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Rimanere giovani con una pianta giapponese, scoperto l’elisir di lunga vita?

(Shutterstock)

Dagli antichi samurai potrebbe arrivare il segreto per vincere la battaglia contro l’invecchiamento. E’ stata infatti scoperta in una pianta giapponese – che il folklore locale suggeriva essere la chiave per una vita lunga e in salute – una sostanza naturale in grado di indurre un processo chiave per rimuovere la “spazzatura cellulare” che può accumularsi quando le cellule invecchiano.

La pianta che potrebbe nascondere il segreto per vivere più a lungo racchiude già nel suo nome la promessa di un’eterna giovinezza. Si tratta dell’angelica keiskei koidzumi – conosciuta come ashitaba – ovvero foglia di domani, un alimento base delle diete degli antichi samurai, con proprietà così rigeneranti che se una foglia viene tagliata al mattino ricomincerà – si dice – a ricrescere entro il giorno successivo.

 

Scoperta la molecola che allunga la vita alle cellule

Se le aspettative di vita aumentano, tuttavia, l’incidenza delle malattie legate all’età continua ad essere molto alta. L’invecchiamento rimane il primo fattore di rischio per tutte le principali malattie croniche, comprese le malattie cardiovascolari, i processi neurodegenerativi e il cancro. Affrontare il processo d’invecchiamento sembra dunque l’approccio più opportuno per prevenire i disturbi legati all’età. Ed è proprio da questo assunto che si è mossa la ricerca guidata da Frank Madeo dell’Università austriaca di Graz e pubblicata sulla rivista Nature Communications.

Secondo quanto rilevato dallo studio, l’angelica keiskei conterrebbe una sostanza che attiva il meccanismo di pulizia e il riciclaggio delle cellule chiamato autofagia, meccanismo che è valso il premio Nobel al suo scopritore nel 2016, il biologo giapponese Yoshinori Ohsumi. L’autofagia rimuove rifiuti cellulari come le proteine aggregate. Un’attività fondamentale per mantenersi in buona salute mentre il corpo invecchia e che diminuisce con l’avanzare degli anni. Quando le cellule non riescono a rimuovere in modo rapido ed efficace le parti danneggiate, possono accumularsi e ciò può portare molte patologie, tra cui malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o il Parkinson o il cancro.

 

Come vivere più a lungo: l’estratto di una pianta giapponese allunga la vita del 20%. Lo studio

Esistono già alcuni composti noti agli scienziati che lavorano per stimolare il processo di pulizia. Lo stesso digiuno sembra incoraggiare naturalmente le cellule a liberarsi dei propri rifiuti. Ma nel tentativo di ampliare il campo dei composti in grado di proteggere le cellule e tornare indietro nel tempo prevenendone l’invecchiamento, il team di ricercatori si è rivolto a una classe di sostanze chiamate flavonoidi. Molti flavonoidi, infatti, hanno già dimostrato di avere una serie di effetti benefici, che vanno dalle proprietà anti-infiammatorie alla protezione contro la degenerazione del cervello e il cancro.

Dopo aver esaminato 180 composti che rappresentano varie sottocategorie di flavonoidi, alla ricerca di candidati che avrebbero potuto contenere la naturale capacità di “contrastare la morte delle cellule legate all’età”, i ricercatori hanno optato per il flavonoide DMC e hanno iniziato testando in che modo la sostanza ha colpito le cellule di lievito scoprendo effettivamente che la molecola stava aiutando la cellula di lievito a proteggersi dagli effetti dell’invecchiamento. Il team ha quindi testato l’effetto del DMC sulle cellule sia dei vermi che dei moscerini – soggetti di test comuni nella ricerca medica. Sorprendentemente, il trattamento col DMC  ha prolungato la vita media di entrambi gli organismi modello di circa il 20%, come riporta la pubblicazione.

Ulteriori test hanno dimostrato che il composto ha aiutato a proteggere le cellule nei cuori dei topi attraverso il processo di autofagia, e persino protetto da un tipo di danno epatico causato dall’intossicazione da etanolo.

Il team ha anche testato l’effetto del DMC su diversi tipi di cellule umane e ha scoperto che anche lì la sostanza ha funzionato per rallentare l’invecchiamento.

“Gli esperimenti indicano che gli effetti del DMC potrebbero essere trasferibili agli esseri umani, anche se dobbiamo essere cauti e attendere veri test clinici”, ha affermato Madeo.

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