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Small Giants

Mina sfida lo streaming: la musica di qualità secondo Pdu Music&Production, la storica etichetta della cantante

Articolo tratto dall’allegato Small Giants del numero di marzo 2024 di Forbes Italia. Abbonati

di Mirko Crocoli e Giulia Piscina

Massimiliano Pani, figlio della cantante Mina e del suo primo compagno, l’attore Corrado Pani, ha aperto le porte degli studi di registrazione della Pdu Music&Production con base a Lugano, storica realtà imprenditoriale nel settore discografico sin dagli anni Sessanta. È nata il 21 ottobre 2022 sotto l’insegna della continuità con il marchio fondato dal padre di Mina, Giacomo Mazzini, nel 1967, quando la cantante ha sentito l’esigenza di avere una sua etichetta e uno studio di registrazione per poter difendere la propria autonomia artistica. 

La sfida ‘vintage’ di Mina e della Pdu Music&Production

Ma la vera sfida di Mina e della Pdu riguarda le tradizioni. Il vinile che sfida il digitale? Una piccola rivoluzione che prende forma grazie all’amore per i dischi del passato. La Pdu oggi vuole produrre e commercializzare musica anche su supporto fisico, cd e nastri magnetici di alta qualità. Il progetto di creazione dei nuovi dischi di Mina, così come quello di ripubblicazione del suo catalogo, vedrà l’utilizzo di apparecchiature tecniche analogiche vintage, che lo studio ha sempre conservato e mantenuto in perfetto stato.

Le piattaforme digitali permettono di ascoltare musica ovunque e in qualunque momento. Ma la comodità si paga con una scarsa qualità audio. Un file audio di una canzone in alta qualità appena uscito dallo studio di registrazione a 96 Khz 24 Bit pesa 40 megabyte, trasformandolo in mp3 diventa di circa 4 megabyte. Quello che si perde sono le frequenze, sia le alte che le basse.

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L’intervista a Massimiliano Pani, figlio della cantante che ha aperto a Forbes Small Giants le porte della casa discografica

La filiera di produzione e il bello dell’analogico

Pdu ha deciso di dare un’alternativa a chi ascolta musica in digitale, trovando anche la versione in alta qualità, producendo dischi in vinile curatissimi sotto tutti gli aspetti. L’intera filiera di produzione audio è in analogico e il cutting viene affidato ai migliori in Europa: gli Abbey Road Studios di Londra. Segue la galvanica a Sheffield, sempre in Inghilterra, poi la matrice torna in Italia dove la Pozzoli stampa sia il disco che la parte grafica. 

La Pdu, dal 2022, rende disponibili i dischi di Mina attraverso il suo l’e-commerce, dove si possono conoscere le ultime novità, come gli album del suo catalogo che proprio dal 2024 sono in corso di ripubblicazione in vinile e cd. Tutto ciò per permettere pure alle nuove generazioni di trovare la musica di Mina su supporto fisico e al collezionista di completare la ricerca del catalogo. L’azienda sta inoltre creando un catalogo di dischi jazz con la collaborazione di grandi artisti italiani. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Pani.

Qual è la vostra sfida più grande oggi?

Questa azienda nasce dall’idea di una giovane Mina che, per difendere la sua integrità artistica, capì che doveva fondare una sua etichetta indipendente. La Pdu l’ha resa libera di fare tutto ciò che voleva da un punto di vista creativo. La Pdu, dal 1967 a oggi, ha creato un prestigioso catalogo fatto da dischi di jazz, di avanguardia, di rock progressive, di classica e altro ancora. La sfida è avvicinare i nativi digitali ai generi musicali di ogni epoca. Purtroppo l’audio in mp3 ha una qualità povera. Vogliamo far capire alle nuove generazioni che un disco dei Pink Floyd di 40 anni fa o uno dei Tears for Fears di 30 anni fa spesso suona decisamente meglio di una nuova produzione fatta nel 2024. Soprattutto facendo il confronto tra il vinile in analogico e il digitale in mp3. Ma senza forzare: ognuno ascolta quello che vuole e deve avere l’opportunità di scegliere. Purché ci sia una scelta possibile. 

Massimiliano Pani e Mina negli studi di registrazione

Qual è stata la forza di Mina?

