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Ecco perché la figura del giurilinguista è diventata un must

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(Shutterstock)

Che si tratti di una multinazionale o di uno studio legale internazionale (law firms o boutique), le conseguenze in termini di immagine e affidabilità che potrebbero derivare da possibili errori di traduzione all’interno di consulenze giuridiche rendono oggi imprescindibile la figura del giurilinguista. Soprattutto quando si tratta di avere a che fare con clienti internazionali o si parla di traduzioni “di cortesia” da scambiare con controparti estere.

Questa figura professionale è infatti l’unica in grado di affrontare con competenza l’attività di ricerca e comparazione giuridica, premessa a sua volta necessaria per realizzare traduzioni che riflettano con fedeltà le peculiarità dell’ordinamento giuridico e siano comprensibili al pubblico di destinazione. In un contesto mondiale in cui le imprese sono sempre più proiettate sul mercato globale, l’intervento del giurilinguista è oggi diventato un must nell’ambito delle operazioni commerciali internazionali, ma anche in caso di contenziosi tra privati o di adempimenti richiesti dalle pubbliche amministrazioni.

L’esigenza primaria, in altre parole, è quella di preservare la natura giuridica di un determinato documento non solo perché il valore aggiunto di quest’ultimo risiede proprio nell’expertise del professionista che lo ha generato, ma anche perché, essendo il suo fine ultimo quello di produrre gli effetti giuridici previsti, laddove sia necessario trasporre il contenuto di tale documento dalla lingua del professionista-autore a una lingua diversa, diventa cruciale preservarne il significato tecnico-giuridico e trasmetterlo fedelmente ai professionisti o organismi di destinazione in tutte le sue sfaccettature e componenti tecnico-giuridiche. E naturalmente, ça va sans dire, questo è il motivo per cui sempre più consulenti legali esigono oggi che i loro atti siano tradotti da figure specializzate capaci di scongiurare qualsiasi rischio di impoverimento contenutistico dei loro testi.

L’ulteriore sfida è data dai ritmi serrati di negoziazioni e termini, che impongono ai professionisti la ricerca di partner specializzati e capaci che, nei tempi ridotti dettati dalla natura delle operazioni, garantiscano di avere atti impeccabili per il giorno del closing o del deposito in tribunale.

“Ci siamo resi conto che l’attività di traduzione può avere un impatto sulla nostra practice, sia in termini di immagine ma anche in termini di tempo, dal momento che – sgravato dal compito di tradurre internamente gli atti – il nostro team di professionisti può dedicarsi interamente agli aspetti più sostanziali delle singole pratiche”, afferma Gianfranco Di Garbo, partner di Baker & McKenzie, il quale da tempo si rivolge a Lawlinguists, la principale società italiana di giurilinguistica con sedi a Milano, Stoccarda e Barcellona.

Ma quali sono i settori che vedono maggiormente coinvolti i professionisti del diritto in contesti transnazionali? Innanzitutto quello delle operazioni internazionali di M&A che coinvolgono i maggiori player globali con giri di affari che nel 2017 – solo nel nostro paese – hanno abbondantemente superato i 50 miliardi di euro.

Per non parlare poi dei segmenti del private equity e del venture capital che – secondo i dati AIFI – nel 2018 in Italia hanno prodotto un valore complessivo di portfolio di 33 miliardi e in cui i maggiori investimenti hanno visto protagonisti i settori ICT, Healthcare e Biotech, e i servizi finanziari e assicurativi.

La trasposizione linguistica di contenuti giuridici trova inoltre ampio spazio in caso di litigation, arbitrati o procedimenti di ADR (Alternative Dispute Resolution), spesso inerenti ai diritti IP, incardinati davanti ai giudici nazionali oppure organismi internazionali, che vedono coinvolte imprese e multinazionali di ogni provenienza e settore tra cui i grandi nomi dell’industria farmaceutica e delle costruzioni.

E poi i procedimenti avviati dalle autorità tributarie o regolamentari nazionali tra cui, ad esempio, i contenziosi tributari e antitrust, che hanno portato i nomi dei big della Silicon Valley o dell’automotive alla ribalta nelle prime pagine delle principali testate giornalistiche di tutto il mondo: in tali casi, infatti, il player straniero deve essere messo in condizione di poter intervenire al procedimento senza impedimenti di tipo linguistico, in modo da consentire l’instaurazione di sinergie tra i legali esteri e italiani. Senza dimenticare infine i casi in cui siano le autorità nazionali stesse, dalla Banca d’Italia alla CONSOB, a richiedere alle società e ai loro legali il deposito di atti e documenti in versione tradotta affinché le stesse possano operare nel nostro mercato.

 

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