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Nestlé porta il congedo di paternità a tre mesi in Italia. E ritira Kitkat e Nesquik dal mercato russo

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Un congedo retribuito di tre mesi anche per il padre o secondo caregiver dopo la nascita di un figlio o l’adozione di un minore. Questa è la novità frutto dell’accordo tra la divisione italiana di Nestlè e le organizzazioni sindacali degli alimentaristi Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil. Il programma si chiama Nestlé Baby Leave, per il quale il gruppo alimentare ha deciso che stanzierà oltre un milione di euro all’anno. La multinazionale svizzera, che nel 2021 ha fatturato 87 miliardi di franchi a livello globale (circa 84,8 miliardi di euro), con questo accordo sindacale mira integrare la legge italiana per agevolare la carriera femminile attraverso il bilanciamento dei carichi familiari.

Usufruibile entro sei mesi dalla nascita o adozione di un figlio

La Nestlé Baby Leave potrà essere fruita dal secondo caregiver in un’unica soluzione entro sei mesi della nascita di un figlio o dell’adozione di un minore. L’intento è assicurare – si legge sulla nota – che i genitori abbiano il giusto tempo per definire una routine di collaborazione e supporto reciproco. Il nuovo congedo avrà assicurata l’erogazione di tutti gli elementi retributivi. Questo si va ad aggiungere ai dieci giorni già previsti attualmente dalla legislazione italiana e alle politiche già adottate da Nestlé stessa che, nel 2012, ha introdotto due settimane aggiuntive di congedo retribuito per il lavoratore padre o secondo caregiver, misura che dal prossimo mese verrà superata appunto dalla Nestlé Baby Leave.

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Tasso di natalità più elevato

“Le iniziative a supporto della genitorialità e dell’abbattimento delle barriere di genere rappresentano da sempre una priorità per Nestlé. Si tratta di due temi assolutamente inscindibili poiché la genitorialità continua a impattare sull’avanzamento di carriera delle donne, rendendo dunque necessario riequilibrare ruoli e compiti nel contesto familiare” ha commentato Giacomo Piantoni, direttore risorse umane del gruppo Nestlé in Italia. L’azienda, sempre nella sua nota, fa notare come le iniziative adottate per supportare la genitorialità abbiano già portato a ottimi risultati, come dimostra il tasso di natalità interno all’azienda di 1,6 figli per donna nel 2021, un dato più alto della media italiana, che si attesta a 1,24.

“L’accordo sindacale condiviso, frutto del buon sistema di relazioni sindacali costruito negli anni, mira ad agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, attraverso il bilanciamento dei carichi familiari promuovendo, in questo modo, anche la carriera femminile e una genitorialità sempre più condivisa”, commentano invece Massimiliano Albanese, Sara Palazzoli, Angelo Paolella e Michele Tartaglione per le segreterie nazionali, rispettivamente, di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil.

Ritirata dalla Russia dopo le critiche

L’annuncio italiano, però, non è l’unica novità per quanto riguarda la galassia Nestlé, che nei giorni scorsi era finita al centro delle critiche per essere tra le aziende che non avevano ancora ritirato le proprie attività dalla Russia, in seguito all’invasione di quest’ultima ai danni dell’Ucraina. Nestlé nel corso del 2021 ha realizzato 1,8 miliardi di dollari di profitti (circa 1,65 miliardi di euro al cambio attuale) sul mercato russo, pari al 2% delle entrate totali dell’azienda.

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A dire il vero, Nestlé non è l’unica multinazionale ad aver continuato a operare più o meno normalmente. Li lista infatti è alquanto lunga e vi figurano marchi conosciuti come la catena del bricolage Leroy Merlin e la casa automobilistica Renault, ma anche la banca svizzera Credit Suisse. Le pressioni internazionali, però, a quanto pare hanno avuto un certo effetto, poiché Nestlé ha annunciato mercoledì mattina che ridurrà le sue attività russe all’essenziale e sospenderà i suoi marchi KitKat e Nesquik nel paese. Come riporta Forbes.com, insieme a questi ultimi Nestlé sta sospendendo altri marchi che ritiene non essenziali in Russia, ma continuerà a vendere prodotti essenziali come gli alimenti per l’infanzia. 

La società ha affermato che donerà tutti i profitti realizzati alle organizzazioni di soccorso umanitario, pur non aspettandosi di realizzare alcun profitto. In precedenza, inoltre, aveva annunciato che avrebbe interrotto tutta la pubblicità e gli investimenti in Russia.

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