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Secondo Google, il futuro delle non profit sono i dati (e il cloud)

 

La fondatrice di Samasource, Leila Janah

SAN FRANCISCO – Dieci anni fa, seduta al tavolino di un bar ugandese, la fondatrice di Samasource Leila Janah insegnava a tre donne locali come utilizzare un foglio Excel sul suo computer. Nove anni dopo per l’innovativa organizzazione non profit di base a San Francisco lo spirito è rimasto lo stesso, ma le prospettive sono radicalmente cambiate: Samasource ha decine di dipendenti e inserisce nel mondo del lavoro migliaia di individui ogni anno.

Samasource offre formazione tecnologica a persone che vivono sotto la soglia di povertà, aiutandole a trovare un lavoro nell’industria digitale. Per l’organizzazione senza scopo di lucro la tecnologia non è solamente il fine, ma soprattutto il mezzo — lo strumento attraverso il quale ottimizza il lavoro di un gruppo di persone operative su quattro continenti e coordina decine di progetti diversi.

Nel 2018 anche le non profit, se vogliono aumentare l’impatto del proprio lavoro sul territorio, devono operare come delle startup; così una delle sfide più impegnative diventa la scalabilità dei processi, con la tecnologia a rappresentare un aiuto fondamentale per la gestione dei progetti e delle iniziative.

Samasource è tra le centinaia di organizzazioni ad avere usufruito degli strumenti messi a disposizione da Google For Nonprofits — il dipartimento di Big G che offre alle realtà senza scopo di lucro la sua G Suite (che comprende Gmail, Drive e Hangout) ma anche sistemi pensati ad hoc come i bottoni per le donazioni e gli Ad Grants per promuovere le proprie campagne senza spendere un euro.

Durante la conferenza Google Next in corso a San Francisco, l’azienda di Mountain View ha annunciato l’introduzione di un nuovo strumento a disposizione delle non profit: Data Solutions for Change, un servizio di analytics su larga scala pensato appositamente per vuole fare in modo che le sue campagne di azione e sensibilizzazione abbiano un forte impatto sociale e ambientale.

Attraverso Google Cloud, le non profit possono ora collezionare enormi quantità di dati e utilizzare i modelli di intelligenza artificiale di Google per organizzarli: questo permetterà loro anche di velocizzare la creazione di applicazioni, nonché di tracciare nuovi processi di automazione sostenuti dal machine learning, fino a completare la visualizzazione dei dataset attraverso Google Data Studio.

“I dati sono il cuore del nostro lavoro”, ha spiegato a Google Next Evan Jones, CIO di Harambee Youth Accelerator, una non profit che sta aiutando 6 milioni di giovani sudafricani a trovare lavoro attraverso programmi di informazione e inserimento e che è stata scelta da Big G come partner iniziale di Data Solutions for Change. “Usiamo i dati per potenziare il nostro impatto sulle leggi e sul parlamento, ma anche per raggiungere i comuni cittadini, in modo che possano a loro volta attivarsi e darsi da fare nelle comunità di riferimento”.

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