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Cosa merita di essere visto alla prossima Artissima

ChertLudde Fudakowski Continuouslessness 2011

Novembre è alle porte e il mondo dell’arte contemporanea si sposta tutto lì, ad Artissima. Giunta alla venticinquesima edizione, la fiera (l’unica in Italia interamente dedicata alla produzione contemporanea) torna dal 2 al 4 novembre negli spazi dell’OVAL di Torino con la curatela di Ilaria Bonacossa, per la seconda volta alla guida della kermesse.

Ad attendere gli oltre 50.000 visitatori saranno 195 gallerie provenienti da trentacinque Paesi del mondo: numeri che imprimono un carattere più che internazionale ad Artissima, frequentata da collezionisti ed esperti provenienti da ogni angolo del globo. Un appuntamento, tra l’altro, che si ingrandisce di anno in anno: tra le novità di questa edizione – che festeggia il venticinquesimo anniversario della fiera con il tema Time is on our side, una riflessione sul concetto di tempo come flusso dinamico e motore del cambiamento – c’è la sezione SOUND, dedicata alle indagini sonore. Un riconoscimento, quello della valenza artistica della produzione musicale contemporanea, con cui la fiera vuole stimolare un dibattito sulle nuove traiettorie della ricerca artistica internazionale.

De Stefani, Dry Landscape (Babylon Beach) – 2018 (categoria New Entry)

La sezione, che verrà allestita presso gli spazi ex industriali delle OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino, presenterà 16 progetti monografici dedicati al suono e sarà curata da Yann Chateign Tytelman, curatore e critico d’arte di Berlino insieme a Nicola Ricciardi, direttore artistico delle OGR. Accanto a SOUND, saranno presenti altre sette sezioni: Main Section, che raccoglie le gallerie più rappresentative del panorama artistico mondiale, New Entries, riservata alle gallerie emergenti sulla scena internazionale; Dialogue, dedicata a progetti specifici in cui le opere di due o tre artisti vengono messe in stretta relazione tra loro; Art Spaces & Editions, che ospita gallerie specializzate in edizioni e multipli di artisti, project space e spazi no profit; Present Future, piattaforma dedicata ai talenti emergenti; Back to the future, che ogni anno riscopre alcuni dei pionieri dell’arte contemporanea (quest’anno ci si concentrerà sul periodo 1980 – 1994); e Disegni, focalizzata sulla pratica del disegno.

Canepaneri Costa, Araldica Indios, 1989 (categoria Back to the future)

All’interno degli spazi fieristici verrà poi allestita una mostra: quest’anno sarà la volta di Carol Rama_100 anni di seduzione, percorso espositivo nato dalla collaborazione con Fondazione Sardi per l’Arte che celebra i 100 anni dalla nascita della pittrice torinese. Tra le altre novità, l’Artissima Experimental Academy, un laboratorio sui nuovi linguaggi dell’arte e della musica che si concretizzerà con il progetto DAF Struttura, dedicato al suono come forma d’arte instabile e scultorea, la cui curatela è stata affidata a Zasha Colah, curatrice indipendente e cofondatrice di Clark House Initiative, a Mumbai. A dirigere la serie di incontri e di sperimentazioni sonore sarà invece una delle figure chiave della musica elettronica tedesca degli anni ’90: Jan St. Werner, fondatore del gruppo Mouse on Mars e visiting lecturer presso il dipartimento di Arts Culture and Technology del MIT. Decisamente meno sperimentale, ma dalla grande valenza storica, è invece il progetto Alfabeto Treccani, un racconto enciclopedico per immagini dell’arte italiana contemporanea attraverso una serie di multipli d’arte concepiti per l’occasione da artisti italiani di diverse generazioni.

Grande attenzione sarà poi rivolta agli artisti emergenti grazie a sette premi internazionali: il Il Campari Art Prize, Il Premio Ettore e Ines Fico, L’OGR Award, Premio Refresh Irinox, Il Premio illy Present Future, Il Premio Sardi per l’Arte Back to the Future e il nuovo The EDIT Dinner Prize.

Come ogni anno, infine, Artissima sarà accompagnata da un concerto di mostre, fiere ed eventi collaterali che compongono il cartellone della Contemporary Art Week.

