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Tidal ha finito i soldi?

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Tidal, il servizio di streaming musicale in alta qualità, non ha abbastanza soldi per continuare la sua attività oltre i prossimi sei mesi. L’indiscrezione è stata lanciata dal giornale norvegese Dagens Næringsliv e successivamente ripresa da diversi media internazionali.

Secondo la fonte, l’azienda – guidata dal noto rapper e produttore discografico Jay-Z – ha perso 44 milioni di dollari nel 2016. Come sottolinea il sito Engadget, la notizia arriva qualche mese dopo che Sprint Corporation, una società di telecomunicazioni statunitense, aveva deciso di acquistare il 33% di Tidal: l’accordo da 200 milioni di dollari avrebbe dovuto garantire le risorse necessarie per il prossimo periodo. Così, evidentemente, non è stato.

L’ufficio stampa ha spiegato che l’azienda è cresciuta di anno in anno, senza chiarire in maniera definitiva la situazione. Probabilmente, il servizio di streaming chiuderà già nella prima metà del 2018.

Una schermata di Tidal.

 

La storia di Tidal, in realtà, è stata fin dai primi tempi in salita. Presentato in pompa magna come un servizio di streaming musicale in alta definizione esclusivamente a pagamento e capace di riconoscere agli artisti delle royalty più alte rispetto ai competitor – Spotify su tutti – negli ultimi anni ha registrato perdite importanti: 10 milioni nel 2014 e 28 nel 2015, per la precisione.

Ai problemi finanziari, nel frattempo, si sono aggiunti quelli di credibilità. Nel settembre del 2015 Jay-Z annunciava il traguardo del milione di iscritti per la piattaforma: un’indiscrezione dello stesso Dagens Næringsliv ha rivelato tuttavia che erano appena 350mila. Il rapper americano ci è ricascato qualche mese dopo, quando ha annunciato i 3 milioni di iscritti: in realtà erano 850mila.

In ogni caso quello della musica in streaming è uno dei settori più complicati, considerando che la parte consistente dei ricavi è destinata alle case discografiche e agli artisti. Anche Spotify, che ad agosto vantava 60 milioni di utenti paganti, nel 2016 ha perso 601 milioni di dollari. Una cifra che testimonia come la sostenibilità del modello di business sia ancora da trovare.

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