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Il Nobel italiano della matematica racconta cosa gli ha cambiato la vita

Alessio Figalli, 34 anni.

Il matematico Alessio Figalli è medaglia Fields. Il giovane scienziato italiano, ex allievo della Scuola Normale Superiore e dal 2016 professore all’ETH di Zurigo, ha ricevuto il riconoscimento più ambito per i matematici, considerato l’equivalente del Premio Nobel, durante la cerimonia di apertura del ventottesimo International Congress of Mathematicians, che si tiene in Brasile, a Rio De Janeiro, dal primo al 9 agosto.

Alessio Figalli è stato allievo del Corso ordinario della Scuola Normale dal 2002 al 2006, e del Corso di perfezionamento nel 2007. Agli anni che hanno plasmato la sua figura di ricercatore, lo stesso Figalli ha dedicato uno scritto pubblicato sul sito dell’ateneo pisano. Lo riportiamo di seguito.

“Dedico questa medaglia anche ai miei maestri”

“La medaglia Fields premia la continuità di un lavoro che si è protratto nel tempo a partire dall’anno della laurea a Pisa e del dottorato di ricerca tra Pisa e Lione. Ci sono stati incontri fondamentali nella mia vita che hanno determinato lo svolgersi della mia carriera. Il primo è stato con il professor Antonio Corbo Esposito dell’Università di Cassino, conosciuto ai tempi delle olimpiadi di matematica durante il liceo. Fu lui che mi spinse a partecipare nell’estate del 2002 al concorso di ammissione della Classe di Scienze della Normale. Lo feci con poche aspettative, anche perché venivo da una formazione prettamente umanistica, ma quando vidi affisso nella bacheca del Palazzo della Carovana l’elenco degli studenti ammessi alla Normale con il mio nome, l’emozione fu così tanta che compresi che avrei voluto essere quello, nella vita. Un matematico.

Alla Normale il professor Luigi Ambrosio è stato fondamentale: la sua vicinanza, le conversazioni che iniziavano in aula e si protraevano a mensa e poi nel suo studio hanno pian piano indirizzato i miei interessi di ricerca. Ambrosio c’era sempre, e la sua sollecitudine e stima hanno contribuito a irrobustire la consapevolezza in me stesso che stava germogliando. Poi è stato decisivo l’incontro con il professor Albert Fathi della Normale di Lione, venuto a Pisa per due mesi nel 2004 come professore in visita alla Scuola Normale. Fu lui che mi suggerì di completare il mio percorso di dottorato in Francia e quello è stato il trampolino di lancio di tutta la mia carriera.

Alla Scuola Normale l’anno più difficile fu il primo, perché mi mancava gran parte delle conoscenze scientifiche per stare al passo con le lezioni. Ricordo in particolare la difficoltà nel seguire il corso di Fisica. Ma, una volta colmato il gap nozionistico, tutto è andato più in discesa. Vivevo h24 in completa simbiosi con un ambiente in cui si parlava quasi esclusivamente di scienza e cultura. La cosiddetta vita collegiale della Scuola Normale è stata decisiva per impostare un’attitudine al piacere della ricerca e del lavoro che sono un tratto caratteristico anche della mia impostazione attuale.

Naturalmente il seme di questa impostazione lo hanno depositato i miei genitori, l’uno professore universitario di ingegneria, l’altra insegnante di latino e greco in un liceo classico. Ma essere esposto alla matematica, alla competizione e al confronto tutti i giorni come avviene alla Scuola Normale ha prodotto in me un cambio di marcia sorprendente. Ho scoperto che la pressione non mi disturba, anzi mi stimola e raddoppia le mie energie. Dedico la Medaglia Fields anche a questo ambiente e alle persone che hanno contribuito a formarmi”.

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