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Con Ennio Morricone ci lascia uno degli ultimi artigiani della musica

(Photo by Clemens Bilan/Getty Images)

di Roberto Zichittella

“Chi ha scritto la più bella musica per oboe?” Qualche tempo fa, durante una cena,  buttai lì la domanda a Paolo Pollastri, primo oboe dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la migliore orchestra sinfonica italiana. Pollastri rispose senza pensarci neppure un secondo: “Ennio Morricone, con il tema di Mission”.  E pensare che hanno scritto musica per oboe compositori come Vivaldi, Bach, Mozart e Richard Strauss.

Morricone scriveva soprattutto musica per il cinema, ma la sua è sempre stata grande musica. Perché le radici di Morricone erano solide e affondavano nella grande tradizione classica: gli studi al Conservatorio di Santa Cecilia, di tromba, composizione (dove gli fu maestro Goffredo Petrassi uno dei grandi della musica del Novecento)  e direzione d’orchestra.

Morricone era uno straordinario artigiano che possedeva tutti i ferri del mestiere: la tecnica compositiva, la ricercata strumentazione, l’uso della componente rumoristica e delle nuove tecnologie, come la registrazione su multipista che trasformava i suoi brani in un caleidoscopio di suoni. Nulla di ciò che accadeva nel mondo della musica gli era estraneo. Tutto conosceva e tutto assorbiva. E per sessant’anni Morricone ha riversato le sue conoscenze musicali in una produzione senza eguali, dove l’ispirazione non è mai venuta meno.

La sua attività di compositore per il cinema comincia nel 1961 con le musiche composte per Il federale, un film diretto da Luciano Salce. Nel 1964 nasce il sodalizio con Sergio Leone, un altro romano, quasi suo coetaneo, compagno di scuola alle elementari. Il sodalizio durerà vent’anni ed è legato a film come Per un pugno di dollari; Il buono, il brutto, il cattivo; C’era una volta in America. Quelle composte da Morricone per i film di Leone sono musiche immortali, ormai “di culto” per agli appassionati di cinema e del genere definito “spaghetti western”. Sono musiche che, secondo il musicologo Ennio Simeon, “evocano, o per meglio dire, somatizzano la polvere, il sangue, gli spari, il sudore, le imprecazioni e la libidine che sono nel film”.

I registi con i quali ha lavorato Morricone sono tra i grandi della storia del cinema: Bertolucci, De Palma, Tornatore, Polanski, Almodovar, Tarantino, Branagh, Stone. Fra i pochi rimpianti quello di aver detto di no a Stanley Kubrick, che gli aveva chiesto musiche per la colonna sonora di Arancia Meccanica. Si erano già accordati per il compenso, ma il progetto sfumò per precedenti impegni con Sergio Leone. Con Fellini non si prese. Stimava Pasolini, ma gli arrangiamenti che gli chiedeva il regista non erano di suo gradimento.

Come molti grandi artigiani, Morricone faceva una vita appartata, dedicata soprattuto al lavoro nel suo studio e alla famiglia. Nel suo necrologio, che si è scritto da solo, spiega che vuole il funerale in forma privata “per non disturbare”. Tra i pochi svaghi c’era il gioco degli scacchi, in cui eccelleva. Era poco mondano, abbastanza abitudinario nelle sue passeggiate romane, indossava con disagio lo smoking richiesto dalle grandi occasioni, come la consegna di un Premio Oscar (ne ebbe due, nel 2007 “alla carriera” e nel 2016 per la colonna sonora di The Hateful Eight, film di Quentin Tarantino). Nel suo obituary il New York Times ricorda che Morricone non ha mai imparato l’inglese, non ha mai composto musica al di fuori del suo studio e solo ormai anziano ha cominciato a viaggiare. Egli scrisse moltissimo per Hollywood, ma il suo primo viaggio negli Stati Uniti fu solo nel 2007, quando si avvicinava agli ottant’anni.

Negli ultimi anni Ennio Morricone dirigeva spesso le sue musiche. Lo ha fatto in teatri prestigiosi come La Fenice,  la Scala e al Parco della Musica di Roma , dove almeno un paio di volte è venuto ad applaudirlo anche il Presidente Sergio Mattarella.

Credente, Morricone ha composto anche una Messa dedicata a papa Francesco, commissionata nel 2013 dall’Ordine di Sant’Ignazio in occasione del bicentenario della ricostituzione della Compagnia di Gesù: Missa Papae Francisci. Anno duecentesimo a Societate Restituta. L’idea gliela diede la moglie e un incontro casuale con un prete amico. La prima esecuzione della Missa fu diretta dallo stesso Morricone nel giugno del 2015 nella Chiesa del Gesù, a Roma. È un capolavoro in cui la sapienza del grande artigiano si unisce alla spiritualità del credente. Morricone aveva già 86 anni e pochi mesi dopo avrebbe vinto un Oscar grazie a un film di quel simpatico matto di Tarantino.

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