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L’agilità organizzativa come chiave strategica per governare la rivoluzione digitale

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(Shutterstock)

Promuovere l’agilità organizzativa come chiave strategica per governare la trasformazione digitale. Ponendo in essere le condizioni necessarie al fine di valorizzare al meglio le risorse umane e gli strumenti professionali a disposizione di chi intende vivere da protagonista le sfide che le nuove frontiere della tecnologia diffusa rivolgono ogni giorno alle aziende del Paese. E per cogliere così tutte le opportunità di business e ricavi offerte dal digitale. È questo il senso dell’impegno profuso da Workday, società che fornisce applicazioni aziendali cloud per la gestione finanziaria e delle risorse umane ad aziende di ogni settore, dal Nord America all’Asia passando per l’Europa, come, per esempio, Toyota e Good Year, Spotify o Airbnb.

Di questo si è discusso oggi a Milano in occasione della presentazione di uno studio, realizzato da Longitude per Workday, secondo il quale le nostre aziende sono tra le prime in Europa quando si tratta di innovare il modello di business per favorire la trasformazione digitale. Un evento al quale hanno partecipato Pierre Gousset, vice president Emea di Workday, Stefano Brandinali, group chief information officer e chief digital officer di Prysmian Group – società che ha scelto di servirsi dei servizi offerti da Workday – e Mariano Corso, docente del Politecnico di Milano nonché responsabile scientifico degli Osservatori HR Innovation Practice e Cloud Transformation dell’ateneo meneghino.

Workday
Da sinistra: Pierre Gousset, Stefano Brandinali e Mariano Corso.

“L’agilità organizzativa è quel set di abilità fondamentali di cui un’organizzazione necessita per essere in grado di reagire rapidamente alla trasformazione digitale”, ha spiegato Pierre Gousset, individuando 5 caratteristiche delle organizzazioni che si possono definire “agili”, pur con differenti livelli di utilizzo e maturità, e che sono: la capacità di consentire una pianificazione continua, quella di saper costruire e disporre di strutture e processi fluidi, di riqualificare in continuazione le competenze della forza lavoro, la capacità di dare ai dipendenti la possibilità di partecipare effettivamente alle decisioni in modo consapevole e responsabile e infine quella di accettare sistemi di valutazione e controllo.

Secondo la ricerca, intitolata Organizational agility at scale; the key to driving digital growth, che ha coinvolto quasi mille dirigenti aziendali (998), il 53% delle organizzazioni italiane prevede di trarre oltre il 50% dei ricavi dal digitale entro il 2022, anche se solo il 25% ritiene che la propria organizzazione abbia già conseguito progressi significativi in questo ambito. “Quando le aziende comprendono l’importanza dell’agilità e si attrezzano per raggiungerla, ottengono risultati migliori rispetto a quelle che non lo fanno”, ha aggiunto Gousset. “La tecnologia ha un ruolo fondamentale nell’aiutare le organizzazioni a diventare più agili, ma questo cambiamento non riguarda solo i modi in cui un’azienda innova e realizza nuovi prodotti e servizi – ha precisato –. Le aziende che progettano di avere successo hanno una visione olistica dell’agilità e forniscono alla forza lavoro le competenze, gli atteggiamenti e gli strumenti per pensare e agire in modo rapido”.

Delle aziende intervistate che hanno fatto dell’agilità organizzativa un fattore cardine nella propria strategia digitale, il 55% dichiara di aver raggiunto performance elevate in tre o meno dei pilastri individuati, il 30% in almeno quattro e il 15% in tutti e cinque i pilastri fondamentali dell’agilità organizzativa. A conferma che c’è ancora margine per fare ulteriori passi in avanti nell’organizzazione del lavoro e negli investimenti di risorse in questo particolare e strategico ambito di attività. In particolare, secondo i business leader italiani, i tre dipartimenti principali alla base della crescita digitale sono l’IT (39%), il finance (18%) e le risorse umane (16%). Tra gli ostacoli principali alla crescita digitale lo studio, invece, individua: sicurezza informatica, e preoccupazioni legate alla privacy (49%), vincoli legati alla legacy tecnologica (33%) e mancanza di competenze (33%).

Workday: Così si cresce con l’agilità organizzativa from BFC Video on Vimeo.

Chi ha scelto di abbracciare la sfida del digitale, avvalendosi peraltro del supporto di Workday, è Prysmian Group, una realtà da oltre 11 miliardo di fatturato annuo con 29 mila dipendenti di cui i due terzi sono blue collar. Prysmian, società nata nel 1879 come divisione cavi di Pirelli, spinoffata nel 2005 e dal 2007 quotata in Borsa, ha raccontato Stefano Brandinali, “ha posto le ambizioni digitali al centro della sua strategia”, e ha aggiunto, esemplificando: “Il nostro approccio alla trasformazione digitale punta a digitalizzare l’intera organizzazione” e fa parte di quello che definiamo il ‘digital plancton’, ossia un coinvolgimento graduale e naturale di tutte le persone all’interno dell’azienda con lo scopo di diventare sempre più agili”.

In conclusione, Mariano Corso del Politecnico ha ricordato un aspetto fondamentale nella programmazione di una strategia digitale vincente; e cioè che anche la più lungimirante “visione imprenditoriale richiede sempre il bilanciamento di una adeguata preparazione organizzativa delle condizioni che consentono il cambiamento”. È questo infatti un discrimine tra i progetti che vivono e camminano con le proprie gambe e quelli che, invece, rischiano di fallire in poco tempo. “Le imprese italiane – ha aggiunto – hanno compiuto progressi significativi, al pari di quelle europee, ma rimane ancora molto da fare. Ogni azienda deve saper identificare le problematiche e i rallentamenti che impediscono di diventare leader e aumentare i ricavi digitali. L’agilità è diventata ormai un fattore critico alla base di una trasformazione digitale più rapida permessa dall’innovazione e dal coinvolgimento di tutti”, ha concluso.

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