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Indici, future ed Etf per investire in Bitcoin

Berlino, adesivo sulla vetrina di un negozio indicante la possibilità di pagare in Bitcoin.

La febbre da Bitcoin non accenna a calare. Anzi. Sul fronte delle quotazioni lunedì è stata superata la barriera di 8.000 dollari fino a quota 8.255 dollari. Per ora. Da inizio anno il guadagno sfiora +750%, una performance straordinaria ma non inedita nella pur breve vita della moneta elettronica creata nel 2009 dall’anonimo inventore, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Nel 2013 il Bitcoin passò addirittura da 13,24 a 732 dollari, moltiplicando per 55 volte il valore inziale in 12 mesi. Nel 2016, al contrario, la perdita è stata del 36%, dopo il +92% del 2015. Chi si avventura sul sentiero tracciato dalla moneta virtuale deve perciò mettere in conto un’estrema volatilità. La conferma è arrivata ieri con un improvviso stop (-0,63% a 8.133 dollari) seguito alla scoperta di un ammanco di 31 milioni di dollari dai fondi di Tether, una dei protagonisti del mercato delle cryptocurrencies.

Non saranno certo inciampi di questo genere a fermare la diffusione della moneta virtuale che ogni giorno conquisti nuovi fedeli. Gpi, società del Trentino quotata all’Aim, ha appena annunciato che la controllata Argentea e Inbitcoin, startup con sede a Trento attiva nei bitcoin Pos (full bitcoin), i dispositivi che permettono di accettare la criptovaluta, lanceranno per la prima volta a livello nazionale un servizio di pagamento con Bitcoin attraverso i terminali telematici. L’obiettivo è quello di allargare l’utilizzo dei sistemi di pagamento anche ai supermercati eliminando sia l’uso del denaro fisico che le carte di debito o di credito. Intanto, non meno importante, prendono il via prodotti finanziari fondati su algoritmi ma con un’alea di rischio più controllata.

A muovere con decisione in questa direzione sono stati il Nasdaq e il Chicago Mercantile Exchange (Cme), decisi a contendersi la leadership della guida della Fintech Revolution. In questa cornice il listino di Times Square ha promosso da tempo la nascita di un Fintech Index, in collaborazione con Keefe, Bruyette & Woods, iniziativa che ha permesso la nascita di Ether Exchange Traded Notes. Nel frattempo il Cme ha dato via al progetto di creare un mercato dei future sui Bitcoin in concorrenza con il Cboe, l’altro listino di Chicago. Non è una sfida scevra da rischi, come dimostra l’estrema cautela del board, che ha deciso di prevedere per le operazioni sui future uno scarto di garanzia del 30%, insolitamente alto per questo genere di contratti, ma che si giustifica con l’alta volatilità del sottostante.

Ma anche così non mancano gli oppositori. Thomas Peterfly, presidente della Interactive Brokers, ha comprato due pagine del Wall Street Journal per lanciare l’allarme sui rischi che può comportare per la clearing house del Cme l’apertura ai futures Bitcoin. “Un prodotto con queste caratteristiche rischia di far saltare ogni possibile precauzione”. Perciò non bastano alti margini, semmai ci vogliono muri cinesi alti ed invalicabili. La via maestra, perciò, potrebbe essere quella scelta dal Nasdaq. Il 2 novembre scorso è stato annunciato il varo, in collaborazione con Reality Shares, del Reality Shares Nasdaq Blockchain Economy Index , che comprende i titoli delle società che, a vario titolo, contribuiscono a sviluppare soluzioni Blockchain, cioè l’ecosistema necessario per sviluppare i vantaggi della moneta virtuale. Fanno parte del paniere le non molte aziende nate per creare applicazioni di tecnologia Blockchain, assieme a gruppi come Accenture, Sap e Hitachi che contribuiscono allo sviluppo del settore, oltre alle banche ed alle finanziarie che più stanno investendo nel Fintech. L’obiettivo è di dar vita a un paniere che comprenda tra i 50 e i 100 titoli, selezionati secondo una graduatoria che tenga conto di vari fattori, dal numero di brevetti posseduti all’impatto economico sul fatturato delle soluzioni Blockchain adottate.

Presto sarà perciò possibile puntare sull’industria più sensibile e a maggior tasso di crescita della rivoluzione che, tra l’altro, promette di trasformare radicalmente il sistema (almeno quella parte che saprà reggere al cambiamento). A quando, però, un Etf sui Bitcoin? L’interesse non manca di sicuro ma finora la Sec e le altre autorità di controllo hanno respinto le proposte avanzate dalle società specializzate, compresi colossi del calibro di ProShares, che pure gestisce listini con un giro d’affari di 29 miliardi di dollari. L’unica eccezione è l’Ark Web x o Etf promosso da Ark Investment Management investment che, però, deve rispettare due condizioni: acquisti e vendite sono riservati agli investitori accreditati; l’esposizione dei fondi in Bitcoin non deve superare il 5,5% del patrimonio.

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