È stata il volto femminile della televisione italiana per antonomasia negli anni ’60 e ’70. Ha intuito che la televisione stava prendendo una direzione artistica diversa e così decise di fare altro, lavorando sulla sua discografia fatta di canzoni inedite e progetti cover dedicati a un artista o a un determinato genere musicale. Per prima ha giocato con la sua immagine mettendosi la barba, diventando una culturista, un’aliena, una paperina e molto altro ancora sulle copertine dei suoi dischi. E questo 20 anni prima di Madonna e ben 30 prima di Lady Gaga. Ha avuto delle straordinarie intuizioni. Non esiste un cantante che non fa promozione, televisione, concerti: solo Mina. Nonostante questa scelta, lei è ancora presente nell’immaginario collettivo e in cima alle classifiche di vendite dei dischi. La sua forza è stata quella di rimanere al vertice, non facendo quello che fanno gli altri. A venti anni appena compiuti era al primo posto in classifica con Il cielo in una stanza e 60 anni dopo lo è ancora con Un briciolo di allegria, cantata in duetto con Blanco.

Questa sua filosofia l’ha trasmessa anche qui, nello studio?

Naturalmente. Per Mina la professionalità è una qualità imprescindibile. La sua grande cultura musicale le permette di creare dei progetti che poi vengono realizzati con l’aiuto dei migliori musicisti possibili. Una ricerca della qualità messa con entusiasmo da tutti, per arrivare al risultato di eccellenza che Mina si aspetta e cerca con entusiasmo e serietà. 

Giovani e futuro dell’industria musicale. Cosa, invece, si può ricavare dalla vostra tradizione? 

Tutti i lavori artistici sono legati da un percorso infinito e da una linea temporale. Come in ogni settore, dalla moda all’arte, le mode passano e poi tornano. È il grande fascino. La musica non fa eccezione. Il segreto sta nel modo in cui lo si propone ai ragazzi. 

I supporti fisici sono principalmente rivolti ai collezionisti?

Se ci riferiamo ai vinili per adesso parliamo di appassionati, perché il grosso della fruizione musicale è in digitale. Ci rivolgiamo a un pubblico che cresce, ma è pur sempre di nicchia. Audiofili e collezionisti appunto. 

Quale direzione prenderanno nel futuro la produzione e la fruizione musicale?

Se devi registrare un’orchestra, un trio jazz o un quartetto rock devi ancora andare in studio di registrazione, se vuoi che suoni veramente bene. Quindi bisogna conservare e trasferire alle nuove generazioni una cultura musicale artistica e produttiva. Dobbiamo andare avanti, ma ben saldi su quanto di meraviglioso è stato fatto in musica dagli artisti prima di noi.

La vostra promessa alla musica?

Lasciare aperta la porta. Non dire mai “si fa così”. Si può fare in molti modi diversi, ma sempre salvaguardando la qualità artistica. Ma è anche vero che non si può standardizzare tutto, andare sempre e solo sulla cosa che ha più ascoltatori. Nella storia dell’arte, della musica e della letteratura ci sono artisti enormi che nel momento in cui lavoravano non erano compresi. Eppure dopo sono stati fondamentali. Per cui bisogna credere nella creatività e nel talento di chi sembra un pazzo. Il lato del consumismo estremo è arrivato anche all’omologazione della musica, ma noi vogliamo sforzarci di lasciare la porta aperta. 

Da imprenditori vi sentite sufficientemente tutelati? Oppure c’è qualcosa da cambiare? 

Il digitale è una rivoluzione vera, un cambiamento enorme di come si concepisce, si produce e si vende la musica. Le multinazionali hanno fatto inizialmente la guerra a chi stava facendo il passaggio dall’analogico al digitale come Napster. La conseguenza è stata la pirateria. La musica non può e non deve essere gratis, perché dietro c’è una filiera di imprenditori e musicisti professionisti che ci lavorano. Oggi c’è da recuperare tanto, a partire dal concetto che un progetto musicale è frutto del lavoro intellettuale e materiale di tante persone, per cui non può non avere un prezzo. Ma non dimentichiamoci che nel 1804 il codice civile napoleonico definiva la proprietà intellettuale come “la più nobile delle proprietà”. Allora si trattava di libri, quadri, scultura. Oggi la proprietà intellettuale e il diritto d’autore, nonostante le leggi in vigore, non sono tutelati come dovrebbero. Musica e immagini sono usate massicciamente online, spesso senza la corretta protezione degli aventi diritto. Il lavoro di chi opera nell’industria editoriale e discografica oggi è anche quello di cercare di dare il giusto risalto e tutelare gli artisti come tutti gli addetti che ruotano attorno al comparto musica.

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