Innovation

Apple ora deve decidere se vuole diventare una boutique

Tim Cook a una presentazione Apple (Stephen Lam/Getty Images)

Non proprio la lettera che gli azionisti di Apple si aspettavano di ricevere all’inizio dell’anno. E’ quella inviata ieri dal ceo Tim Cook, in cui il l’a.d. della Mela ha annunciato la revisione al ribasso delle stime per i ricavi per gli ultimi tre mesi del 2018 a 84 miliardi di dollari (la società li stimava tra gli 89 e i 93 miliardi). Colpa della debolezza dell’economia cinese – ha spiegato Cook – che ha impattato sulle vendite di iPhone, e di un ambiente economico che risente delle tensioni commerciali tra il paese asiatico e gli Stati Uniti. Abbastanza per far scivolare il titolo Apple nella seduta after hours del 7,5 per cento.

La domanda da porsi ora è quanta parte di questa caduta sia dovuta a fattori economici globali (la Cina) e quanto a una strategia commerciale controversa.

Beninteso, il rallentamento della Cina è reale. Proprio ieri la Banca Mondiale ha reso noto di aspettarsi una crescita cinese al 6,2% contro il 6,5% del 2018 e il 6,9% del 2017. Ed è vero che la Borsa di Shanghai ha registrato nel 2018 il peggior anno dal 2008, così come è vero che gli indici di fiducia nel Paese sono in calo. Poi c’è il capitolo banche, che potrebbero tirare ulteriormente i cordoni della borsa: Moody’s ha stimato in 415 miliardi di dollari il capitale necessario alle prime quattro banche cinesi per rispondere nel 2025 ai requisiti fissati dal Financial Stability Board per le banche “too big to fail”.

E’ comunque il caso di chiedersi dove porterà la strategia di Tim Cook, che negli ultimi anni ha proposto nuovi dispositivi a prezzi sempre più alti al fine di incrementare i margini. La decisione ha portato a una invidiabile posizione finanziaria della società, in assenza però di un parallelo aumento dei volumi di vendita. Tanto che Tim Cook ha informato nei mesi scorsi gli azionisti che non sarebbero più stati forniti i numeri sulle vendite dei dispositivi e che la compagnia si sarebbe focalizzata sullo sviluppo di software e servizi collaterali.

Ewan Spence, osservatore del mondo Apple per Forbes.com scrive così che ora è venuto il momento per la Casa della Mela “di sedersi e decidere se vuole diventare una boutique di fascia alta per smartphone di lusso o se vuole essere un player ad alti volumi all’interno dell’industria”. E aggiunge: “Tim Cook non può avere entrambe le cose. Se vuole che Apple sia una luxury company si deve accontentare di vendite più basse e di quote di mercato inferiori, smettendo di cercare di raggiungere una audience più ampia. Se invece Apple vuole essere visto come un brand premium comunque in grado di bilanciare prezzi più alti della media con una ampia base di acquirenti, allora è necessario il lancio di un iPhone che possa raggiungere il mercato di massa”. Spence pensa in particolare a una sorta di replica dell’iPhone SE in versione 2019.

Non a caso l’iPhone SE è uno dei modelli più venduti da Apple in India, mercato divenuto strategico (Apple ha annunciato che inizierà a produrre in India per il mercato locale) e che potrebbe almeno parzialmente bilanciare la ritirata cinese, ma dove Apple non ha mai sfondato se non con i suoi prodotti “intermedi”.

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