wanda nara allo stadio con icardi
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Chi sono e quanto guadagnano i padroni del calciomercato

wanda nara allo stadio con icardi
Wanda Nara e Mauro Icardi (Claudio Villa/Getty Images)

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Più delle stelle del pallone come Leo Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar Jr. Più dei club che mettono in fila un successo dietro l’altro come Real Madrid, Juventus e Paris Saint Germain. I veri re di denari nel mondo del calcio rispondono ai nomi di Jorge Mendes, Mino Raiola e Jonathan Barnett, che si muovono dietro le quinte gestendo i contratti dei grandi calciatori e ogni anno portano a casa enormi guadagni. Un regno, il loro, che le regole introdotte negli ultimi anni per evitare gli eccessi nel calcio, hanno paradossalmente rafforzato. Anche se ora si prova a limitarne quanto meno gli abusi.

Una vita da film fino a CR7

Da ex giocatore frustrato a Re Mida del calcio. Quella di Jorge Mendes è una vita da film. Da giovane sognava di diventare un grande mediano, ma il talento più che nei piedi, è nella sua testa. A 20 anni, messo fuori rosa nel Viennense, club portoghese di Serie B, chiese alla società di gestire le vendite della pubblicità dello stadio e da lì iniziò la scalata. Fondatore dell’agenzia Gestifute, oggi segue stelle del calibro di Cristiano Ronaldo, James Rodriguez, Angel Di Maria, Falcao e Diego Costa più un centinaio di altri calciatori. Nell’ultimo anno ha negoziato contratti per oltre un miliardo di dollari, intascando 100,5 milioni secondo le rilevazioni di Forbes, complice il passaggio di CR7 alla Juventus (per 117 milioni, di cui 17 finiti nelle tasche del procuratore). Come gli altri procuratori più famosi, non si occupa solo di trattare i trasferimenti da un club all’altro, ma anche dei contratti di sponsorizzazione, spesso la principale fonte di guadagno per le star del pallone e i loro rappresentanti.

Tra polemiche e inchieste

Ora le sue mire sono puntate sui migliori giovani cinesi, anche se la sua immagine è stata un po’ appannata da Football Leaks, l’inchiesta che ha svelato pesanti retroscena sulla finanza opaca del calcio globale. Nell’occasione è stato tirato in ballo anche Mino Raiola, nativo di Nocera Inferiore, emigrato in Olanda come pizzaiolo e oggi procuratore di calciatori come Mario Balotelli, Zlatan Ibrahimovic, Romelu Lukaku e Gigio Donnarumma, con un giro d’affari stimato in 330 milioni.

Meno conosciuto alle nostre latitudini è Jonathan Barnett, che dall’headquarter di Londra tra gli altri segue Gareth Bale, Jesse Lingard e Wojciech Szczesny per un guadagno annuo che supera i 330 milioni.

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Il paradosso

Il potere di questi e degli altri grandi procuratori di calcio va al di là dell’aspetto economico. È capitato spesso che ai club di calcio venissero “imposti” giocatori di nessuna utilità, ma appartenenti a una data agenzia, al solo fine di non avere problemi con le star seguite dalla medesima scuderia. Né sembra servita a molto l’introduzione dei Fair Play Finanziario, introdotto per rendere più sostenibile dal punto di vista finanziario il mondo del calcio. Sempre più spesso i club, per stare nei parametri imposti dall’Uefa (tra le altre cose è prevista una perdita massima di 30 milioni nell’arco di tre bilanci annuali), puntano ad acquistare giocatori con il contratto in scadenza per non pagare il cartellino. Il risultato è che i calciatori in queste condizioni riescono a spuntare ingaggi più elevati e i loro procuratori guadagnano due volte: la percentuale sullo stipendio e la commissione per l’intermediazione. L’ultimo esempio è quello di Aaron Ramsey, centrocampista tuttofare in scadenza con l’Arsenal che si appresta a firmare per la Juventus un quinquennale da 6,5 milioni di euro a stagione (tra gli stipendi più elevati della Serie A) più 9 milioni per l’agenzia che lo segue, la Avid Sports & Entertainment Group. Mentre Raiola, che aveva portato il Pogba in scadenza di contratto dal Manchester United alla Juventus, ha incassato ben 27 milioni quando il centrocampista francese ha fatto il viaggio di ritorno.

Uno stop agli abusi

La platea dei procuratori è variegata: accanto ai nomi più noti e a chi ha seguito percorsi di studio per crescere nel settore, ci sono anche truffatori (sfruttano soprattutto le difficoltà delle famiglie d’origine per assicurarsi i talenti in erba, in cambio di percentuali sui guadagni futuri) e parenti che vivono alle spalle dei calciatori.

Proprio per limitare gli abusi, la Fifa si prepara a fare marcia indietro rispetto alla deregulation decisa tre anni fa, ricostituendo dal 2020 l’Albo unico degli agenti, la cui iscrizione sarà subordinata al superamento di un esame e comporterà una serie di obblighi, a cominciare dalla trasparenza sui compensi. “Al via la norma anti Wanda Nara”, hanno titolato alcuni giornali in riferimento alla moglie e agente di Mauro Icardi.

Basterà a moralizzare il settore? “Questa mossa è opportuna e necessaria, visto il fallimento della deregulation voluta ai tempi di Sepp Blatter”, osserva Luca Ferrari, partner dello studio legale Withers e responsabile globale del dipartimento Sport, che assiste club, agenti, giocatori e allenatori in Italia e all’estero, tra cui Khedira, Gündogan, Klopp, Sczeszny, Dybala e Cavani. “Quello dell’agente/intermediario è un ruolo che si è affermato e non può essere ignorato o tenuto ai margini dell’ordinamento calcistico. Se esiste il ruolo, se i club e i giocatori vi fanno affidamento, il compito di chi governa il calcio è far sì che l’operato di questi soggetti sia trasparente, sindacabile, responsabile”.

Questo, ad avviso dell’esperto, non impatterà comunque sul potere di questi professionisti, soprattutto quando un calciatore è a fine contratto. “Nei fatti, basta ‘scavallare’ in un modo o nell’altro, la fine della penultima stagione senza aver rinnovato, e il gioco lo comanda il calciatore (o il suo agente)”. Infatti l’ultima stagione del contratto pluriennale inizia il 1° luglio, ma già dal gennaio successivo il calciatore a scadenza è libero di firmare, con sei mesi di anticipo e con qualsiasi club, un precontratto o un contratto che prende effetto dal luglio successivo”.

Insomma, qualcosa cambierà, ma non molto.

 

 

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