Innovation

Instagram e calo dei follower: bug o prove generali di apocalisse social?

Chiara Ferragni, l’influencer di Instagram più nota d’Italia

Dove sono finiti i follower di Instagram? Il risveglio di ieri mattina per il popolo degli influencer e social media manager è stato quanto meno traumatico, il numero di seguaci lasciati la sera prima è drammaticamente calato al risveglio.

E se per il grande pubblico le differenze sono state nell’ordine di 50 o 100 unità, per alcune delle celebrities della piattaforma social più popolare degli ultimi anni si è superato il milione.

Ariana Grande e Selena Gomes perdono entrambe 2,2 milioni di seguaci, così come Gigi Hadid dice addio a un 1 milione. La lista è molto lunga e non risparmia nemmeno importanti aziende.

Dalla prima mattina di ieri i post invadono la rete con proclami che annunciano l’arrivo dell’apocalisse social, poi è il momento dei bloggers che cominciano a pubblicare articoli via via più ricchi di dati, informazioni e supposizioni circa i motivi della scomparsa dei follower.

 

Calo dei follower su Instagram: la comunicazione ufficiale

Ma è la Californiana Instagram a prendere in mano la situazione dopo qualche ora, e lo fa con un tweet alle 13:43 ora italiana (si, proprio così, pubblicando un annuncio su Twitter):

“Siamo consapevoli di un problema che sta causando un cambiamento nel numero di follower di alcuni profili. Stiamo lavorando per risolvere il problema il prima possibile.”

 

Perché sono scomparsi i follower da Instagram? Risponde Roberto Buzzatti, il social media manager dei vip

A quel punto, se da un lato l’apprensione degli influencer comincia a scemare, non succede lo stesso per i social media manager che pian piano riscontrano più di qualche anomalia e incongruenza. Tra questi c’è l’italiano Roberto Buzzatti, un nome noto nell’ambiente per la gestione di importanti profili di respiro internazionale tra cui alcuni profili del gruppo Billionaire Lifestyle di Flavio Briatore ma anche Hyperloop Transportation Technology di Bibop Gresta, che fa notare come il numero dei follower visualizzati nell’app sia differente da quella sul browser del computer e come questi dati cambino semplicemente aggiornando la pagina o, ancora, visualizzando i profili come titolare o utente.

“La prima cosa che ho fatto ieri mattina, una volta realizzato che su alcuni dei profili che gestisco c’era stato un calo della base utenti, è stata quella di andare a vedere gli account di alcuni vip e anche quello ufficiale di Instagram. Ho visto il profilo di Instagram sotto di circa 3 milioni di follower e, magia, quelli sono tornati tutti, a differenza di altri big che continuano a lamentare il calo. Se hanno risolto prontamente il problema sul loro profilo, come facciamo a parlare di bug? Se si comprende la natura del problema la risoluzione coinvolgerà tutti i profili colpiti e non opererà selettivamente come ho invece ho visto fare io”.

Continua poi Buzzatti: “Lo scorso 19 novembre Instagram ha pubblicato un comunicato ufficiale in cui dichiarava apertamente guerra all’utilizzo di sistemi automatici che generano follower, like e commenti arrivando alla rimozione dei profili che ne facessero uso. Abbiamo costruito delle machine learning tools scrivono, e volete che vi dica la mia? Da novembre a tutto gennaio, dei miei innumerevoli profili “laboratorio” in cui sperimento ogni soluzione esistente, e quindi anche quelle espressamente vietate, non ho ricevuto un solo blocco o segnalazione per utilizzo di sistemi automatici. La mia posizione sull’accaduto è che gli è scappato il dito sul grilletto più o meno inavvertitamente, cosicché abbiamo assistito a cosa possono fare in poche ore le machine learning tools. Un armageddon! Non fosse che si sono sparati su un piede perdendo loro stessi tre milioni di follower (seppur poi prontamente recuperati)”.

Andando a leggere il comunicato ufficiale di Instagram citato da Buzzatti, troviamo tra le motivazioni del giro di vite applicato da Instagram alle pratiche di acquisizione di fake follower la volontà di “assicurare che le partneship tra influencer e aziende forniscano esperienze reali e interazioni genuine”.

Gli chiediamo quindi un pensiero al riguardo: “Il fenomeno dell’acquisto dei follower così come l’utilizzo di software che automatizzano le azioni sui profili (i cosiddetti BOT) sono parte integrante del successo di Instagram e questo a San Francisco è chiaro a tutti, solo che non possono ammetterlo. Ma questa pratica ha prodotto anche un paio di problemi non trascurabili. Il primo è il danno che gli influencer, gonfi di fake follower creano alle aziende che investono su di loro; non sarà mai possibile avere un ritorno adeguato alle aspettative alimentando così un senso di disinteresse da parte delle aziende verso i social media intesi come amplificatore della loro brand awareness. Questo corrisponde anche a una perdita per la piattaforma che vede investire il denaro negli influencer piuttosto che nel proprio sistema di advertising a pagamento. Il secondo problema è che Instagram rosica perché non può mettere mano su un mercato, quello della vendita dei follower, immenso, che solo a San Francisco possono quantificare precisamente perché sono in grado di isolare i profili fake da quelli reali e attivi con buon grado di approssimazione”.

Sarà pur vero che un solo indizio non fa una prova, ma siamo andati a cercare su Google “buy instagram follower” trovando la bellezza di 165 milioni di risultati. Nemmeno tanto sommerso, un mercato dai numeri importanti sembrerebbe davvero esistere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .