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Come sta cambiando il modo di immaginare la difesa: l’intervista a Filippo Maria Grasso, capo dei public affairs di Leonardo

“Sta cambiando, forse è già cambiato, il modo di immaginare la difesa”. L’intelligenza artificiale, la digitalizzazione, le tecnologie stanno imponendo una rivoluzione del settore. Il quadro geopolitico offre una prospettiva in cui l’industria della difesa gioca un ruolo di primo piano, specialmente a livello europeo. Ne abbiamo parlato con Filippo Maria Grasso, capo della Direzione affari istituzionali di Leonardo da settembre 2020.

Grasso è nato a Roma nel 1978, si è laureato con lode in Giurisprudenza a Roma nel 2001 con specializzazione presso la Pace University School of New York. Nel 2007 è entrato nella direzione relazioni esterne e affari istituzionali di Pirelli e, dopo molteplici esperienze anche di carattere internazionale, da aprile 2017 diventa cvp institutional affairs. Da maggio 2018 a novembre 2019 è stato nominato da Chemchina ceo di China National Rubber&Tyre Corporation, che detiene la quota di controllo di Pirelli & c. Da novembre 2019 è stato cvp global institutional affairs & sustainability di Pirelli. Insegna Tecniche di relazioni internazionali istituzionali in diverse università e business school italiane e dal 2002 è docente presso la Scuola Ufficiali Carabinieri.

Aerospazio, difesa e sicurezza: cosa significa public affairs per un gruppo come Leonardo? 

La dimensione industriale del nostro gruppo può contare solo in Italia su oltre 50 siti manifatturieri e altrettanti in differenti geografie internazionali, che consideriamo come veri e propri mercati domestici. Parliamo dei più noti elicotteri Agusta Westland, dei più moderni velivoli e sofisticati sistemi di difesa, grandi componenti aerostrutturali per i più importanti velivoli per il trasporto passeggeri, solo per citare alcuni esempi. E ancora l’importante ruolo svolto da Leonardo nel settore spaziale che consente di avvicinare lo spazio alla Terra, coprendo l’intera catena del valore dell’industria spaziale. Il mondo dell’aerospazio difesa e sicurezza è caratterizzato da costanti spinte innovative basate su tecnologie di ultimissima generazione che tratteggiano in buona parte il corredo che costituisce la sovranità tecnologica di una nazione. Oggi queste tensioni innovative hanno raggiunto livelli e velocità che richiedono ingenti investimenti e competenze professionali per proteggere le proprie ispirazioni in un mercato dinamico e competitivo. È chiaro che questa dinamica supera i confini nazionali e va a misurarsi con aziende di primo piano nel panorama globale con le quali Leonardo dialoga e compete quotidianamente. Credo sia questo il segno distintivo del nostro public affairs: essere immersi in un contesto internazionale molto sfidante, esigente e qualche volta aggressivo, ma allo stesso tempo rimanere legati alle nostre radici italiane e alle comunità che hanno fatto la storia del nostro gruppo.

Alla luce del quadro geopolitico attuale, in quale direzione lavorerete?

Il quadro geopolitico è uno dei più frammentati e caotici che si ricordino negli ultimi settant’anni di storia. L’industria della difesa è chiamata a una profonda analisi per comprendere se, in una situazione tanto complessa, le risposte di mercato debbano orientarsi verso collaborazioni industriali, almeno a livello europeo. Cercando di semplificare un argomento ben più complesso, ci sono diversi tipi di questioni che emergono dall’attuale quadro e che sono tutte legate alla crescita della domanda. C’è ovviamente una grande attenzione sul rafforzamento dei processi di industrializzazione e sull’indipendenza delle fonti di approvvigionamento delle materie prime. Altro aspetto è legato all’impiego delle nuove tecnologie nei contesti legati alla difesa, che alcuni conflitti hanno fatto emergere con grande chiarezza. Sta cambiando, forse è già cambiato, il modo di immaginare la difesa. Mi riferisco all’impiego dell’Intelligenza artificiale, alla spinta sulla digitalizzazione di processi e prodotti di nuova generazione e non ultimo all’utilizzo di tecnologie finora non immaginate per l’uso difensivo. I mercati azionari sembrano avere un’idea chiara sulle possibili evoluzioni che specialmente nel vecchio continente fanno presumere la nascita di nuove opportunità. Di contro, oggi in Europa manca una policy capace di riordinare un quadro estremamente parcellizzato, che rappresenta un freno alla nascita di grandi aggregati basati su competenze tecnologiche e sinergie industriali. Guardando nei singoli domini, ad esempio quello cyber, è evidente l’assenza di una regolamentazione in grado di unire i requisiti ai bisogni. 

Come vi muovete in Europa?

L’ambito del public Affairs di Leonardo non si risolve chiaramente soltanto nella gestione di tematiche specifiche legate all’aerospazio, difesa e sicurezza. La rilevanza del nostro perimetro industriale e la diversità dei vari business gestiti dal gruppo richiedono un rapporto con quasi tutti gli interlocutori istituzionali. Fra questi c’è una grande attenzione per i temi trattati nell’ambito dell’Unione Europea, come ad esempio lo sviluppo delle politiche industriali, le regolamentazioni sull’utilizzo delle piattaforme aeree, l’incentivazione alla ricerca, le politiche relative alla sostenibilità, le riflessioni sui sistemi di governance solo per indicare alcuni temi di attualità. È chiaro che avendo buona parte del nostro perimetro industriale in Europa le interlocuzioni con le direzioni generali della Commissione e del Parlamento siano un punto essenziale. Bruxelles è poi il centro anche per i rapporti con la Nato. Ma riserviamo altrettanta importanza anche alla gestione dei rapporti con i paesi dove insistono i nostri stabilimenti e con i quali abbiamo ormai stabilito una grande sinergia. Stati Unititi, UK e Polonia sono considerati veri e propri mercati domestici nei quali Leonardo è presente con importanti insediamenti produttivi e storie di collaborazione. 

Tornando all’Italia, che rapporto avete con il territorio?

La rete di imprese medie e piccole che lavorano con noi sono, allo stesso tempo, un vanto e una grandissima responsabilità. E dunque il rapporto con le 12 regioni italiane, con cui il gruppo dialoga in relazione alla propria presenza produttiva, è solido, basato su interlocuzioni costanti. Insieme diamo forma alla crescita del sistema Paese da un punto di vista tecnologico e sociale. Siamo presenti sul territorio con le nostre infrastrutture, insediamenti produttivi, centri di ricerca, progetti e iniziative di sviluppo, di tutela dell’ambiente. Insieme alle istituzioni nazionali e locali, al mondo accademico e della ricerca lavoriamo per una innovazione aperta alla contaminazione di nuove idee per costruire insieme un’Italia migliore.

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