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Perché l’Italia continua a perdere attrattività agli occhi degli investitori esteri

(Getty Images)

Il secondo semestre 2018 e i primi mesi del 2019 registrano un tendenziale peggioramento nella percezione dell’Italia da parte degli investitori esteri, segno di una incertezza che ha origine nel nostro Paese ma che riguarda anche la situazione economica generale e l’esito delle prossime elezioni europee.

Lo rileva l’Aibe Index, l’indice sintetico (realizzato dall’AIBE, l’associazione delle banche estere, con la collaborazione del Censis) che misura l’attrattività del sistema-Italia da un punto di vista di investimenti esteri. Tale indicatore  è infatti peggiorato, passando da un valore di 43,3 registrato nel 2018 ai 42,9 punti di quest’anno (era 40,3 nel 2017 – 47,8 nel 2015/2016 e 33,2 del 2014) lungo una scala che va da un minimo pari a 0 a un massimo di 100 (Fig. 1). Anche se l’indice AIBE muta di poco rispetto al 2018, basta però guardare a quanto gli intervistati segnalano fra le righe delle risposte per una seria riflessione su cosa sta producendo un ulteriore allontanamento dal percorso di crescita dell’Italia.

Indice sintetico di attrattività del Sistema Italia, 2015-16-2019. (Fonte: indagine AIBE-Censis, 2019)

In forte diminuzione è la percentuale di chi vede un miglioramento nel grado di attrattività dell’Italia per gli investimenti esteri (solo il 6,3% contro il 31% del 2018) mentre sale al 60,4% (dal 16,7% del 2018) chi la giudica meno attrattiva. Nella graduatoria delle prime 10 economie mondiali con più alta capacità di attrazione di investimenti esteri (su di una scala da 1 a 10), al primo posto si collocano gli Stati Uniti (nel 2018 al terzo posto), seguiti dalla Germania (nel 2018 al primo posto) e dalla Cina (fig.2). L’Italia non muta posizione (l’ottava). Spagna, Francia e soprattutto India recuperano diverse posizioni rispetto alla Gran Bretagna, che passa dal quarto al settimo posto, un segnale questo di una percezione negativa innescata dalla problematica uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.

I paesi più attrattivi per un investitore straniero (valori medi fra 1 e 10, 10=molto attrattivo). (Fonte: indagine AIBE-Censis, 2019)

Investire in Italia: fattori di attrattività e criticità 

La propensione a investire in un paese è dettata dalla presenza o meno di alcuni fattori di contesto e dall’incidenza di fenomeni e condizioni di carattere istituzionale. Tra i fattori che un investitore estero prende in considerazione nella scelta di un paese, si collocano la stabilità politica (il 19,1% dei rispondenti ha indicato questo fattore come prioritario), il carico fiscale, indicato dal 12,8% come primo fattore e dal 40,4% fra i primi tre elementi principali presi in considerazione. Il 10,6% si è invece concentrato su altri aspetti come il carico normativo e burocratico, la presenza di corruzione, la certezza del quadro normativo e la qualità delle risorse umane. Una segnalazione a parte merita la flessibilità del mercato del lavoro che è indicato dal 36,2% dei rispondenti fra i primi tre elementi da considerare

Se consideriamo invece i primi tre fattori per cui l’Italia appare attrattiva per un investitore estero, essi sono nell’ordine: la qualità delle risorse umane (lo afferma il 74%), la solidità del sistema bancario (ma si scende al 38%), le infrastrutture e la logistica (30%). All’opposto, i tre fattori per cui l’Italia non è considerata affatto attrattiva risultano essere: il carico normativo e burocratico (58,3%), i tempi della giustizia civile (58%), l’efficacia dell’azione di governo (46%).

In definitiva, se si confronta quanto indicato dagli investitori come elemento prioritario nella scelta su dove investire con gli elementi giudicati di successo nel nostro Paese, si evidenzia un notevole disallineamento, una “distanza” che separa l’assetto politico ed economico dell’Italia dalla cultura globale che accomuna i componenti del Panel intervistato.

Moda e Lusso sempre più trainanti per il Made in Italy

Fra i settori più attrattivi del sistema produttivo italiano una forte attenzione – anche in continuità con il passato – è assegnata al settore della moda e del lusso (il 95,8% delle risposte in generale, il 45,8% delle risposte che indicano il settore come prima scelta), mentre a seguire nelle preferenze si collocano il turismo alberghiero, la meccanica, l’agroalimentare e il settore immobiliare.

In coerenza con la concentrazione di risposte intorno al settore moda & lusso si pone anche la scelta dei principali fattori che hanno guidato, secondo l’opinione del panel, le oltre 200 operazioni di acquisizione di aziende italiane, da parte di operatori stranieri, avvenute nel corso del 2018.

Prevale su tutti i fattori, il prestigio del Made in Italy con i suoi marchi conosciuti in tutto il mondo (raccoglie le risposte con il maggior punteggio nel 95,7% dei casi), mentre il riconoscimento dell’elevata qualità dei prodotti e dei servizi offerti ottiene una larga condivisione (91,5% sul totale). La creatività, l’innovazione e la flessibilità dei modelli organizzativi rappresentano un ulteriore tassello del profilo di attrattività dei settori (80,9%).

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