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Raccogliere capitali online diventa più facile. Ecco cosa cambia

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(Shutterstock)

I dati della raccolta di capitale e finanziamenti da parte delle PMI italiane stanno mostrando finalmente una significativa apertura da parte del capitale privato. Una ricerca di EdiBeez pubblicata la settimana scorsa proietta a fine anno una raccolta complessiva dell’equity crowdfunding a 34 milioni di euro, circa il 30% del volume annuo del venture capital nell’early stage, con una proiezione di crescita rispettivamente ad oltre 60 milioni e 100 milioni per i prossimi due anni. Il lending crowdfunding sta esprimendo numeri anche più rilevanti, con 180 milioni raccolti e distribuiti nel solo terzo trimestre dell’anno.

Aumentano anche le società che raccolgono importi rilevanti, sopra al milione di euro, in un percorso di supporto della crescita e avvicinamento alla quotazione. Ad esempio la società Glass2Power ha raccolto 2.250.000,00 euro da 495 investitori su CrowdFundMe, portale di equity crowdfunding che a sua volta ha avviato il processo di quotazione.

In questo contesto sono intervenute due importanti novità regolamentari, in una curiosa convergenza tra andamento del mercato e innovazione normativa.

La prima novità riguarda l’innalzamento della soglia di esenzione dall’obbligo di redazione del prospetto informativo da cinque ad otto milioni di euro.

L’obbligo del prospetto comporta costi piuttosto rilevanti, che hanno spesso tenuto le imprese lontane: mentre nel solo anno 2016 sono stati approvati 117 prospetti, la fascia a ridosso del limite di esenzione ha visto pochissimi casi: in tre anni, tra il 2015 e il 2017, sono stati presentati soltanto 7 prospetti (5 per società non quotate e 2 per società quotate), con una media inferiore al 2% all’anno.

L’innalzamento della soglia di esenzione, rappresenta dunque un’ottima occasione per semplificare le raccolte di valore più basso, generalmente proposte dalle PMI che si avvicinano al mercato dei capitali iniziando un percorso di crescita.

Non banale conseguenza è che anche il limite massimo previsto per le raccolte in crowdfunding sale ad otto milioni di euro.

La seconda novità riguarda le cosiddette società a capitale diffuso: si tratta di PMI che, in determinati casi, sono soggette a numerose norme previste per le società quotate a causa delle dimensioni (almeno 4,4 milioni di euro di stato patrimoniale, 8,8 milioni di ricavi e 50 dipendenti) e dell’elevato numero di soci (almeno 500 azionisti che detengano nel complesso più del 5%).

Per queste società, è stato abolito il limite di 500 azionisti; così, le PMI che abbiano effettuato una anche modesta raccolta di capitale on-line, non saranno più gravate di oneri e adempimenti vistosamente sproporzionati, che scoraggerebbero il ricorso al crowdfunding quale mezzo di raccolta di capitale.

In entrambi i casi, la Consob ha dimostrato di voler e saper leggere le esigenze del mercato, utilizzando nel modo migliore lo strumento della consultazione pubblica e continuando ad ascoltare le associazioni di categoria e le imprese in un dialogo sempre più costruttivo.

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