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Small Giants

Incentivi fiscali e reputazione: in che modo la parità di genere può generare un impatto positivo per le Pmi

Articolo tratto dall’allegato Small Giants del numero di gennaio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

A cura delle avvocate Elena Felici e Duilia Vitale di Lca Studio Legale, dipartimento Your Legal Counsel

Un crescente numero di ricerche dimostra una correlazione tra diversità organizzativa – nell’ottica della parità  di genere – e performance finanziaria di successo delle aziende, evidenziando, altrettanto, che continua il divario tra genere femminile e genere maschile, soprattutto in posizioni apicali, accompagnato da un persistente gender pay gap. È un dato di fatto che il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro è minore di quello degli uomini e che, quando le donne lavorano, guadagnano di meno: nei paesi Ocse il differenziale salariale tra uomini e donne è pari al 13%, confermato anche nel confronto tra lavoratori e lavoratrici che hanno la stessa età, esperienza o livello di istruzione.

A ciò si aggiunge che, a causa dell’esistenza del ‘soffitto di cristallo’, ossia di una serie di discriminazioni e barriere che originano da norme e consuetudini di natura sociale, economica, culturale e psicologica, l’accesso delle donne al mondo del lavoro, così come il raggiungimento di posizioni lavorative maggiormente – o anche solo equamente – remunerate, è altamente limitato.

L’importanza per le aziende di avere policy idonee

Per le aziende, introdurre policy o best practices idonee a eliminare discriminazioni dirette e indirette e divari, salariali e non solo, derivanti dal genere, non è solo una questione di compliance ad una o più normative, ma è soprattutto una questione di virtuosità e premialità, di competitività ed efficienza, di successo e di reputazione. Tale fenomeno sta emergendo nel tessuto produttivo italiano e, come studio legale, lo stiamo riscontrando ormai quotidianamente.

Le opportunità offerte dal Pnrr con la Missione V, le esigenze di integrare gli obiettivi delle politiche di genere secondo quanto definito a livello europeo e nazionale, oltre che di valorizzare il ruolo centrale della forza lavoro femminile a tutti i livelli, forniscono alle realtà lavorative del nostro Paese una preziosa occasione di applicazione in concreto della logica del miglioramento continuo.

La certificazione della parità di genere, un opportunità per le Pmi

In questo panorama, già dal 2006 vige in Italia un Codice delle Pari Opportunità (D. lgs. 198/2006, successivamente modificato con Legge 5 novembre 2021, n. 162), che, oltre a normare la discriminazione diretta e indiretta nei confronti del genere femminile in ambito lavorativo, ha anche rafforzato la tutela dei candidati in fase di selezione del personale. Ha altresì previsto la redazione, obbligatoria per le aziende pubbliche e private che occupano oltre 50 dipendenti – e facoltativa per quelle che ne occupano fino a 50 – di un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile per tutti gli aspetti lavorativi. Il tutto accompagnato da un apparato sanzionatorio pecuniario e di possibile sospensione dei benefici contributivi.

Con l’introduzione di un nuovo articolo al Codice delle Pari Opportunità, l’articolo 46-bis, è stata, inoltre, istituita la Certificazione della parità di genere, rilasciata da organismi accreditati, che ha la funzione di attestare le politiche e le misure concrete adottate dalle imprese per ridurre il divario di genere in relazione all’opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità e della paternità.

La certificazione è un processo di maturazione aziendale a cui molte Pmi stanno puntando, non solo per l’ottenimento degli incentivi fiscali, ma anche e soprattutto per una questione reputazionale e di immagine. Ogni singola Pmi, con l’ottenimento della certificazione, rappresenta la chiave per generare un impatto positivo sul valore economico, finanziario e sociale non solo della propria organizzazione, ma del sistema Paese.

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