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Un assaggio di Fico, cosa aspettarsi dalla nuova creatura di Farinetti

Tiziana Primori e Oscar Farinetti

In tempi in cui la Fabbrica “italiana” automobili Torino (Fiat) degli Agnelli perde volontariamente la “I” del suo acronimo per trasformarsi in “Fca”, è il Fico di Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly, a riappropriarsene. La Fabbrica italiana contadina è l’ultima creatura dell’imprenditore piemontese, che proprio ieri ha aperto i battenti per una presentazione alla stampa in attesa del debutto ufficiale previsto per il 15 novembre.

Fico Eataly World

Fico nasce da un’idea dell’amministrazione cittadina e del mondo cooperativo bolognese: ridare nuova vita al Centro agro alimentare della città felsinea per farne un’attrazione turistica. Detto e, in cinque anni, fatto, grazie alla capacità visionaria di Farinetti e a quella organizzativa di Tiziana Primori, amministratore delegato di Fico Eataly World, la società che lo gestirà. Nell’operazione sono entrati, tra gli altri, anche Coop Alleanza 3.0, Banca Intesa Sanpaolo e Prelios, nel ruolo di azionista, finanziatrice e gestore del fondo immobiliare che ha reso possibile la riqualificazione in economia dell’area e che ne detiene lo sfruttamento per 40 anni.

Vittorio Sgarbi e Oscar Farinetti “colti al volo” allo stand RossoPomodoro

Con un investimento di 120 milioni di euro un’area di 10 ettari è diventata una cittadella del gusto e dei saperi che si tramandano lungo la filiera agroalimentare italiana. Un coacervo di microcosmi, tanti quanti sono i campanili italiani, che si stanno pian piano perdendo per la progressiva urbanizzazione della popolazione e che vanno invece recuperati perché sono fonte di cultura e di progresso economico, che passa per il settore alimentare e per il turismo enogastronomico. La campagna e i suoi frutti – è l’idea forte di Farinetti, mutuata da Carlo Petrini – sono un patrimonio importantissimo che diventa eccezionale in Italia per la sua incredibile biodiversità. Il nostro “fattore C”, per dirla con le parole che ha usato il fondatore di Eataly durante la presentazione alle centinaia di persone che hanno affollato l’auditorium della cittadella, dove la lettera indica l’italianissima personificazione della fortuna sulla quale siamo seduti.

Fico Eataly World

Ma cos’è nel concreto Fico? Cosa deve aspettarsi il visitatore che dal 15 novembre potrà entrare a visitarlo? Il primo colpo d’occhio è quello di un grosso polo fieristico commerciale, con volumi enormi ai quali i consumatori italiani non sono generalmente abituati e che lasciano un leggero senso di disorientamento, quantomeno iniziale. La galleria è enorme, si sviluppa a croce e ricorda nella sua forma, non a caso, il decumano e il cardo, i due assi lungo i quali si snodava l’intenso flusso dei visitatori dell’Expo milanese del 2015. Al posto dei padiglioni dei vari Paesi partecipanti qui ci sono i 40 corner e i chioschi di tutte le aziende alimentari che hanno sposato l’iniziativa bolognese e hanno affittato uno spazio per fornire i servizi di ristorazione. Alcuni dei nomi presenti sono quelli che accompagnano Eataly da anni, sia in Italia sia all’estero: Lavazza, la birreria artigianale Baladin, la catena di pizzerie Rossopomodoro, la casa vinicola Fontanafredda. Altre aziende, come Granarolo, come il Birrificio Angelo Poretti di Carlsberg, Balocco e moltissimi altri erano presenti in forza all’Expo e hanno voluto proseguire, idealmente, quel percorso fino a qui. Non manca, ovviamente, un supermercato Eataly dove poter fare la spesa e che sottolinea la presenza di Farinetti in quest’iniziativa.

Totem all’ingresso di Fico Eataly World

L’Expo è un richiamo forte perchè è la seconda – o la prima – anima di Fico: quella didattica, che vuol dire le 2000 tipologie di piante e i 200 animali che si trovano intorno al corpo centrale, le sei “giostre” nelle quali si possono fruire di video e lezioni a tema e la riproduzione in piccolo di alcune filiere alimentari – dal campo alla tavola – con tanto di linee di trasformazione finale a vista. Ci saranno decine di eventi e corsi tutti i giorni nelle aule didattiche grazie anche alle Università di Bologna e Pollenzo, partner dell’operazione ed è atteso anche un flusso importante di studenti, quantificato in almeno 100mila presenza l’anno. Non manca una zona completamente ludica, con tanto di campi di calcetto, beachvolley, tennis, arrampicata, minigolf a forma di Italia in miniatura.

Fico Eataly World

Fico vuol essere un’attrazione a 360 gradi, ma più nel senso di accendere un interesse verso certe tematiche in chi lo visita che non nel voler stupire con effetti speciali. Farinetti durante la conferenza stampa ha immaginato sei milioni di visitatori l’anno. Un numero enorme per Bologna, dove i turisti sono stati 665 mila nel 2016 (su 17 milioni di presenze in tutta l’Emilia Romagna), forse impossibile da raggiungere anche a pieno regime, ma che rientra nella sua logica di “pensare in grande” in un mondo dove si affacciano sempre più pesi massimi, in tutti i settori economici a partire dalla tecnologia.

Il frutteto di Fico

Farinetti, con un’enfasi più da politico che non da uomo d’impresa, sogna un’Italia con 100 milioni di turisti l’anno che apprezzino la sua unicità, e la sua creatura bolognese deve fare la sua parte in questo obiettivo. Ma perché ciò avvenga deve avere un equilibrio economico, che necessariamente deve arrivare dal consumo di prodotti all’interno. La formula scelta è questa: ogni azienda che ha affittato uno spazio permanente paga una fee annuale e versa una percentuale dell’incasso giornaliero alla società di gestione. Le società coinvolte, inoltre, devono acquistare l’80% di quello che utilizzano per preparare i cibi dagli altri operatori presenti, utilizzando dove possibile anche le “fabbriche” interne, in una sorta di autarchia funzionale di un organismo che deve dimostrare di essere “perfetto” nel comunicare la sua sostenibilità.

La sfida è lanciata e non resta che capire se la gioiosa macchina del gusto, che arriva due anni prima di quella analoga in costruzione a Lione, possa veramente percorrere tutta questa strada. Nell’attesa, gustiamoci un fico. Rigorosamente italiano.

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