Al Castello di Rivoli andrà in scena Cally Spooner, Everything Might Spill (dal 2 novembre al 6 gennaio 2019), dedicata all’opera dell’artista inglese Cally Spooner, Vincitrice del Premio illy Present Future 2017. Curata da Marianna Vecellio, presenta le riflessioni dell’artista sull’erosione sociale dettata dalle nuove tecnologie: attraverso opere in equilibrio tra scrittura, suono e film, Spooner focalizza la propria ricerca artistica sul modo in cui “l’avanzato apparato tecno-capitalista minaccia di drenare la vita attraverso l’ottimizzazione degli affetti, dei corpi e del linguaggio”, compiendo una serie di indagini sulle trasformazioni della società contemporanea.

Reading Room Lim Rubbish FAMzine, 2013 (categoria Art & Space Editions)

Alle OGR – Officine Grandi Riparazioni, oltre alla sezione SOUND di Artissima, avrà luogo L’atteso, prima mostra personale in un’istituzione italiana dell’artista inglese Mike Nelson, diventato celebre verso la fine degli anni ’90 per le sue imponenti opere che esploravano i relitti culturali della modernità. Curata da Samuele Piazza, la mostra consiste in un’installazione monumentale che trasformerà gli ambienti ex industriali delle OGR in uno scenario straniante e a tratti apocalittico – fatto di macerie accatastate, carcasse di automobili e cartelloni pubblicitari –  in cui i visitatori potranno creare il proprio percorso individuale, interagendo con gli oggetti esposti. Un’immersione nel mondo sconnesso e angoscioso di uno degli artisti più acclamati della sua epoca.

Saranno invece quattro, e tutte femminili, le mostre personali della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo: Lynette Yadiom. Boakye (dal 2 novembre al 20 gennaio 2019), dedicata all’artista di origine ganese e alla sua arte pittorica incentrata sulla questione dell’identità nella rappresentazione della figura umana; Rachel Rose. Wil-O-Wisp (dal 2 novembre fino al 30 marzo 2019), che presenterà in anteprima europea la videoinstallazione Wil-O-Wisp sulla persecuzione delle “streghe” nell’Inghilterra del ‘500; Andra Ursuta.Vanilla Isis (dal 2 novembre fino al 30 marzo 2019), che attraverso sculture e installazioni metterà in scena la visione del rapporto tra estremismo e cultura popolare dell’artista romana di stanza a New York; e Monster Chetwynd. The Owl with the Laser Eyes, dedicata all’artista britannica Monster Chetwynd, un’indagine stroboscopica della relazione tra arte e teatro che attraverserà performance, scultura, pittura, installazioni e video.

Isabella Van Den Eynde (categoria Dialogue)

Si prosegue poi alla Fondazione Merz, dove è allestita Shkrepëtima (fino al 3 febbraio 2019), personale dell’artista kosovaro Petrit Halilaj, classe 1986, vincitore della seconda edizione del Mario Merz Prize. La mostra, curata da Leonardo Bigazzi, giunge a Torino in seguito a una performance tenutasi nel luglio 2018 presso le rovine della Casa della Cultura di Runik, nel Kosovo, e a una mostra presentata questa estate al Zentrum Paul Klee di Berna. Il lavoro di Halilaj si concentra sul ruolo dell’arte nell’evoluzione della memoria: in seguito alla sua performance, la Casa della Cultura – oggi in stato di completo abbandono – è stata inserita dal Ministero della Cultura del Kosovo tra i beni di interesse nazionale e verrà restaurata. Negli spazi di Fondazione Merz vengono ricontestualizzate le scenografie, i costumi e gli oggetti di scena della sua performance.

Di tutt’altro genere, invece, la proposta dello spazio coworking ed eventi Toolbox, che parallelamente ad Artissima ospiterà la terza edizione di Dreamers (dal 1° al 4 novembre), fiera dedicata alla moda indipendente e di ricerca. Tema di quest’anno sarà il concetto di “Re-Wear”, con 44 “slow brand” che presenteranno prodotti ecosostenibili come sete cruelty free, ricami in paillettes creati da gusci di cozze e vecchi CD, tessuti riciclati dalla plastica raccolta nel Mediterraneo. Ideato e curato da Barbara Casalaspro e Ludovica Gallo Orsi, Dreamers sarà una sinfonia di workshop, incontri, percorsi espositivi e performance che intrecceranno le storie di stilisti, designer, artigiani, produttori e atelier. Una lente di ingrandimento sulla moda virtuosa che accende i riflettori sulla produzione sartoriale eticamente corretta, ancora troppo spesso nell’ombra.

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