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Così questa donna si batte per aumentare la partecipazione dei giovani ai processi decisionali e garantire pari opportunità

Articolo tratto dal numero di luglio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

In Italia la strada che conduce all’uguaglianza di genere è ancora lunga. Secondo l’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e OneDay Group, che ha coinvolto duemila adolescenti, il 53,96% delle giovani ritiene che le scelte legate agli studi futuri o alla carriera vengano limitate da stereotipi e retaggi maschilisti.

Un fattore che, unito all’assenza di una rete di sostegno e alla mancanza di modelli cui ispirarsi, impedisce di progettare il futuro. La situazione impone un dialogo tra le istituzioni e gli organismi intermedi, per rendere realizzabili i desideri e le richieste delle giovani generazioni.

È fondamentale, quindi, il lavoro di professionisti come Maria Cristina Pisani, dal 2019 presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, organo consultivo della Presidenza del Consiglio cui è demandata la rappresentanza dei giovani nel dialogo con le istituzioni.

Pisani ha raccontato a Forbes come è nato il suo impegno per il riconoscimento delle donne e dei giovani all’interno della società, soffermandosi in particolare sulle iniziative per la parità di genere.

Ha iniziato il suo impegno sociale a 16 anni con l’associazionismo femminile, per occuparsi della promozione di diritti umani e pari opportunità nel contesto euro-mediterraneo. Come nasce questa vocazione?

Ho iniziato perché, come diceva Paolo VI, la politica è la più alta forma di carità. Sono stata una ragazza fortunata, ma non mi è mai bastato. Volevo restituire agli altri le opportunità e le competenze che avevo acquisito studiando e viaggiando. Oggi una giovane donna, soprattutto se cresciuta al Sud in un paesino di provincia, sa cosa sono gap e carenza di opportunità. Il mio impegno sociale si è poi trasformato in un impegno politico. Prima sono stata portavoce di un partito, poi mi sono impegnata per le nuove generazioni, le donne e la cooperazione internazionale. Sono una femminista convinta, credo che l’impegno pubblico condiviso, in qualsiasi contesto nazionale e internazionale, sia un atto di altruismo, necessario per costruire meccanismi più solidi di partecipazione di donne e giovani ai processi decisionali politici e per garantire pari opportunità.

Dal 2016 è vicepresidente dell’Association Femmes Europe Meridionale (Afem), la federazione europea che raggruppa associazioni dei paesi meridionali dell’Unione europea. In queste zone che cosa manca per arrivare alla parità di genere?

In troppi paesi la partecipazione delle donne alla vita politica ed economica è scarsa. Una delle cause principali è l’assenza di un welfare strutturato che consenta loro di conciliare vita privata e lavoro. Ma a limitare le opportunità sono anche retaggi culturali e stereotipi patriarcali. Viviamo in un contesto sociale che ci fa sentire sbagliate se non rientriamo nei canoni. Ci convincono di essere sbagliate perché non siamo mogli e madri o perché non amiamo la persona giusta. È un tema che necessita di cooperazione tra uomini e donne, tra generazioni, ma soprattutto tra paesi. Per questo, ad esempio, abbiamo avviato una collaborazione con l’Unione delle università del Mediterraneo per individuare strumenti di partecipazione giovanile e femminile ai processi sociali e politici in paesi che hanno riscoperto la libertà. Non saremo mai libere fino a quando, nel mondo, ci saranno ragazze costrette a rinunciare ai propri sogni.

Nella sua carriera è stata nominata componente del Comitato per la valutazione dell’impatto generazionale delle politiche pubbliche. Quali iniziative avete intrapreso?

Nel nostro paese raramente vengono condotte ricerche sulle problematiche giovanili, capaci di intercettare tendenze ed esigenze che dovrebbero orientare strategie di lungo periodo. Più spesso accade che siano eventi drammatici, come l’attuale crisi, ad accendere brevemente i riflettori sui giovani, producendo solo proposte settoriali che spesso mancano di organicità. Abbiamo chiesto perciò di istituire l’obbligo di valutare l’impatto di ogni legge e provvedimento pubblico in termini di equità intergenerazionale e gli effetti delle politiche pubbliche sulla condizione sociale ed economica dei giovani. La crisi ci ha insegnato che le scelte politiche devono essere lungimiranti e che è più utile progettare il futuro piuttosto che subirlo. È la ragione per cui lavoriamo a un intervento organico sulle politiche per i giovani, per definire un nuovo concetto di partecipazione. Vogliamo introdurre un metodo di programmazione politica basato su strategie pluriennali e un modello di promozione e sostegno delle organizzazioni giovanili.

Nel 2020 ha ricevuto il Premio Testimonianza per “l’impegno concreto e senza sosta a favore del protagonismo giovanile”. Che soddisfazione è stata?

È stato un riconoscimento importante per me e per tutti coloro che hanno condiviso il mio percorso di questi anni, a partire dalle associazioni che rappresento. Sono grata per il loro impegno e la loro dedizione. Purtroppo è difficile portare avanti proposte e iniziative per la parità di genere e generazionale quando nelle nostre istituzioni la percentuale di donne e giovani è molto bassa e si è addirittura ridotta negli ultimi anni. Anche per questo il riconoscimento mi ha dato slancio e speranza. Dimostra che il nostro lavoro ha un impatto sociale e culturale.

Che cosa la spinge ad andare avanti nel suo lavoro?

La passione, l’amore per quello che realizziamo, ma soprattutto il desiderio di contribuire a costruire un paese in cui chiunque possa realizzare i propri sogni, di creare opportunità, di comprendere i bisogni e di disegnare nuovi strumenti per soddisfarli. Voglio convincere tutti che ogni realtà può cambiare, che non bisogna rassegnarsi e che si può costruire una società differente, capace di assicurare un futuro adeguato alle aspettative di ognuno. La politica, la passione civile, l’impegno nel collettivismo sono una missione per me.

Dal 2019 è presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani. Su quali temi vi state battendo e cosa si potrebbe fare di più per sostenere i giovani in Italia?

Dedichiamo un’attenzione particolare alla partecipazione attiva dei giovani ai processi democratici e decisionali del paese, in particolare alle pari opportunità e al benessere psicosociale. Oltre a minare la legittimità di un sistema democratico, il divario di genere e generazionale nella partecipazione e la mancanza di opportunità lavorative ed economiche rafforzano le disuguaglianze e accrescono le difficoltà. Lavoriamo per favorire l’occupazione giovanile con sistemi di incentivazione previdenziale e fiscale, per ridurre i costi del lavoro e sostenere l’imprenditorialità dei giovani, per contrastare la povertà, per favorire occasioni di formazione e percorsi di emancipazione, per garantire l’opportunità di realizzare aspirazioni, creatività e talenti.

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