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Così Milan e Inter lanciano il guanto di sfida alla Juventus

Stadio San Siro di Milano. (Getty Images)

(notizia aggiornata alle ore 12.45 del 14 dicembre)

La svolta di Milan e Inter con la decisione di costruire un nuovo stadio. L’arrivo di Beppe Marotta nel club nerazzurro (oggi l’ufficializzazione). La decisione del fondo Elliott di rinunciare a un orizzonte temporale per l’investimento in quello rossonero. Tre mosse che indicano chiaramente come la Milano calcistica abbia deciso di lanciare un guanto di sfida allo strapotere finanziario e di risultati della Juventus. Cerchiamo di capire se e come l’obiettivo potrà essere centrato.

Mind the gap
La frase resa celebre dalla metropolitana di Londra, per avvertire i passeggeri della distanza tra la banchina e le porte del treno, è diventato un vero e proprio mantra per i top manager dei due club meneghini, spronati dai rispettivi patron a colmare quanto prima le distanze economiche per tornare competitivi sul fronte sportivo. Per loro tifano anche i tifosi delle altre squadre di Serie A, e gli appassionati di calcio in generale, stanchi dopo i sette scudetti consecutivi dei bianconeri.

Ai blocchi di partenza la sfida appare ardua. Il club bianconero ha chiuso il bilancio 2017/18 con un fatturato al netto delle plusvalenze di 402 milioni di euro (in calo di 9 milioni sull’anno precedente), mentre quello nerazzurro è arrivato a 288 milioni (da 269 milioni). La differenza resta importante, ma si è assottigliata sensibilmente. Il Milan è passato nell’ultimo anno da 213 a 220 milioni, un progresso contenuto, ma quasi miracoloso a considerare l’andamento sportivo del club e le difficoltà riscontrate dal vecchio proprietario Yonghong Li.

Rivoluzione ai piani alti
Il passaggio di testimone dall’oscuro imprenditore cinese al fondo Elliott di Paul Singer è avvenuto per forza di cose, quando il primo non ha rimborsato una rata del debito contratto con il finanziere statunitense. Singer è stato presentato da gran parte dei media italiani come uno speculatore finanziario interessato a valorizzare l’asset per poi rivenderlo in poco tempo, circa 3 anni. Nei giorni scorsi lo stesso fondo ha chiarito che l’investimento non ha più scadenze, confermando una chiave di lettura che avevamo proposto sin dall’inizio su queste colonne, anche alla luce delle partite economiche che il finanziere ha in corso in Italia, a cominciare dal controllo di Tim.

Intanto a inizio dicembre al timone del club è arrivato Gazidis, che di nome fa Ivan. Da qui al soprannome di “Ivan il Terribile” (come era soprannominato il primo Zar di tutte le Russie) il passo è breve e forse la definizione non è nemmeno troppo forzata, dato che stiamo parlando di un manager che in dieci anni alla guida dell’Arsenal ha trainato il fatturato al raddoppio. Il suo piano prevede soprattutto la crescita dei ricavi commerciali internazionali del Milan e lo stadio di proprietà. Su quest’ultimo fronte ha superato le resistenze iniziali della famiglia Zhang (proprietaria dell’Inter), che fin qui era orientata verso un affitto di lungo termine del Meazza, raggiungendo un’intesa per costruire un nuovo impianto sempre nel quartiere di San Siro. Il via libera di massima da parte dell’amministrazione comunale è arrivato immediatamente e a questo punto la strada sembra in discesa. A far cambiare idea a Zhang sarebbe stata l’influenza di Beppe Marotta, da oggi nuovo ad della parte sportiva, ma già da settimane consigliere degli imprenditori cinesi di Suning. Il manager di Varese è stato il condottiero della Juventus durante la striscia di successi in campionato più lunga della storia e il suo passaggio all’Inter potrebbe cambiare gli equilibri.

Dove può arrivare l’Inter
Detto che l’Inter parte da 288 milioni di fatturato del 2017/18, è verosimile che nel bilancio attuale arriverà in prossimità dei 350 milioni grazie all’approdo in Champions League (sarebbero potuti essere anche di più senza l’uscita nella fase a gironi). La Juventus ancora per qualche anno avrà maggiori entrate dallo stadio, che è di proprietà, ma il nuovo impianto milanese ridurrà le distanze. Anzi nel medio periodo, Milan e Inter potranno ricavare più dei bianconeri, considerato che questi ultimi hanno uno stadio che si è mostrato sottodimensionato rispetto alla domanda e non può essere ulteriormente ampliato. Inoltre la proprietà cinese ha una marcia in più per far crescere i ricavi in patria, in quello che è il più grande mercato di consumo al mondo.

A frenare il club nerazzurro è però la scarsa disciplina mostrata negli ultimi anni sul fronte dei Fair Play Finanziario, che ha spinto l’Uefa a confermare il settlement agreement anche per l’esercizio in corso. Tra le altre cose questo comporta il saldo zero tra entrate e uscite di calciatori e non sarà facile fare “follie” di mercato (il sogno resta sempre Luka Modric, fresco di Pallone d’Oro, con Federico Chiesa a seguire), considerato che per riscattare i vari Vrsalyko, Politano, Keita e Salcedo servirebbero già 83 milioni di euro. L’acquisto dei cartellini non è obbligatorio, ma se non verrà esercitato il diritto, l’Inter si troverà ad aver speso quest’anno 20 milioni in prestiti, senza benefici in termini di patrimonio.

Dove può arrivare il Milan
Quanto al club rossonero, tutto è fermo in attesa che l’Uefa definisca la sanzione per la violazione del fair play finanziario. La decisione è appena arrivata, sotto forma di prelievo di 12 milioni dai premi Uefa, nonché di restrizioni alla rosa e obbligo del pareggio di bilancio entro 3 anni. Intanto è già sbarcato a Milanello Paquetà, considerato il nuovo talento del calcio brasiliano ed è verosimile che tra il mercato di riparazione di gennaio e quello estivo il club rossonero possa puntare soprattutto su giocatori a fine contratto (da Fabregas a Mata, da Mangala a Di Maria, i pezzi da novanta non mancano) per risparmiare sui cartellini. Intanto Andrè Silva sarà riscattato dal Siviglia generando una plusvalenza da 20 milioni di euro e lo stesso farà il Sassuolo con Locatelli (10 milioni). Per il resto Singer metterà a frutto i suoi straordinari legami con il mondo della finanza per trovare nuovi sponsor e Gazidis darà fondo alle sue abilità sul versante del merchandising.

La Juve si difende così
Intanto sotto la Mole non stanno a guardare. L’affare Cristiano Ronaldo proietta la società bianconera nel gotha del calcio mondiale quanto a fatturato, considerati i ritorni attesi sul fronte delle sponsorizzazioni e della vendita di completi a marchio CR7. Un report di Banca Imi stima un balzo del fatturato intorno ai 50 milioni di euro quest’anno e di altri 100 entro il 2021-22, quando scadrà il contratto del campione portoghese. A quel punto i ricavi bianconeri dovrebbero essere ai livelli di quelli di Real Madrid, Barcellona e Manchester United o poco sotto. Ma gli analisti si attendono un bilancio in rosso nell’esercizio attuale per 68 milioni e poco meno nel biennio successivo. Previsioni che cozzano con le regole del Fair Play Finanziario, che fissano il limite massimo delle perdite a 30 milioni in un triennio. Ergo, il club di Andrea Agnelli dovrà generare importanti plusvalenze cedendo qualche giocatore e questo potrebbe pesare sulla sua competitività sportiva.

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