Dopo la partita europea, conclusasi ieri sera con l’accordo sull’introduzione di uno strumento innovativo di investimento, il recovery fund (le cui modalità saranno decise nel prossimo vertice del 6 maggio), l’Italia si prepara ad affrontare (questa volta da pura spettatrice) un altro importante match: il giudizio sul rating da parte di Standard & Poor’s, che verrà comunicato oggi dopo la chiusura dei mercati finanziari.
Come funziona la valutazione del rating e dove è l’Italia
Il giudizio sul rating segue una scala di classificazione che, nel caso di Standard & Poor’s, va dalla categoria prime “AAA” (che indica che l’emittente è altamente capace di ripagare il debito e quindi l’investimento “è sicuro”) a quella in default “D” (che avverte l’investitore che l’emittente non è capace di ripagare il debito).
Al momento, il giudizio sul rating dell’Italia si trova praticamente nel mezzo, ossia nella categoria medio bassa (Lower medium grade) “BBB”. Se l’Italia dovesse scendere di due piazze rientrerebbe nell’area “non investment grade”, definita anche “area speculativa” o “spazzatura” (junk).
Ciò, ovviamente, potrebbe ridurre fortemente gli acquisti da parte degli investitori, a causa dell’elevato rischio e della necessità di questi ultimi di detenere in portafoglio titoli investment grade.
Le ipotesi sul giudizio
“Nonostante le fragilità espresse dall’economia italiana, non crediamo che le agenzie di rating si apprestino nel breve ad effettuare un downgrading sul debito italiano”. Inizia così il commento di Jesus Castillo, senior economist di Natixis che si sofferma su quale potrebbe essere il risvolto della decisione di oggi. Almeno per il 2020 – continua Castillo – le agenzie dovrebbero mantenere lo status quo e, in ogni caso, anche qualora intervenissero, non abbasserebbero il giudizio sotto l’investment grade”.
Dello stesso avviso anche Massimiliano Maxia, senior fixed income product specialist di AllianzGI: “Vista la situazione in cui ci troviamo, ci sembra improbabile che si arrivi ad un rating junk da parte di tutte e quattro le agenzie”. Per questo – sottolinea Maxia – è molto importante vedere quale sarà quello di S&P. Tuttavia crediamo che, anche se dovesse effettuare una revisione, la farà soltanto di un notch (di un solo gradino della sua scala di valutazione, ndr)”.
L’ancora di salvataggio della Bce
La Bce – in una riunione di emergenza andata in scena due giorni fa – ha comunque gettato un’ancora di salvataggio preventiva a tutti quei Paesi dell’Eurozona, compresa ovviamente l’Italia, che rischiano di vedere declassati i loro rating a junk.
Prima dei giudizi delle varie aziende di rating, l’istituto diretto da Christine Lagarde ha deciso di accettare anche i bond sovrani e i corporate bond con rating “junk” a garanzia della liquidità che la Bce eroga a favore del sistema finanziario.
Questa decisione vale fino a settembre 2021, ma, come si legge nella nota ufficiale, “la Bce può decidere, se necessario, ulteriori misure per continuare ad assicurare la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell’Eurozona”.
“Grazie allo scudo protettivo della Bce – sottolinea Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia – la decisione di S&P’s avrà effetti molto limitati. Riteniamo, infatti, – conclude Diodovich – che S&P’s non porterà il rating dell’Italia a livello spazzatura. Al massimo abbasserà la valutazione da BBB a BBB-, uno scalino al di sopra del grado “junk”.
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