliardi dollari, e, infine, il co-fondatore Wong Kong Kat, con 1,3 miliardi di dollari. Gli altri tre co-fondatori, invece, sarebbero ancora al di sotto della soglia: Liu De, Wang Chuan e Zhou Guangping.
Jun, sommando i suoi beni non derivanti da Xiaomi, avrebbe un patrimonio stimato di 15,6 miliardi di dollari, al di sotto di altri imprenditori tech cinesi come Pony Ma di Tencent e Jack Ma di Alibaba. La Cina è già al secondo posto dopo gli Stati Uniti come Paese di origine della maggior parte dei miliardari del mondo. Le sfide future di Xiaomi includeranno le vendite dell’hardware in patria e all’estero, la sua capacità di espandersi nei servizi e la sua redditività. Jun, che nel corso degli anni è stato paragonato a Steve Jobs, è stata l’uomo d’affari dell’anno di Forbes Asia nel 2014.
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