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Cos’è Farfetch, l’e-tailer degli atelier che ha fatto impazzire Wall Street

La tecnologia va ancora di moda in Borsa. Come ha dimostrato l’ultima offerta pubblica di uno dei protagonisti del commercio elettronico. Il debutto, ieri, sul New York Stock Exchange della piattaforma inglese per la vendita online di abbigliamento griffato Farfetch ha segnalato quanta fame esista per un mercato, quello dell’e-commerce di beni di lusso, il cui valore è stimato in 307 miliardi di dollari nel 2017 e a 446 miliardi nel 2025. Il titolo Farfetch ha chiuso la prima giornata di contrattazioni con un rialzo del 42%  (a 28,45 dollari, ma ha superato anche i 30). Con lo sbarco in Borsa la società ha raccolto 885 milioni di dollari, raggiungendo una valutazione di mercato pari a 5,8 miliardi di dollari.

Farfetch è stato uno dei primi operatori, insieme all’italiana Yoox, a muoversi nell’arena dell’e-commerce dell’abbigliamento firmato, guadagnando così un rilevante vantaggio competitivo.  Fondata nel 2007 dal portoghese José Neves, al 31 marzo il marketplace ospitava oltre 2.900 marchi di lusso (con il 98% di essi ha stretto una relazione esclusiva) tra proposte di abbigliamento, borse, accessori e calzature. Il tutto con partner in 190 Paesi, una piattaforma online in 12 lingue e diverse modalità di spedizione come la consegna in giornata e un servizio che permette di ricevere l’ordine effettuato in soli 90 minuti. La società, che nel corso degli anni ha ricevuto investimenti da gruppi come Condé Nast, ha dichiarato che utilizzerà i proventi derivanti dall’emissione di nuove azioni per finanziare la crescita e possibili acquisizioni. Una espansione piuttosto rapida, quella del rivenditore britannico, che oggi conta poco meno di un milione di clienti attivi (935.772) e ricavi nel 2017 per 386 milioni, con un tasso di crescita del 60% rispetto all’anno precedente.

Farfetch può anche contare sul supporto del gigante cinese del retail JD.com, che nel 2017 ha varato un’iniezione di capitale per 397 milioni di dollari, e Temasek, società di investimenti con base a Singapore. In un momento in cui il business della vendita online è in una fase di pieno boom, Farfetch ha deciso di scommettere sulle collaborazioni strategiche. Come la partnership con Chanel per offrire ai clienti un’esperienza digitale personalizzata in boutique, o quella con Burberry, che ha portato l’intero inventario del brand online, e con Harvey Nichols per accelerare la vendita online della catena inglese. Senza dimenticare la recente acquisizione del player digitale cinese CuriosityChina per consentire alle sue aziende partner di crescere più velocemente nel mercato asiatico.

Inoltre, Farfetch può contare su una solida tecnologia, come quella del sistema “Black & White Solutions”, che permette ai marchi di attivare un canale web nel portale Farfetch e di avere un supporto a 360 gradi nella gestione operativa dei pagamenti, nella protezione dalle frodi e in generale nel supporto logistico. O come la unit “Store of the Future”, creata con lo scopo di coniugare il mondo digitale con il retail fisico (vedi l’accordo con Chanel).

Farfetch, in sostanza, ha svolto il ruolo di una community capace di portare maison del lusso come Valentino e Dior a investire per rafforzare le loro performance digitali. Con un ingrediente vincente: lo speciale “potere di connessione” che simili player sono in grado di stabilire con il consumatore finale.

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