Innovation

Il destino digitale di Angelo Coletta, presidente di Italia Startup

Angelo Coletta, presidente dell’assocaciazione Italia Startup.

Articolo tratto dal numero di luglio 2019 di Forbes Italia. Abbonati. 

“La felicità viene prima delle regole”, dice Angelo Coletta con il suo tono largo barese contaminato da influenze romane. Una filosofia di vita che ben si addice a un imprenditore hi-tech che da un anno si è assunto l’onore e l’onere di fare il presidente di Italia Startup, l’associazione che riunisce e rappresenta l’ecosistema italiano dell’innovazione. Il motto rappresenta bene il personaggio che in questa intervista a Forbes racconta la sua storia. E fa un primo bilancio nella sua nuova posizione.

L’innovazione viene prima dell’organizzazione. Le piace questa parafrasi del suo motto?
Ci può stare. Stiamo vivendo una grande fase di trasformazione, bisogna avere voglia e coraggio di mettersi in discussione ogni giorno e non nascondersi dietro le abitudini, anche quelle aziendali. Attenzione, però: all’imprenditore non piacciono le filosofie, ma i risultati. È un uomo pratico e chi sostiene l’innovazione deve fargli capire i vantaggi che può averne.

Chi è Angelo Coletta?
Un imprenditore per scelta convinta. L’idea di dipendere da qualcuno non mi è mai passata per la testa. Le dico solo che a 14 anni, per il mio compleanno, sono andato a lavorare in un bar perché volevo essere indipendente. Subito dopo la laurea ho avuto l’opportunità di essere assunto in Enea (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente che dipende da Ministero dello sviluppo economico ndr), ma ho preferito creare una mia società e cominciare una consulenza. Ovviamente con la famiglia contraria, che non mi hai prestato una lira o fatto una fideiussione. Forse c’era anche un pizzico di presunzione, allora.

Sempre stato imprenditore nel settore hitech?
Il digitale era in qualche modo nel mio destino. Ho cominciato nella stagione della New Economy, quindi ho fatto i primi passi aiutando le piccole imprese a entrare nel fantastico mondo della rete. Non era facile, così dopo i 30 anni decido di puntare su un settore emergente, il ticketing online, e fondo BookingShow, che ho venduto a un gruppo internazionale nel 2017. La mia exit più importante, una grande soddisfazione.

C’è anche il gusto di rivalsa di chi è partito da una situazione di oggettivo svantaggio?
Beh, un poco sì in effetti. Partire da Foggia, che non è certo il centro del business, e diventare il terzo player del mercato combattendo con colossi che hanno superiori capacità finanziarie non era scontato. Vuol dire che siamo stato molti bravi. Soprattutto a trasformare le debolezze in punti di forza.

E dopo la exit, che cosa ha fatto?
Diversi investimenti in startup, in Puglia e non solo, ma le attività che in questo momento considero strategiche, anche se molto diverse, sono Zakeke, Sensi. E poi c’e Lk, un progetto appena avviato e ancora top secret.

Ci racconti allora Zakeke e Sensi…
Zakeke ha sviluppato un software che permette a chi fa e-commerce di far vedere i propri prodotti ai clienti in 2D e 3D. Ha già migliaia di clienti, il 99% sono internazionali e adesso stiamo raccogliendo fondi per lo sviluppo. Sensi, invece, è una startup americana, anche se fondata da italiani, molto meno hi-tech: svilupperà con lo chef Gigi Nastri una catena di ristoranti di cucina italiana contemporanea nelle città dell’America profonda: il primo è stato aperto a Charlotte in aprile. Nel 2020 contiamo di andare a Charleston, Savanna e Austin.

Parliamo di Italia Startup. Che cosa è accaduto in questo primo anno di presidenza?
Molto e non solo all’interno dell’associazione. Io ho puntato su un maggiore coinvolgimento delle imprese e di chi le sostiene, come gli incubatori. E i primi risultati si vedono: gli associati sono arrivati a 2.800 e in particolare sono aumentate le scaleup, cioè le startup con alto potenziale di crescita: è stato creato un club dedicato, che ne riunisce 65. Abbiamo poi lanciato il Salotto di ItaliaStartup, un road show che a fine anno avrà realizzato dieci tappe.

In occasione del suo insediamento parlò di un’associazione che rappresentasse meglio gli interessi delle startup e delle pmi innovative. Ha funzionato questo lavoro di lobby?
Siamo riusciti a condividere con il governo un percorso interno alla legge di stabilità che ha portato al potenziamento della leva fiscale per chi investe in startup e al bonus per le aziende che comprano startup. E adesso stiamo lavorando per l’apertura alle startup dei bandi Mise e dell’elenco fornitori della società a partecipazione statale.

Come vede il futuro di Italia Startup dopo il suo primo anno da presidente?
L’ambizione che ho e la responsabilità che sento è rappresentare quanto meglio e più possibile l’ecosistema italiano dell’innovazione. E per questo va ancora allargata la base associativa e vanno coinvolti nuovi attori. Abbiamo una scommessa da vincere: proporre un disegno strategico in grado di riunire energie e accrescere l’influenza.

Che cosa fa l’imprenditore-presidente quando non viaggia e lavora?
Mi ritiro in campagna: il silenzio per me ha un grandissimo valore. Mi piace andare a cavallo e leggere libri, rigorosamente di carta. Su questo sono ancora molto analogico.

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