nido di seta
Small Giants

Ritorno alle origini: così questa imprenditrice sta ricostruendo l’antica filiera della seta calabrese

Articolo di Stefania Di Pietro tratto dall’allegato Small Giants del numero di marzo 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Non è solo filo da cucire, ma la ricostruzione dell’antica filiera della seta calabrese: una sfida, in parte già vinta, da Nido di Seta, l’impresa artigianale guidata da Miriam Pugliese, 32enne originaria di San Floro, in provincia di Catanzaro. Miriam è da poco diventata mamma e oggi porta avanti la sua attività con il marito, Domenico Vivino, e una cara amica, Giovanna Bagnato.

Prima di iniziare quest’avventura ha vissuto per molti anni a Varese, dove ha completato gli studi in lingue straniere e lavorato come hostess per una nota compagnia aerea. In seguito ad un licenziamento per riduzione di organico, si è trasferita da sola a Berlino, accettando la sicurezza di un impiego stabile e produttivo. Paradossalmente, è stata proprio la Germania ad accendere una lampadina sulla sua testa: vivendo nella capitale più all’avanguardia d’Europa, Miriam si è resa conto dell’intraprendenza di un popolo che non teme di investire sulla valorizzazione di zone turistiche e naturali.

Il ritorno alle origini e la bachicoltura

“A Berlino ho iniziato a vedere la mia terra d’origine con occhi diversi. Così sono tornata in Calabria, dove ho deciso di creare qualcosa di nuovo. Mio padre diceva sempre che qui non c’è niente, ma dal mio punto di vista è proprio in questi posti che c’è tutto da fare”. A San Floro, un piccolo borgo di 500 abitanti, immerso nelle tradizioni secolari e lontano dalla frenesia del mondo moderno, la fondatrice di Nido di seta ha preso in gestione cinque ettari di terra comunale, sulla quale sorgeva un gelseto abbandonato e un vecchio museo della seta. “Insieme a Domenico e Giovanna, abbiamo deciso di non andare più via da qui, perché tutti e tre volevamo lasciare qualcosa di utile alle future generazioni”, continua. San Floro è stata la capitale della seta dal Trecento al Settecento, ma oggi le attività artigianali sono scomparse quasi del tutto: in alcuni casi rimaste nel dimenticatoio, in altri prese alla leggera dai pochi giovani rimasti.

La bachicoltura è una tradizione secolare a San Floro

In Calabria la bachicultura è stata sempre un’arte sostenibile a conduzione familiare, un’eco proveniente dal passato ma che attraversa la nuova via della seta anche in tempi moderni. “Il baco mangia in continuazione e al suo 28esimo giorno di vita effettua la salita al bosco, ovvero fiuta il cibo, fermandosi su una struttura da noi progettata dove inizia a tessere la seta”.

Dal processo naturale della formazione del bozzolo, Miriam ha ottenuto un filo compatto e sottile come un capello, che ha inaspettatamente attirato l’attenzione dell’industria del lusso. In primis della divisione Equilibrium della maison Gucci, interessata al cambiamento del pianeta. “Stiamo sviluppando una filiera di allevamento della seta che consentirà a Gucci di produrre le sue prime sciarpe con fili provenienti da pratiche agricole biologiche. Gucci sarà anche in grado di seguire l’espansione degli agricoltori coinvolti, promuovendo la produzione rigenerativa della seta e riportando in vita la filiera abbandonata nella regione”, conferma Miriam.

Una storia d’amore nei confronti della Calabria e del pianeta

Tanti i risvolti positivi sull’ambiente, poiché la piantumazione degli alberi di gelso, fonte primaria di nutrimento per i bachi, ha già migliorato le condizioni del suolo, aumentando anche la capacità di immagazzinare carbonio dall’atmosfera. “Quando abbiamo iniziato quest’attività, la gente del posto era incredula e noi non eravamo neppure esperti di bachicultura”, prosegue Miriam. “Domenico da piccolo aveva allevato bachi con il padre ad uso familiare e fino a poco tempo fa le persone producevano seta soltanto per se stessi, per esempio per l’abito del matrimonio. Oggi Nido di Seta è una storia d’amore nei confronti di questa terra”.

Per acquisire i trucchi della tradizione serica Miriam ha inizialmente coinvolto gli anziani del luogo, ma si trattava soltanto di nozioni casalinghe: troppo poco per pianificare un’impresa. Così, per arricchire il bagaglio di conoscenze, i tre imprenditori hanno fatto le valigie in direzione Asia e America. “Siamo stati principalmente in Thailandia e India, dove abbiamo fatto corsi mirati sulla lavorazione e infine in Messico dove abbiamo invece imparato i metodi non convenzionali della produzione serica. La conoscenza ti dà la possibilità di sviluppare prodotti diversi e oggi siamo gemellati con il Museo della seta di Lione e con il consorzio Swiss Silk di Hinterkappelen”, afferma orgogliosa.

Un’agricoltura multifunzionale, biologica e certificata

Non tutti sanno però che per fare andare avanti una filiera del baco da seta è fondamentale curare da zero anche un gelseto. Si tratta quindi di un’agricoltura multifunzionale, biologica e certificata, poiché prevede contemporaneamente l’allevamento di bachi e una completa coltivazione di more di gelso. “Noi seguiamo tutto il ciclo di produzione, poi tessiamo il filo, trasformandolo in manufatto e aprendo le porte anche al turismo rurale”, dichiara la fondatrice di Nido di seta, che organizza anche laboratori didattici per giovani studenti che desiderano intraprendere un’esperienza serica, imparando da vicino ad allevare i bachi e ad estrarre il filo come da tradizione.

Le idee di questa giovane imprenditrice sono state come un fiume in piena a San Floro, destando l’interesse degli artigiani locali, costretti già da tempo a chiudere le proprie botteghe, ma decisi a risollevarsi con più forza di prima. Tutti insieme hanno investito il proprio tempo su questo progetto, giovane e antico al tempo stesso, offrendo a Miriam le proprie valide conoscenze sui tessuti. “Il 99% di queste persone sono donne. Le prime che hanno dato il via alla nostra Accademia serica, con lo scopo di tramandare questi lavori. La partecipazione ai corsi è stata di livello internazionale, attirando molti giovani provenienti da Argentina, Inghilterra e Finlandia, che desideravano imparare a lavorare la seta e a tingere con i pigmenti naturali”.

Un pizzico di creatività e tanto amore per la tradizione sono stati sufficienti per iniziare un percorso che adesso ha svoltato in direzione alta moda. “È importante essere partiti dalle origini, curando la propria terra e cercando soprattutto una sostenibilità ambientale. Siamo tutti nello stesso Pianeta e non ne esiste uno di serie B”.

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