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La quadratura del cerchio

Articolo di Matteo Zaccagnino tratto dal numero di dicembre 2019. Abbonati

Swiss avant-garde. È tutto racchiuso in queste tre parole che si possono declinare in: visione, intuito, capacità di saper anticipare, se non addirittura, creare nuovi trend. E ancora. Contenuti, competenza tecnica, ricerca, sviluppo e soprattutto innovazione. In poche parole ecco perché TAG Heuer rappresenta un modello di business di riferimento, non solo per il settore dell’orologiera, poiché contiene tutta una serie di elementi che concorrono a decretare il successo di un’azienda e a renderla vincente. Basta scorrere la storia del marchio di La Chaux-de-Fonds per toccarlo con mano. A iniziare dalla scommessa, vinta, di presentare nel 1969 Monaco, il primo cronografo automatico di forma quadrata. Una novità assoluta per l’industria orologiera elvetica. Un segnatempo che concettualmente stravolgeva i canoni estetici e stilistici. Una vera e propria rivoluzione amplificata anche da altre soluzioni inedite per quel periodo come quella di adottare per il quadrante un blu metallico, il rosso per la lancetta dei secondi e di posizionare la corona a sinistra, quasi a voler sottolineare che non era necessario compiere alcuna operazione di ricarica.

Ma il vero cambiamento che il Monaco ha portato in dote riguardava soprattutto i contenuti tecnici. Questo segnatempo poteva contare sul Calibro 11 un movimento cronografico automatico frutto, cosa molto rara nel mondo delle lancette, degli sforzi congiunti compiuti da tre marchi celebri quali Heuer, Breitling e Hamilton. Un passaggio epocale perché rappresenta uno dei pochi momenti nella storia dell’orologeria nei quali tre aziende indipendenti si sono riunite facendo sistema in maniera sinergica. E non c’è voluto molto tempo per cogliere i risultati. “Volevamo creare un prodotto eccezionale e innovativo, all’avanguardia”, ha dichiarato il Presidente onorario di TAG Heuer Jack Heuer. “Quando vidi la cassa quadrata, seppi immediatamente che si trattava di qualcosa di speciale. Fino ad allora, le casse quadrate venivano utilizzate solo per gli orologi eleganti, perché non era possibile renderle impermeabili. Portammo avanti questo design non convenzionale ottenendo l’uso esclusivo di questa cassa rivoluzionaria per il cronografo da polso Monaco”.

La consacrazione definitiva di questo modello, il cui nome è legato al celebre Gran Premio di Formula Uno che si svolge nel Principato, arrivò con Steve McQueen. L’attore rimase stregato dal Monaco al punto da volerlo indossare durante le riprese del film Le Mans. Divenuto oggetto di culto per i collezionisti, tra i quali ci sono molti manager e imprenditori, uno dei quattro esemplari indossati da McQueen venne battuto nel 2012 all’asta “Profiles in Hollywood” per la cifra di 799 mila dollari, la più alta raggiunta da un segnatempo TAG Heuer. Oggi il mito del Monaco si perpetua con una riedizione fedele al modello originale. Dal punto di vista formale il segnatempo ripropone tutti gli elementi distintivi del primo esemplare: a iniziare proprio dalla cassa quadrata di 39mm, per proseguire con la corona a sinistra, il quadrante blu petrolio, il datario a ore 6, il logo vintage Heuer a ore 12 e gli indici delle ore orizzontali diamantati. Rispetto alla formula originale la cassa in acciaio è chiusa da quattro viti. Composta da tre parti, la cassa risulta un po’ più quadrata e presenta le anse leggermente più massicce. I pulsanti cronografici alle ore 2 e alle ore 4 presentano una forma rettangolare mentre l’aggiunta del fondello in vetro zaffiro permette di apprezzare le geometrie del Calibro 11.

Dal passato al futuro il passo è breve. I 50 anni del Monaco arrivano in un momento in cui la Maison rafforza il suo legame e il suo impegno nel mondo dei motori. La casa di La Chaux-de-Fonds non solo segue e sostiene sin dal primo Gran premio, il mondiale di Formula E, ma da quest’anno è diventato anche il title e timing partner del team di Porsche in questa competizione automobilistica. “Siamo veramente onorati di iniziare la nostra partnership con Porsche, mossa che rafforzerà ulteriormente la nostra presenza in Formula E. Oltre a condividere la stessa passione per gli sport motoristici e avere lo stesso animo competitivo, i nostri due brand interpretano lo stesso amore senza compromessi per la qualità e la tecnologia”, ha commentato Stéphane Bianchi ceo di LVMH Watch making division e ceo di TAG Heuer. Una scelta che ricalca alla perfezione il concetto di Swiss avant-garde, ancora oggi l’elemento ispiratore delle strategie del marchio orologiero. Come quella che nel 2015 ha spinto la Maison a entrare nel mondo degli smartwatch. Una scelta innovativa ma di qualità che è nata soprattutto dall’esigenza di stabilire un canale di comunicazione diretto con una nuova generazione di utenti, avvicinandoli al mondo dell’orologeria.

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