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L’italiano alla guida di Jumia, l’Amazon del Continente Nero

Massimiliano Spalazzi è co-ceo per le emerging countries della divisone ecommerce di Jumia

Articolo tratto dal numero di agosto di Forbes Italia. 

di Chiara Merico

Dagli studi in Bocconi al timone del primo unicorno online africano: è la storia di Massimiliano Spalazzi, che a poco più di 30 anni è il co-ceo per l’ecommerce di Jumia, il più grande sito web di vendite del continente nero. Fondato a Lagos, in Nigeria, nel 2012, il gruppo si è rapidamente affermato in vari settori, tra i quali il commercio online, dove punta a diventare l’Amazon africana.

Di cosa ti occupi in Jumia e come ci sei arrivato?
Sono co-ceo per le emerging countries della divisione ecommerce di Jumia: copro sette nazioni sulle 12 che seguiamo in totale, quelle che hanno il maggior potenziale di crescita: Ghana, Camerun, Senegal, Algeria, Tunisia, Tanzania e Uganda, mentre Nigeria, Kenya, Egitto, Costa d’Avorio e Marocco sono i Paesi più affermati. Nel 2012 mi sono unito a Rocket Internet, global venture developer presente in tutto il mondo, e avevo seguito il primo progetto in Australia. Al ritorno mi è stata proposta l’opportunità di trasferirmi in Sudafrica, ma poi con mia grande sorpresa, mi hanno comunicato che avrei dovuto spostarmi in Nigeria. All’inizio pensavo di fermarmi solo tre mesi, ma poi mi sono innamorato di questo Paese. La Nigeria è un posto completamente diverso da tutti quelli in cui avevo vissuto prima, tra cui la Cina. Al primo impatto mi ha fatto paura, non mi sentivo a mio agio. Ma dopo pochissimo la sensazione è svanita: qui si percepisce che c’è voglia di fare, è un posto dal grande potenziale. Nel Paese c’è un’energia incredibile, l’economia sta letteralmente esplodendo. Alla fine in Nigeria sono rimasto per quattro anni.

Un rider di Jumia. In Nigeria Express ha più veicoli di DHL

Perché hai deciso di puntare sull’ecommerce?
Già nel 2012, con l’affermazione di Amazon, Zalando, Alibaba, era chiaro che l’ecommerce avrebbe cambiato il modo di fare shopping. Questo è vero a maggior ragione in Africa, dove c’è un centro commerciale ogni 60mila abitanti. Per intenderci, negli Stati Uniti il rapporto è di uno ogni 400. È logico che l’ecommerce rappresenta la risposta a tanti problemi del consumatore medio.

Come funziona il modello di business di Jumia e quali sono i suoi punti di forza?
Jumia è un controlled marketplace, una piattaforma virtuale in cui clienti e venditore si incontrano. Noi ci prendiamo cura di entrambi. Il nostro profitto deriva principalmente dalle commissioni sui prodotti, dalla logistica e dalle partnership di marketing. Il pagamento avviene in contrassegno: come gruppo abbiamo anche la divisione logistica di Jumia (Jumia Express ndr), che è un marketplace per società di trasporti e si occupa delle consegne in tutte le nazioni in cui operiamo. In Nigeria, Jumia Express ha più veicoli di DHL. Per questo il processo di cash&delivery è sicuro. Evitiamo, però, di consegnare in posti poco raccomandabili.

Con una capitalizzazione di oltre un miliardo di dollari, siete l’unico “unicorno” online africano. Cosa significa per voi?
Si tratta di un grande traguardo, che premia il lavoro fatto in questi cinque anni. Ci rende orgogliosi e ci apre molte porte. Crescere ci permette, infatti, di svilupparci più in fretta e attrarre più talenti. La valutazione di un miliardo di dollari è poco rispetto alle potenzialità di un continente come l’Africa, le nostre ambizioni sono più grandi.

Jumia è il più grande sito web di vendite africano

Come vedi le prospettive dell’ecommerce in Africa nei prossimi anni?
Ci sono vari aspetti da analizzare. Innanzitutto, l’assenza del settore retail, che in Africa non riesce a soddisfare le esigenze della popolazione: in questo, l’ecommerce può solo aiutare. Poi c’è l’aspetto demografico: attualmente in Africa vivono 1,2 miliardi di persone, che diventeranno due miliardi e mezzo entro il 2050. Si tratta per la maggior parte di giovani, l’età media è di 20 anni. Molti sono ambiziosi e tech savvy, cioè abituati a usare le nuove tecnologie, grazie anche alla diffusione di cellulari a basso costo e alla crescente penetrazione di Internet. L’Africa è un mercato gigante e dall’immenso potenziale.

Cosa consiglieresti a chi volesse seguire le tue tracce?
Di chiamarmi! Stiamo assumendo molte persone. E poi di seguire le proprie passioni e approfondirle, senza porsi limiti legati alla geografia.

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