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Come fare opposizione a Salvini è diventato rafforzare Salvini

La discussa recente copertina del magazine Rolling Stone.

Con questi dirigenti non vinceremo mai. Nel 2002 erano un po’ tutti morettiani: “La sinistra non capisce nulla, è lontana dalle emozioni e dallo spirito dei suoi elettori, il suo avversario parla alla pancia del Paese e si compra i voti con la televisione, i personaggi comici sono violenti squadristi”, si diceva, più o meno. Quasi vent’anni dopo, cos’è cambiato? Tutto e niente. Si continua il tiro a segno al partito perdente, ma con una variante significativa nel bersaglio retorico: si è iniziato a dire “con questa opposizione non vinceremo mai”.

I selfie di Elisa Isoardi vicino alla Madonna, Giorgia Meloni al supermercato con due meloni, Luigi di Maio che ritwitta Jerry Calà chiosando “doppia libidine”, Salvini in una piscina confiscata alla mafia che manda baci e scrive “la pacchia è finita”. Si potrebbe continuare a lungo, con gli esempi di comunicazione più o meno riuscita che ci vengono proposti su ogni piattaforma. Il giudizio a Salvini da sinistra pare essere uscito da una vignetta di Altan: “Come politico mi fa schifo, ma è un gran comunicatore”.

Quante grandi promesse: ruspe sui rom, posto fisso ai rider di Deliveroo, internet gratis (per il tempo di mezzo episodio di una serie tv, poi ti staccano il modem), riconsiderare la scorta a Saviano (anzi no), respingere le navi delle Ong, padroni a casa nostra, viva le piccole imprese (e tu, sputa subito quella Coca Cola). Tutti strillano titoli già pronti per i giornali, così come in tv si apparecchiano le gif e i meme perché diventino virali. Ma come ricorda una vecchia volpe della politica come Umberto Bossi: “Se tutti i giorni fai una promessa e sollevi polveroni, qualcuno finisci per tirarlo dalla tua parte. Ma i cittadini mica sono stupidi. Oggi ti votano, domani ti voltano le spalle se non mantieni tutte le promesse”.

Salvini in Libia.

E l’opposizione, appunto? ribatte con i cancelletti, i manifesti arcobaleno, le foto dei migranti usate come pubblicità progresso. A ogni tentativo di fare opposizione si alza qualcuno che dice: hai appena fatto guadagnare a Salvini 10 punti percentuali nei sondaggi. È vero: quando leggiamo Fassino insistere nel mantra “vedremo se gli italiani gli daranno i voti”, o quando per contestare la visione tradizionale della famiglia di destra si stigmatizza il divorzio dei politici e i figli avuti all’infuori del matrimonio (trasformandoci in beghine reazionarie), o quando per essere meno nazionalisti lo siamo di più usando la vittoria sportiva di atlete di colore, si fa un disservizio alla causa. Tutto sembra suggerire che con questa opposizione non si vincerà mai, si diceva. Ma esiste veramente una strategia comunicativa più forte delle altre per opporsi a chi sta al potere?

Col senno di poi siamo bravi tutti. Col senno di poi, certo che la foto per andare in Libia andava fatta senza cravatta, seduto sullo strapuntino di un sedile senza cintura, assorto nei propri appunti, come quella pubblicata sull’account Instagram da Matteo Salvini. E magari inquadrando la cotoletta con le patatine d’asporto. E per non risultare antipatico come Renzi basta ballare su Rino Gaetano, usare gli emoticon, andare al Palio di Siena e dire che sei lì “in punta di piedi” per rispetto della storia. Salvini in fondo è un Carlo Petrini revisionista e antimoderno: tutto localismi, tradizioni, kilometro zero, anti-globalismo e piccole imprese soffocate dalle grandi industrie (e decrescita come punto d’incontro con i Cinque Stelle).

Matteo Salvini in conferenza stampa al Viminale.

Ma qual è oggi il modo giusto di fare opposizione o, banalmente, di dimostrare il proprio dissenso? Se pubblichi le foto di atlete nere sei razzista al contrario; se invochi la complessità sei un professorone; se cerchi empatia e umanità sei buonista o falso buonista: perché sotto sotto siamo tutti degli stronzi. (Andrebbe fatto notare che per urlare “non me ne fotte nulla del Rwanda, però lo dico. Voi no, non ve ne fotte, ma non lo dite!” bisogna essere Carmelo Bene: se lo dice uno che come mito ha Borghezio l’effetto è diverso, ma vabbè). Se rispondi ai tweet di un politico sei invasato e subalterno, se li ignori sei distante dai problemi del Paese e della gente. Se sei preparato, sei élite. Se sei ricco, sei radical chic. Come ti muovi: sbagli. E infatti a fare opposizione rimane Roberto Saviano mentre il PD resta immobile in attesa di poteri forti, mercati e spread.

I paradigmi di lettura del presente son cambiati: oggi siamo più populisti di ieri. È come se ripudiassimo tutte le belle foto che Pete Souza ha fatto a Obama. Oggi scuoteremmo la testa guardandole e diremmo: “Ma no, lo devi fotografare almeno con una macchia sulla camicia”. Ieri la foto in cui Salvini presentava la sua idea di chiudere i porti, con sfondo nero ed espressione dura, sarebbe stata la pubblicità progresso del ministero della Salute contro la gonorrea (“state attenti, non si sa mai con chi andate”): oggi invece funziona. Ma non c’è nulla in quella campagna che la faccia funzionare, se non il fatto che si adatta ai tempi. È la foto sbagliata al momento giusto.

A pensarci, gli artisti che fanno gli artisti e pubblicano manifesti arcobaleno in difesa dei diritti universali che altro dovrebbero fare: darsi la mano ai girotondi? Non c’è nulla che ci dica che pubblicare una foto con delle atlete nere in posa da Charlie’s Angels – celebrandole anche in quanto nere (inutile far finta che non lo siano: non siamo una società multiculturale) – sia peggio in termini assoluti di Salvini che si fa una foto con un senegalese e scrive:

Questo ragazzo senegalese è stato la prima persona che ho incontrato questa mattina in piazza del Campo, a Siena, andava a ritirare la sua cittadinanza italiana e ha voluto farsi una foto con me. Questa è l’integrazione che ci piace! Buona vita a lui e un bacione ai buonisti!

Anche lui usa la pelle del ragazzo, anche lui batte la falsa moneta dell’integrazione: come sarà mai arrivato in Italia quel ragazzo dal Senegal? Salvini ci sta dicendo che gli piace perché gli ha chiesto un selfie. E l’uso confuso e cialtronesco di Simone Weil per sostenere le proprie ragioni sovraniste non dovrebbe farci ridere?

E allora perché Salvini quando pubblica la foto di un tramonto e ci augura buona serata è un genio, mentre se lo facessero Calenda o Renzi rideremmo? Per tanti motivi. Forse perché abbiamo più senso del ridicolo dei redneck italiani, perché chi sta all’opposizione ha perso e non ha voti, né quindi un pubblico; perché l’elettorato di sinistra ha aspettative più alte, per distinzione nei confronti di chi “non ci capisce un cazzo ma da mo”, perché non siamo abbastanza populisti. E perché oggi ci siamo abituati che chi prende voti ha ragione, mentre a ricordarci il contrario è sempre lo stesso Bossi, intervistato da Il Venerdì: “Prendere voti mica vuol dire che sei nel giusto”. E neanche prendere tanti like.

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