Strategia

5 motivi per cui il volontariato fa bene anche alle aziende

(Getty Images)

Spendere qualche ora della propria vita professionale facendo del bene agli altri. Oggi anche in Italia è possibile, grazie al cosiddetto volontariato aziendale. Una formula che permette di dedicarsi al prossimo durante le ore di lavoro, grazie a specifici accordi fra il proprio responsabile e una Onlus. Qualcuno potrebbe pensare che sia solo una perdita di tempo, che distolga dalla carriera sottraendo tempo prezioso alla produttività. Invece la realtà è molto diversa.

Fare volontariato attraverso l’azienda non solo migliora il clima in ufficio, ma fa crescere anche gli affari.

Coinvolgimento. Le aziende che hanno introdotto formule di volontariato al loro interno vedono crescere esponenzialmente il coinvolgimento della propria forza lavoro. Secondo una recente indagine di Sodalitas-GFK, il 60 per cento delle aziende nota questo fenomeno.

Clima. A migliorare esponenzialmente è anche il clima dell’ufficio, perché i dipendenti che si impegnano in attività di volontariato sono mediamente più soddisfatti di se stessi e meno frustrati. E questo, sempre secondo lo stesso sondaggio, riguarda circa il 49 per cento delle imprese coinvolte.

Squadra. Grazie al clima migliore e più coeso, nelle aziende attive nel campo del volontariato si assiste a un progressivo potenziamento del lavoro di squadra. Questo perché i lavoratori sono uniti da un obiettivo comune: fare bene al proprio prossimo. E questo avviene nel 57 per cento delle realtà interessate.

Reputazione. Un altro vantaggio innegabile del volontariato d’impresa riguarda la cosiddetta reputazione aziendale. E cioè l’immagine che la realtà produttiva riflette all’esterno. Anche questa voce cresce grazie ai programmi no-profit: visibilità e reputazione aumentano del 57 per cento.

Fidelizzazione. Dipendenti felici e soddisfatti della propria vita professionale e dei propri impegni nell’ambito del volontariato sono anche collaboratori fedeli. Nelle aziende che hanno attivato questi programmi la fidelizzazione della forza lavoro aumenta, infatti, mediamente del 28 per cento.

Non è un caso che in Italia grandi e piccole realtà lo abbiano già scoperto e messo in pratica. Perché i vantaggi sono davvero molti. “Secondo le più recenti statistiche, in Italia un cittadino su quattro svolge o ha svolto in passato attività no profit – afferma Giovanni Rossi, responsabile di Adecco -. Questo vuol dire che c’è una maggiore attenzione nei confronti della responsabilità sociale, da parte dei singoli ma anche delle aziende. Queste ultime stanno cercando di incentivare questo fenomeno, dando ai loro dipendenti la possibilità di aiutare il prossimo anche durante le ore di lavoro”. Negli ultimi anni i casi sono aumentati e accanto a colossi come Edison, Eni, Enel, Leroy Merlin, Tim si sono affiancate anche piccole e medie imprese. “Le aziende spesso sposano cause sociali vicine al territorio nel quale operano – aggiunge -. A Milano, per esempio, alcune permettono ai dipendenti di utilizzare una giornata lavorativa all’anno per lavorare gratuitamente nelle scuole della città. Magari per dipingere le pareti, per effettuare lavori di manutenzione o per regalare materiale didattico. E poi ci sono realtà che pagano i dipendenti per andare a servire i pasti nelle mense dei poveri. Rispetto a dieci anni fa il fenomeno si è diffuso moltissimo”. Soprattutto in alcuni settori, come il chimico-farmaceutico, il bancario-assicurativo, la grande distribuzione e l’alimentare. In crescita è anche l’adesione degli impiegati. In media il 50 per cento aderisce alle iniziative, con punte del 90 per cento in alcune grandi aziende attive da più tempo in questo genere di attività.

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