Under 30

La startup che rilancia i borghi italiani incentivando il turismo sostenibile

Articolo tratto dal numero di aprile 2024 di Forbes Italia. Abbonati

Il fenomeno dello spopolamento dei borghi italiani è da decenni una realtà, e solo la pandemia, con l’imporsi dello smart working, ha prodotto una timida inversione di tendenza, spingendo molte persone ad allontanarsi dalle grandi città per spostarsi nei piccoli centri.

Un ruolo cruciale lo svolge il turismo, che rafforza la conoscenza di questi territori, offrendo nuove opportunità di sviluppo e conservazione del patrimonio culturale e storico. In questo contesto si inserisce Ruralis, startup per lo sviluppo del turismo e la gestione di case vacanze nei borghi e nelle aree interne italiane, fondata nel 2020, in piena pandemia, da un gruppo di giovani rientrati in Italia dopo una serie di esperienze lavorative all’estero.

Di cosa si occupa Ruralis

L’azienda, oggi guidata Nicolas Verderosa, si occupa di tutte quelle attività online di cui i proprietari necessitano per attrarre e gestire turisti internazionali, e permettere loro di concentrarsi esclusivamente sull’accoglienza. Ruralis opera quindi nel mercato del digital property management, occupandosi della gestione digitale delle proprietà, lasciando al proprietario la parte operativa (check-in fisico, pulizia, manutenzione).

Portare turisti di tutto il mondo nei piccoli borghi significa tutelare l’ambiente, considerato che i piccoli borghi hanno spesso un’impronta ecologica minore rispetto alle grandi città, e sostenere l’economia locale, favorendo attività come artigianato, agricoltura e ristorazione. Ma anche valorizzare il patrimonio culturale e promuovere un turismo responsabile. Chi sceglie i piccoli borghi è infatti spesso più consapevole e rispettoso dell’ambiente locale. “Il progetto è nato per portare un valore aggiunto alle aree interne del Paese”, conferma il ceo Verderosa.

L’impatto sociale della startup

“Da qui c’è una grande fuga di cervelli. Chi vive in un piccolo borgo italiano tende ad andare prima nelle città e poi all’estero. Senza giovani menti, questi luoghi ricchi di storia, cultura e paesaggi sono destinati a morire”. L’attività della startup è partita tramite bootstrapping, utilizzando cioè le proprie risorse, senza l’aiuto di finanziatori esterni. E lo scorso anno ha registrato un +153,7% del valore della produzione rispetto al 2022, espandendo la sua presenza in 35 province, da nord a sud, con oltre 150 immobili gestiti e più di 10mila turisti di 25 nazionalità.

Negli ultimi tre anni, inoltre, l’azienda ha triplicato il fatturato ogni anno, raggiungendo 180mila euro nel 2022 e gestendo oltre 100 case vacanze in diverse regioni italiane. Il modello di business di Ruralis si è rivelato vincente in primis per il singolo proprietario, ma non solo. A fare la differenza, infatti, è anche l’impatto sociale che, grazie all’incoraggiamento del turismo nei borghi, si riversa sulla popolazione locale, incentivando occasioni di confronto e crescita culturale.

Gli aumenti di capitale

Nel 2023 la startup ha realizzato due aumenti di capitale: il primo di 210mila euro, in una campagna di equity crowdfunding sul portale CrowdFundMe (tra gli investitori anche il network Lifegate), e l’altro di 300mila euro, di cui 250mila da un investitore statunitense (cifra che ha consentito alla startup di partecipare al programma Investor Visa del ministero delle Imprese e del made in Italy). Sempre lo scorso anno, poi, Ruralis ha quadruplicato il suo staff, passando da quattro a 16 dipendenti. Tra i nuovi ingressi nel team anche quello di Paolo Procacci, ex manager di booking.com, e ora chief commercial officer di Ruralis, incaricato di ampliare l’offerta di alloggi di qualità per turisti da tutto il mondo.

Le sinergie con i borghi italiani

Il team di Ruralis è composto da professionisti con esperienze di studio e lavoro in tutto il mondo, e con queste nuove risorse la società sta concentrando ora i suoi sforzi nello sviluppo tecnologico, con l’integrazione dell’intelligenza artificiale sia nella messaggistica, sia nel calcolo dei prezzi. Senza dimenticare lo sviluppo ulteriore del lavoro da remoto (il 60% del team lavora in smart working) e una forte attenzione al comparto risorse umane.

Negli ultimi mesi, la piattaforma ha inoltre avviato sinergie importanti con sindaci e amministrazioni di piccoli borghi italiani, focalizzandosi su aree ad alto rischio di spopolamento. Uno sforzo che mira, soprattutto, a supportare i proprietari di immobili, spesso utilizzati solo pochi giorni all’anno, per integrarsi nell’economia del turismo sostenibile.

“L’obiettivo è duplice: da un lato, rivitalizzare queste comunità preservando il patrimonio culturale e naturale; dall’altro, promuovere pratiche eco-sostenibili tra i proprietari e i visitatori. Ruralis è impegnata a trasformare questi immobili in risorse per turisti italiani e internazionali, contribuendo così allo sviluppo economico dei piccoli borghi, nel rispetto dell’ambiente e delle tradizioni locali”.

Una simile strategia favorisce il turismo sostenibile, incentivando un’ospitalità in grado di valorizzare e preservare il tessuto culturale e naturale dei borghi, riducendo l’impatto ambientale grazie alla riqualificazione di immobili esistenti. Nel frattempo, Verderosa e il suo team stanno avviando un round di serie A: “Continueremo a lavorare sulla qualità del prodotto che offriamo ai proprietari di case vacanza e turisti. L’obiettivo per l’anno in corso è quello di essere presenti in tutte le province italiane e sbarcare in un altro Paese europeo”, ha concluso il manager.

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