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Non solo Ronaldo, preparatevi ad altri supercampioni in Italia. Grazie al fisco

Neymar e Lionel Messi, si abbracciano al termine di un match delle qualificazioni per i Mondiali 2018

L’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus potrebbe essere solo la prima avvisaglia di un fenomeno ben più dirompente. L’Italia potrebbe infatti presto diventare il crocevia di tutto il calcio che conta. Merito di una normativa non nuova, ma di cui il mondo del calcio pare accorgersi solo ora. Quella introdotta dalla legge di Stabilità 2017 che prevede un’imposta sostitutiva di 100mila euro sui redditi prodotti all’estero.

Nata con l’idea di attirare milionari e miliardari nel nostro Paese (a oggi sono già 155 i billionaire arrivati in Italia dopo questa norma) che potrebbero poi investire all’interno dei nostri confini, la normativa potrebbe avere impatti diretti anche sulla qualità delle rose delle principali squadre della Serie A.

Lo conferma Sergio Sirabella, Counsel di Legalitax ed esperto del settore: “La norma dà la possibilità per chi prende la residenza in Italia di optare per un regime che prevede il pagamento di 100mila euro sui redditi di fonte estera, indipendentemente dal fatto che questi redditi esteri siano detenuti da società estere interposte. Unica condizione: non essere stato già residente in Italia in almeno 9 degli ultimi 10 anni. La norma consente a soggetti stranieri di arrivare in Italia e di essere tassati sui redditi prodotti nello Stato secondo l’IRPEF e di essere tassati sui redditi esteri soltanto con l’imposta sostitutiva”.

Sergio Sirabella.

Con questa norma è probabile che altre stelle del calcio possano decidere di trasferirsi in Italia, dove – è bene ricordare – esiste anche un’esenzione dell’applicazione dell’imposta di successione e donazione per gli asset esteri. 

Come detto, i 100mila euro annuali rappresentano un’imposta sostitutiva dell’Irpef e coprono pertanto tutta la tassazione dei redditi di fonte estera. Nel caso di Cristiano Ronaldo dunque, il campione portoghese vedrebbe il compenso corrisposto dalla Juventus per le sue prestazioni sportive soggetto a Irpef (naturalmente con l’aliquota più alta), mentre determinati proventi derivanti dai contratti di sponsorizzazione e da attività finanziarie prodotte fuori dai confini italiani rientrerebbero nella tassazione dei 100mila euro fissi ogni anno per un limite massimo di 15 anni.

Una parte importante di questo meccanismo riguarda naturalmente la scrittura dei contratti di sponsorizzazione che devono necessariamente tenere presente il criterio dell’attività svolta all’interno dello Stato. “Pensiamo a un grande campione che realizza una sponsorizzazione attraverso uno spot televisivo per conto di uno sponsor estero diffuso attraverso i media”, dice ancora Sirabella. “Se il contratto per la sponsorizzazione viene sottoscritto e lo spot realizzato all’estero e il luogo dello sfruttamento economico dell’immagine dello sportivo fosse non solo in Italia ma anche all’estero, si dovrebbe poter ipotizzare che venga tassato in Italia limitatamente al reddito prodotto sul territorio nazionale. La restante parte sarebbe, pertanto, assorbita dall’applicazione dell’imposta sostitutiva.”

Quella della cosiddetta “flat tax per i ricchi” potrebbe rivelarsi una leva importantissima per convincere una stella del calcio a spostarsi in Italia. Oltre che un vantaggio indiretto per le società sportive, che verosimilmente potrebbero anche offrire ingaggi più contenuti, mettendo sul piatto della loro offerta anche il vantaggio proveniente dal fisco.

E chissà che anche un Messi o un Neymar non possano prendere in considerazione questo trattamento di favore. “La norma fiscale si applica anche”, spiega Sirabella, “agli atleti che sono cittadini di paesi non membri dell’Unione Europea o dello spazio Schengen che, quindi, in questo caso dovrebbero richiedere l’Investor Visa, un visto per investitori che prevede un investimento nel nostro Paese”. Un investimento che può assumere tre forme alternative: quella dell’investimento in obbligazioni pubbliche per almeno due milioni da mantenere per almeno due anni, l’investimento in capitale di rischio di imprese nazionali per almeno un milione di euro (500mila euro in caso di startup innovativa), oppure la donazione a carattere filantropico di almeno 1 milione di euro.

Neymar e Messi sono avvisati. E magari un pensierino ce lo stanno facendo. Di certo chi ha già cominciato a fare i conti sono le società sportive, che proprio in queste ore hanno scoperto un nuovo, inaspettato, alleato: il fisco italiano.

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