“In questo progetto c’è tutto ciò che abbiamo imparato dalle corse e dalle collaborazioni con i nostri clienti, e sono convinto che chi utilizzerà questa vettura potrà provare il gusto del viaggio per il viaggio, la voglia di salire in macchina per fare un bel giro, il piacere della guida”. Le parole sono di Giampaolo Dallara, presidente della Dallara Automobili e una vita da ingegnere alle spalle. La vettura, invece, è il primo esemplare di Dallara Stradale che, dopo un lungo periodo di gestazione, è stato consegnato al suo proprietario, caso vuole, nel giorno del suo compleanno, il 16 novembre. Un bel regalo per Giampaolo.
L’auto è frutto della stretta collaborazione con vari marchi. Bosch, che ha operato come parte integrante della squadra di progetto Dallara, si è occupata dello sviluppo dei principali sistemi di controllo elettronici della vettura e del motore, certificandone l’affidabilità. Il contributo di Bosch è iniziato con i primi test ai banchi motore ed è proseguito in tutte le fasi successive di sperimentazione sui veicoli prototipali. Pirelli ha, invece, permesso di sviluppare lo pneumatico interamente al simulatore, prima della realizzazione dei prototipi, sfruttando tutte le conoscenze sia nel campo Motorsport che in quello Stradale, creando una reale sinergia tra i due mondi. E, infine, lo stile della vettura è stato realizzato in collaborazione con Granstudio di Lowie Vermeersch. “Disegnare la Dallara Stradale è stato realmente come tradurre il sogno di Giampaolo Dallara in una scultura”, ha commentato Lowie Vermeersch. “Un sogno radicato nella bellezza senza tempo della sua Miura e nutrito da una lunga carriera ricca di passione per le corse. Per tale ragione abbiamo evitato di proporre un’idea stilistica precostituita. Di conseguenza, la forma ha potuto evolversi in modo naturale nel corso del progetto, in continua interazione con gli ingegneri di Dallara, ed è stata guidata da un chiaro senso di eleganza e armonia nelle proporzioni”.
Su strada
Nella configurazione di base la Dallara Stradale è una barchetta senza portiere, come le monoposto da competizione. Può essere personalizzata in configurazione roadster con l’aggiunta del parabrezza. Aggiungendo un T-Frame, la vettura diventa targa. E con l’ulteriore aggiunta di due porte con l’apertura ad ala di gabbiano, la vettura diventa un coupé. Per chi vuole utilizzare la vettura prevalentemente in pista, è prevista anche l’installazione di un’ala posteriore che permette di raggiungere eccezionali livelli di carico aerodinamico. Le personalizzazioni della vettura in ottica prestazione non si limitano qui. È infatti possibile installare sospensioni regolabili che consentono di abbassare la vettura in assetto da pista, garantendo un elevato standard di comfort in qualsiasi condizione.
La Dallara Stradale prevede un cambio manuale a sei rapporti, ma tra gli equipaggiamenti opzionali è previsto un sistema “paddle-shift” per la robotizzazione del cambio che minimizza il tempo di cambiata, dotato di due modalità e due differenti mappature, automatico (Normal e Sport) e manuale (Normal e Sport). Grazie al peso contenuto, a uno studio accurato della dinamica del veicolo e all’elevato carico aerodinamico, le prestazioni sono da vera e propria vettura da competizione. L’auto è dotata dei più moderni sistemi di controllo di stabilità ESP Bosch (che include ABS-EBD-TCS-VDC) per garantire un eccellente controllo della vettura in tutte le condizioni d’uso. Il motopropulsore è un 4 cilindri 2.3L sovralimentato in grado di erogare 400 CV, frutto della accurata selezione e ottimizzazione della componentistica motore, abbinata al sistema di controllo elettronico sviluppato in stretta collaborazione con Bosch.
“Fin dai primi giri in pista”, ha spiegato Loris Bicocchi, uno dei piloti che, insieme a Marco Apicella, hanno collaudato la prima delle 600 vetture previste per la produzione, “ho capito che la vettura è un concentrato di quello per cui le vetture Dallara sono famose nel mondo: telaio rigido, cinematica e sospensioni al top e un’aerodinamica che già ai 60/80 km orari si comincia ad apprezzare. In strada poi riesce a passare sulle deformazioni, gli avvallamenti e le buche senza generare ripercussioni sul volante e mantenendo un elevato livello di comfort. Veloce ma sicura: i controlli di stabilità, trazione e frenata raramente intervengono. Divertente,” aggiunge Bicocchi, “perché si lascia pilotare e non ti mette in ansia: bella sulle strade di montagna e prestazionale in pista. Un motore brillante che, accoppiato al peso limitato della vettura, ti permette prestazione da autentica Supercar”.
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