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La tech italiana che protegge case di moda e clienti dai prodotti contraffatti

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(Getty Images)

di Mariana Husia

Più di 80 brand serviti, 6mila prodotti al giorno autenticati per consumatori che si collegano da oltre 200 Paesi al mondo e una richiesta di autenticazione ogni 13 secondi. Sono i numeri del leader mondiale nella certificazione dei capi di moda, l’italiana Certilogo, che oggi ha già connesso alla sua piattaforma più di 200 milioni di prodotti.

Questa storia però parte molto tempo prima, da un aeroporto in Giamaica. All’epoca Michele Casucci, il fondatore dell’azienda, lavorava per una società americana e si muoveva spesso in aereo tra una costa e l’altra dell’Atlantico. Proprio nello scalo caraibico Casucci si imbatte in un orologio in vendita a un prezzo apparentemente molto vantaggioso e lo acquista. “Sono rimasto con il dubbio che l’orologio non fosse originale per tutto il viaggio di rientro a Milano e il giorno dopo mi sono recato a un negozio che vendeva quello stesso orologio per sciogliere i miei dubbi. Per tutta risposta mi dissero di rivolgermi alla casa madre. Non ho mai avuto la certezza di possedere un prodotto originale”. Di lì a qualche tempo Casucci avrebbe incontrato due amici che già avevano ideato la tecnologia alla base di quella che sarebbe stata, dopo investimenti per quasi 5 milioni di euro, la futura Certilogo: una tecnologia che permette l’autenticazione, la registrazione di proprietà, la certificazione prima dell’acquisto (anche online) e anche la successiva rivendita del prodotto sul mercato secondario con un maggiore livello di garanzia.

Michele Casucci, fondatore e ceo di Certilogo
Michele Casucci, fondatore e ceo di Certilogo (Courtesy Certilogo)

“Le aziende ci scelgono perché risolviamo un bisogno estremamente rilevante per i brand: la necessità di trasparenza e fiducia nell’acquisto di un prodotto di lusso o di moda”, esordisce Michele Casucci, fondatore e amministratore delegato di Certilogo. Una fattispecie che con l’andare del tempo è divenuta sempre più frequente con il crescente successo dei canali di distribuzione online. “Il fenomeno delle frodi online – spiega Casucci – è aumentato soprattutto nei canali non direttamente controllati dai brand. Oltre a ciò esiste oggi l’esigenza di dare al proprio cliente un’esperienza di acquisto di eccellenza ovunque esso si trovi, sia nel negozio fisico che online. E proprio il prodotto è uno degli elementi che più consentono ai brand di instaurare un dialogo con i clienti. In particolare un prodotto connesso è sempre più strategico, perché offre opportunità di ingaggio su altri punti”.

Ed ecco che qui entra in gioco la tecnologia di Certilogo, che permette, nel momento in cui un brand sceglie la soluzione Certilogo di dotare i prodotti di un codice identificativo univoco, che dà al cliente la possibilità di interagire col prodotto usando il suo smartphone e quindi anche di verificarne l’origine.

Attraverso diverse implementazioni: ad esempio tramite il Codice QR, oppure la technologia NFC, tramite la piattaforma oppure scaricando l’applicazione di Certilogo. “Quando il consumatore interroga il codice comincia un’esperienza di autenticazione in cui chiediamo all’utente di fornirci alcune indicazioni sul prodotto, ad esempio dove è stato dove è stato trovato, e nel frattempo la nostra macchina lavora”, spiega Casucci. “Si tratta di una tecnologia dotata di intelligenza artificiale basata su un sistema di ricerca automatica delle frodi, come avviene per le carte di credito a cui si aggiunge un riconoscimento intelligente delle immagini. E’ il motivo per cui oggi ci riteniamo un’azienda di intelligenza artificiale”.

Volendo cercare il punto distintivo tra Certilogo e altri sistemi di certificazione, “gli altri si fermano a proporre al brand un modo di autenticazione, ma non anche uno strumento di comunicazione, come invece facciamo noi. Siamo una terza parte autorevole che tutela, ma anche un brand che dialoga con consumatori finali, diamo voce ai consumatori che possono dialogare con il brand.”

Certilogo non poteva poi mancare l’appuntamento con quella che da taluni è vista come la prossima frontiera nella certificazione di prodotti di qualsiasi tipo e quindi anche dei capi d’abbigliamento: la blockchain. Area in cui l’azienda guidata da Casucci ha di recente proceduto a realizzare un’acquisizione. “Sarà un elemento importante della nostra strategia – dice Casucci – ma non mi spingerei a dire che tutto il nostro business si concentrerà sulla blockchain”.

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